5 settembre 2018
Tags : Marella Agnelli
Biografia di Marella Agnelli
Marella Agnelli (principessa Marella Caracciolo di Castagneto coniugata Agnelli), nata a Firenze il 4 maggio 1927 (91 anni). Collezionista d’arte. Fotografa. Disegnatrice di tessuti. Vedova di Gianni Agnelli (1921-2003), sposato il 19 novembre 1953 nella cappella del castello di Osthoffen (Strasburgo). «L’eleganza è passare inosservati» • Seconda – dopo Carlo (1925-2008), celebre editore, e prima di Nicola (classe 1931), storico – dei tre figli di Filippo Caracciolo (principe di Castagneto e duca di Melito), diplomatico di antico lignaggio napoletano, e dell’ereditiera statunitense Margaret Clarke, nacque nella cinquecentesca villa fiorentina dei Cancelli, per poi girare l’Europa al seguito del padre, fino a quando egli, nel 1944, non divenne sottosegretario all’Interno nel secondo governo Badoglio. «Finalmente Roma. Marella ha diciotto anni. Abita in case “normali”, in via Panama, via delle Tre Madonne. Prende la Circolare nera e le camionette. Ma le famiglie della aristocrazia nera e di quella bianca hanno una gran voglia di voltare una pagina – che è rimasta sempre aperta, a dir la verità – e di divertirsi. Si balla molto, infatti, nei locali e nei saloni freddi illuminati dai doppieri: anche se i buffet sono ancora piuttosto poveri e i brindisi si fanno con l’acqua e un vino acidulo dei Castelli. E Marella va fuori ogni notte, sale con trepidazione gli scaloni che portano alle sale da ballo dei Colonna, dei del Drago: anche se non può permettersi gli abiti firmati delle sorelle Fontana e di Biki. Però ha una alleata: Madame Anna, l’anziana direttrice francese di “Gabriella Sport”, la maison di Gabriella di Robilant. Madame Anna è protettrice e saggia. Quando sono belle – consiglia Gabriella – bisogna essere generose con queste Cenerentole, e prestare, qualche volta, i vestiti. Poi, magari, sposano un uomo ricco e diventano clienti» (Giorgio Montefoschi). «La formazione artistica di questa protagonista, individuata, fin dalle prime pubbliche apparizioni, dalla stampa internazionale come l’immagine del più sofisticato Italian Style, inizia all’Académie Julian di Parigi. È il fotografo Erwin Blumenfeld che, dopo averla assunta come modella, ne intuisce le attitudini: “Posare mi annoiava”, racconta la Agnelli. […] “E, un giorno, il maestro mi disse: ‘Passa dall’altra parte dell’obiettivo’. Nessuno possedeva come lui il coraggio di sperimentare”. La sperimentazione di insoliti territori espressivi diventerà la molla vitale di donna Marella, che si manifesterà anche dopo le prestigiose nozze. Accetta di diventare corrispondente per la Condé Nast, ma poi abbandona dopo la nascita di Edoardo e Margherita. “La vita era diventata un’interminabile vacanza – ricorda –. Un giorno la contessa Volpi mi disse: ‘Mi giunge voce che non sai tenere una casa’. E aggiunse: ‘I mariti si acchiappano sotto le coperte, ma ci vuole una casa per tenerli’”. Donna Marella apprende le nozioni di economia domestica. […] Sarà la passione di sempre per lo stile e l’eleganza (“La moda era una forma privilegiata di espressione”, afferma) a indirizzarla verso una nuova avventura nelle arti applicate, nel disegno di tessuti, nella sistemazione delle case, a cui si dedica con energia e fermezza» (Mirella Serri). «Con l’Avvocato andò a vivere in uno dei suoi posti preferiti, a Villar Perosa, nella villa costruita agli inizi del Settecento come casino di caccia per Vittorio Amedeo II di Savoia e dal 1811 degli Agnelli. La arredò assieme a Stéphane Boudin, il decoratore degli Windsor, e il giardino prese forma grazie al suo gusto personale e a quello di Russell Page, il celebre paesaggista inglese, con cui collaborò fianco a fianco nella realizzazione di quel gande giardino e di tanti altri, continuando, dopo la morte di Page, con Paolo Pejrone. […] Non sentì mai sua Villa Leopolda, a Villefranche-sur-Mer, perché, nonostante sembrasse uscita da un romanzo di Fitzgerald, apparteneva ad un periodo della vita di suo marito che non aveva condiviso. Negli anni Sessanta – quando la gente mondana si divideva tra New York, Sankt Moritz, Parigi e la Costa Azzurra in determinati periodi dell’anno – Marella abitò tra la vecchia residenza di corso Matteotti a Torino, nel centro storico, e la ipertecnologica Villa Bona, una villa hollywoodiana di vetro e cemento sulle colline torinesi, nata anche per ospitare la crescente passione dei due padroni di casa per l’arte contemporanea, che diventava sempre più una collezione. Passione, come quella per i cani di grande taglia (husky e non solo), che Marella ha sempre diviso con Gianni e che continuerà con l’appartamento di Via Brera a Milano, ristrutturato da Gae Aulenti. […] Sempre in quel periodo, ci fu la casa di Roma, vicinissima al Quirinale, "l’unica casa contemporanea che possiede una vera grandeur", come la definì Hubert de Givenchy, uno dei suoi stilisti preferiti, oltre che grande amico. […] E, ancora, Villa Frescot alle porte di Torino – voluta per cercare un po’ di privacy –, lo chalet di Chesa Alcyon a Sankt Moritz – arredato in stile primi Novecento, con i quadri di Schiele e Klimt –, la casa newyorchese su Park Avenue – elegantissima, molto Upper East Side, progettata da Renzo Mongiardino e da un giovanissimo Peter Marino, con Picasso, Balthus e Tamara de Lempicka alle pareti – e il convento di Alzipratu, in Corsica – regalatole da Gianni per farla felice, ed invece da lei non così amato. […] Seguirono periodi più o meno bui per gli Agnelli, tra cui la morte del figlio Edoardo e di Gianni subito dopo. Marella trovò rifugio proprio nel suo giardino, soprattutto in quello della casa di Aïn Kassimou, "l’occhio della fonte" in dialetto berbero, a Marrakech. […] Il giardino di Aïn Kassimou è stato quello che si è avvicinato di più alla sua idea di felicità, è la realizzazione di un progetto che è stato la parte centrale della sua vita» (Giuseppe Fantasia) • «Della monarchia ufficiosa ha rappresentato l’apice di eleganze araldiche, nascendo principessa, essendo fotografata da Avedon e finendo in Preghiere esaudite di Truman Capote come unico cigno da esportazione dell’Italia industriale novecentesca» (Michele Masneri). «Intima amica di Truman Capote: indimenticabile il suo ingresso al celebre Black & White Ball, organizzato da quest’ultimo, in un caftano in seta firmato Mila Schön e scenografico copricapo di piume nere. Amica di John e Jacqueline Kennedy, spesso fotografata con loro a Capri e Positano, a differenza del marito Gianni non fu mai presa d’assalto dai paparazzi, forse in virtù del suo aristocratico savoir-faire, roccaforte assai ardua da espugnare. […] Marella Agnelli è autrice di numerosi libri di giardinaggio e fotografia. Membro dell’International Council del Moma di New York, del Tate International Council di Londra, del Board degli Amici dei Giardini Botanici Hanbury, nonché presidente dell’Associazione Amici Torinesi Arte Contemporanea, la principessa è anche una grande collezionista d’arte: famosa la collezione posseduta dai coniugi Agnelli, che includeva opere di Canaletto, Bellotto, Canova, Manet, Renoir, Picasso, Matisse, Severini e Modigliani» (Chiara Caputo). «Dita minuscole di giardiniera, il suo hobby preferito: coltiva i suoi fiori e poi li fotografa, oppure li fa seccare, o tutte e due le cose. Un modo per far durare la bellezza, per dare tempo a ciò che ha vita breve. […] C’è anche una rosa che porta il suo nome, è nei libri, si chiama “Donna Marella Agnelli”: rosa chiarissimo il colore, assai tenue il profumo, così recitano le schede» (Maurizio Crosetti) • Autrice di alcuni libri, in cui solitamente intreccia la narrazione autobiografica alle sue passioni per l’arte e per il giardinaggio: da ultimo, Ho coltivato il mio giardino (2014) e La signora Gocà (2015), entrambi pubblicati presso Adelphi • Dal matrimonio con Gianni Agnelli – «Una vita costruita insieme facendo della riservatezza una religione, un patto di mutuo soccorso» (Laura Laurenzi) – ha avuto due figli: Edoardo, morto suicida nel 2000 a 45 anni, e Margherita, con la quale il rapporto si è da anni incrinato a causa della contesa ereditaria per il patrimonio di famiglia aperta dalla figlia • «Non si finisce mai di tentare di mettere a punto un giardino, così come non si finisce mai di tentare di mettere a punto la propria vita. Piano piano, passo dopo passo, cercando sempre di trovare nuovi rimedi per far fiorire gli uni e l’altra. Nel buono e nel cattivo tempo».