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 2018  settembre 05 Mercoledì calendario

Biografia di Flavio Briatore

Flavio Briatore, nato a Verzuolo (Cuneo) il 12 aprile 1950 (68 anni). Imprenditore. Dirigente sportivo. «Se vuoi, puoi» • «In prima, seconda e terza elementare, la “signora maestra” di Flavio Briatore è stata la mamma. “Sono figlio di insegnanti, ero in classe con loro. In quarta e quinta sono passato nell’aula di mio padre. E, siccome ha bocciato mezza classe, in quinta elementare ha bocciato anche me”. […] Un’infanzia semplice, a Montaldo di Mondovì, con il papà che aveva comperato una 600 di quarta mano e la mamma che cucinava carne una volta a settimana. “Il cibo di tutti i giorni era latte e castagne. Un piatto povero, che adoravo”. Le rinunce non pesavano. “Quando non conosci cosa c’è oltre al tuo mondo, non desideri”. La città più vicina era Mondovì, tre ore ad andare e tre a tornare. “Se nevicava, poteva farne anche 4 metri: il posto che mi piaceva di più, durante quegli inverni, era la stalla calda di mio nonno”. D’estate, il posto che gli piaceva di meno era la colonia. “Ci sono rimasto 3 giorni: poi hanno dovuto chiamare i miei, per me l’esperienza era conclusa”. Il primo assaggio di città è a Cuneo, quando si iscrive all’istituto per geometri: vita da pendolare, “dalle 7 del mattino alle 7 di sera”. Lì ha capito una cosa. “Avevo un amico di 28 anni, era un fuoricorso all’università. Guardando lui ho capito quale era la fine che non volevo fare. Così, a 19 anni già lavoravo”. La vita, da subito, prende un passo svelto. “Eravamo un gruppetto di belli e simpatici, capaci di rompere il ghiaccio e conoscere facilmente una ragazza. Tutti volevano stare con noi, ci ospitavano in vacanza. In ogni gruppo ci sono sempre quelli più ricchi, e molto spesso sono anche i più pirla”» (Michela Proietti). «La carriera di Briatore comincia al servizio di Attilio Dutto, finanziere di Cuneo che negli anni Settanta rileva la Paramatti (azienda di vernici un tempo nell’orbita di Michele Sindona) e che nel 1979 muore nell’esplosione della sua macchina. Briatore si sposta a Milano, dove viene considerato un discografico, forse perché gira con Iva Zanicchi, e dove finisce per la prima volta sui giornali come imputato nella leggendaria truffa ai danni di ricchi e ingenui giocatori d’azzardo. Gli sequestrano una agendina in cui c’è pure il numero di telefono della G & G dei mafiosi John Gambino e Tony Genovese, a New York. Decine di personaggi più o meno celebri, dal cantante Pupo a Gianfranco Castiglioni della Cagiva, perdono un sacco di soldi in partite a carte truccate. Briatore, che è tra quelli che convincono i potenziali polli a sedersi al tavolo verde, spesso a casa sua a Milano, è condannato prima a Bergamo nel 1984 (un anno e sei mesi) e poi a Milano nel 1986 (tre anni). Non va in carcere perché se la svigna ai Caraibi e poi beneficia di un’amnistia» (Maurizio Maggi). «Prima della tempesta, […] aveva conosciuto Luciano Benetton. […] Aveva poco o nulla in comune, Benetton con Briatore: trovava di cattivo gusto la sua casa, il suo stile di vita, la sua esibizione di donne e di ricchezza. Ma il “Tribüla” [soprannome attribuitogli negli anni cuneesi, a significare una persona che si dà da fare con ogni mezzo – ndr] è un grande seduttore, conquista uomini e donne, è affascinante, sa farsi voler bene. In più, il rigoroso Benetton era rimasto affascinato dalla diversità del suo interlocutore, dal suo lato oscuro: “È un po’ teppista, ma è tanto simpatico”, rispondeva Luciano agli amici che gli chiedevano che cosa avesse mai in comune con quel tipo. […] Fatto sta che Briatore apre alle isole Vergini qualche negozio Benetton e fa rapidamente carriera nel ristretto gruppo di manager dell’azienda di Ponzano Veneto. […] Briatore è “arrivato” e lo fa vedere, senza risparmio. All’inizio degli anni Novanta aveva preso in mano la scuderia Benetton di Formula 1, creata nel 1986 da Davide Paolini e Peter Collins sulle ceneri della Toleman. Nel 1994 e nel 1995, con Michael Schumacher come pilota, la porta alla vittoria mondiale. “Ma la Formula 1 non è uno sport, è un business”, ripete. E lui da questo business […] ha saputo spremere miliardi. A trovare sponsor è bravissimo. […] Ma Briatore non sta fermo. Mentre macina soldi in Benetton, cura anche business in proprio: compra e rivende la Kicker’s (scarpe per bambini), acquista un’altra scuderia di Formula 1, la Ligier (dopo qualche tempo la rivenderà ad Alain Prost), prende una quota della Minardi, poi diventa socio del team Bar. Forse è troppo anche per Luciano Benetton, che nel 1996 divorzia dall’amico “un po’ teppista, ma tanto simpatico”. Niente di male, Briatore incassa una buonuscita di 34 miliardi […] e subito si ripresenta con una sua azienda, la Supertech, in società nientemeno che con Ecclestone, che sviluppa i motori Renault e li fornisce a tre team, Bar, Williams, Benetton. Poi compra la casa farmaceutica Pierrel» (Gianni Barbacetto). «Dal 2001 è direttore esecutivo del team Renault, che vince nel 2005 e nel 2006 grazie a Fernando Alonso. Viene allontanato dal team nel 2009 in seguito a un’indagine della Fia, il cosiddetto caso Piquet, che porta alla sua radiazione e poi all’assoluzione con risarcimento danni. Ma Briatore ha interessi anche in altri campi. Per quattro anni gestisce la squadra di calcio inglese Queens Park Rangers. Il suo lussuosissimo resort in Kenya, il Lion in the Sun, ha ospitato personaggi come Silvio Berlusconi, Simona Ventura, Heidi Klum, Eva Herzigova e ovviamente Naomi Campbell, fidanzata di Flavio Briatore dal 1998 al 2003. Nel 2012 chiude la discoteca sarda Billionaire, ma resta proprietario di Billionaire Italian Couture, una linea sartoriale di alta gamma. Nel 2014 apre un altro Twiga a Montecarlo [il primo è invece quello di Marina di Pietrasanta – ndr], che si unisce agli altri locali alla moda che possiede: i Billionaire a Dubai, Porto Cervo, Monte Carlo, Istanbul, Marbella, Baku e Cortina d’Ampezzo» (Maria Rosaria De Benedictis). Nel 2017 ha firmato il libro Sulla ricchezza. Se l’Italia non vuole il benessere, è perfetta così, curato da Carmelo Abbate e pubblicato da Sperling & Kupfer • Nel febbraio 2018 è stato condannato in secondo grado a un anno e sei mesi di reclusione per reati fiscali relativi all’impiego del suo panfilo Force Blue, sotto sequestro giudiziario dal 2010. Ha annunciato ricorso in Cassazione • Storico amico e grande estimatore di Silvio Berlusconi («un fenomeno») e Donald Trump («il più bravo»), ha mostrato grande apprezzamento anche per Matteo Renzi (che considera il «delfino birichino» di Berlusconi). Da ultimo, ha dichiarato che Lega e Movimento 5 stelle «sono bravi, sono giovani, sono entusiasti e hanno avuto un consenso straordinario: adesso devono poter governare. deve governare chi la gente ha votato» • Tra il 2012 e il 2014 è stato il conduttore/protagonista del talent show The Apprentice(Sky), ricoprendo il ruolo che nell’originaria versione statunitense era stato di Donald Trump: quello dello spietato «boss» alla ricerca del suo prossimo collaboratore tra «due branchi di ipotetici squali in lotta per un osso miserabile: gli si chiede di portare a termine piccoli affari, di risparmiare, di meritarsi il paradiso; ragazze e ragazzi pronti a tutto al solo scopo di servire per un anno Flavio Briatore» (Malcom Pagani) • Oltre ad aver avuto un gran numero di donne, soprattutto modelle, è convolato a nozze due volte: la prima, nel 1983, con la modella statunitense Marcy Schlobohm, da cui si separò quattro anni dopo; la seconda, nel 2008, con la showgirl Elisabetta Gregoraci (classe 1980), che nel 2010 gli ha dato un figlio, Falco Nathan («Falco» è infatti il primo nome: così ha voluto il padre, perché avesse le sue stesse iniziali), e da cui si è separato a fine 2017. Nel 2004, dal suo legame con Heidi Klum era nata Leni, figlia naturale mai riconosciuta da Briatore e in seguito adottata dal marito della modella, il cantante Seal • «Noi di Cuneo siamo fatti così, non conosciamo mezze misure: o Luigi Einaudi o Flavio Briatore» (Aldo Grasso) • «Ero anche io uno di quei ragazzi che andavano in Sardegna. Partivamo da Cuneo, un posto dove nessuno aveva mai visto né una lira, né un ricco, era il Sessantasette… Dormivamo in sacco a pelo, sulla spiaggia dell’Isola Rossa, guardavamo le barche a vela dei grandi imprenditori. Era come essere al cinema, sognavamo di diventare come loro, di avere le donne più belle, le ville, gli yacht. A volte penso che ci divertivamo più allora…». «Buona parte del mio successo è dovuto all’aver saputo scegliere le persone che lavorano con me. Come si fa? Senti l’odore. Lo vedi. Ho assunto centinaia di persone. I curriculum io non li guardo neanche. Sono tutti fantastici, ma se sono così fantastici allora perché chi li presenta non ha già un lavoro?». «Di poveri in Italia ce ne sono già parecchi, e non creano ricchezza». «Una bella macchina senza l’optional di una bella donna non ha alcun valore». «L’apparire è il mio lavoro. Che serve poi per possedere». «Ma da grande cosa vorrebbe fare? “Io vorrei fare Briatore”» (a Maurizio Costanzo).