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 2018  settembre 05 Mercoledì calendario

Biografia di Claudio Baglioni

Claudio Baglioni (Claudio Enrico Paolo B.), nato a Roma il 16 maggio 1951 (67 anni). Cantautore. Oltre 60 milioni di dischi venduti • Figlio unico di un maresciallo dei carabinieri e di una sarta. «I miei genitori arrivarono, anzi volarono a Roma da due paesini dell’Umbria – papà da Ficulle, mamma da Allerona – sicuri del proprio avvenire, anche se erano così poveri da non poter fare altri figli, oltre a me. Mia madre mi disse che i bambini bisognava comprarli al mercato, e costavano cari. Così ammucchiai un po’ di monete e gliele portai, “per comprare un fratellino”. Mi rispose che nel frattempo erano rincarati. […] A 14 anni volevo farmi prete. Assicurai a mia madre che avevo sentito la vocazione, anzi la “voce”. Poi arrivò il ’68. Partecipavo ai cortei, non agli scontri con i carabinieri: non avrei mai potuto, in quelle divise rivedevo mio padre. Le uniche botte le presi dai “barbuti” che vennero a Valle Giulia per sgomberare l’aula magna dove eravamo riuniti in assemblea: ci fecero uscire in fila per uno, mi arrivò uno schiaffone alla nuca, ma non osai girarmi e non ho mai saputo chi fosse stato» (ad Aldo Cazzullo). Nel frattempo, nel 1964, si era esibito per la prima volta in pubblico, durante una sagra, a Centocelle, il suo quartiere. «In occasione della festa patronale di San Felice da Cantalice partecipai ad un concorso canoro organizzato da Ottorino Valentini, per emulare due amichetti di condominio. Il concorso si teneva proprio in piazza San Felice, e mia madre mi confezionò un meraviglioso insieme di camicia rosa e pantaloni celesti, mio padre fece da direttore artistico e scelse la canzone Ogni volta di Paul Anka. Non vinsi. Ma lo feci l’anno successivo, con grande soddisfazione di tutti. Da lì compresi che la musica era la mia strada, e iniziai a prendere lezioni di chitarra». «A Centocelle o si diventava delinquenti o intellettuali, io avevo scelto la seconda possibilità. Una scelta così ben fatta che tutti mi chiamavano “Agonia”, mentre i miei coetanei erano “il Mastino”, “il Volpe” e un apprendista idraulico soprannominato “il Galleggiante”». «Non ho avuto per genitori delle persone che contrastavano il figlio canzonettiere. Anzi. Mia madre ripeteva: ti conviene cantare, così non ti rovini gli occhi sui libri. Poi gli occhi me li sono rovinati lo stesso. Ma ai concorsi canori che si tenevano su ai Castelli arrivavano i parenti dell’Umbria con la corriera per farmi la claque. I miei avevano investito perché ce la facessi. Una volta un tipo fece capire a mio padre che si dovevano tirar fuori 80 mila lire se volevo incidere un disco. Quella cifra era un terzo del suo stipendio, eppure mio padre fu tentato, ci pensò. Per dire quanto a casa ci tenessero. Del resto, ci pensò pure quando dovette fare le cambiali per comprarmi il primo pianoforte». «Nel 1968, occhialoni neri e chitarra a tracolla, il giovane Baglioni si lancia nei concorsi canori e compone le prime canzoni. Signora Lia gli apre le porte della Rca. Nel 1972 il suo terzo disco, Questo piccolo grande amore, sfonda il muro delle 900 mila copie e rimane primo nelle classifiche per 15 settimane, rivoluzionando il panorama pop del Belpaese con il primo concept-album della storia della musica italiana. Il brano omonimo è destinato a diventare un cult, […] e tredici anni dopo, nel 1985, una giuria popolare lo elegge “Canzone del secolo”. Con la sua musica raffinata, l’artista romano riesce a conquistare una generazione dopo l’altra. Nel 1985 pubblica l’album dei record La vita è adesso: primo in classifica per 26 settimane, 1.200.000 copie vendute nei primi sei mesi, un tour che fa registrare bagni di folla, e anche oggi è il disco più venduto di sempre (in Italia). Nel 1990, un incidente sembra mettere fine alla fortunata parabola del cantautore, ma Baglioni si riprende e torna a cavalcare l’onda del successo segnando una svolta con l’album Oltre. Il disco, che annovera importanti collaborazioni, da una parte divide il popolo baglioniano, ma dall’altra viene salutato da molti critici come un autentico capolavoro. Da allora in poi non si è più fermato. L’elenco delle sue composizioni è sterminato. Instancabile, colleziona una collaborazione via l’altra: conduce con Fabio Fazio Anima mia, realizza il festival di musica e arti popolari O’ Scià [organizzato a Lampedusa dal 2003 al 2012 – ndr], coinvolgendo artisti di ogni dove per promuovere il dialogo interculturale e per una convivenza di pace, suona per papa Francesco in occasione del concerto-evento Avrai, con Gianni Morandi dà vita al progetto Capitani coraggiosi, che si conclude con l’uscita del disco live il 5 febbraio 2016» (Leda Balzarotti). Nel febbraio 2018, lo strepitoso successo della sua conduzione del Festival di Sanremo, coadiuvata da Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino, con una media di ascolti del 52,16%. Attualmente sono in preparazione per la fine dell’estate un nuovo album (titolo provvisorio Duello: «Sarà un disco di esperienza, pieno di suggestioni musicali e con un pizzico di velleità intellettuale») e un nuovo tour, celebrativo dei suoi cinquant’anni di carriera. «Questo è il mio anno santo. Agli esordi non pensavo che la mia carriera sarebbe partita. Poi che sarebbe finita subito. Si protrae l’appuntamento con un finale che non arriva» (ad Andrea Laffranchi) • Nel 2004 si è laureato in Architettura, concludendo il ciclo di studi abbandonato in gioventù • «Le parole più usate da Baglioni negli anni Settanta sono: me, te, amore e ancora. Poi vengono gli Ottanta, e le parole più frequenti diventano: cielo, notti, adesso. “Intorno a me c’erano i cantautori dell’impegno. Io ero indicato come l’esempio di ciò che non si doveva fare. Una cosa che ho sofferto”. L’ambiente esigeva che con “cuore” e “amore” facesse rima “cassa integrazione”. “Ho commesso anche degli errori per assomigliare a ciò che non ero”. L’etichetta del disimpegno s’è poi dissolta negli anni Novanta (parole usate più di frequente: mai, senza, dentro, domani), quando nei pezzi di Baglioni finiscono Chernobyl e l’Heysel, Tienanmen e Gilgamesh; quando la canzone Noi no diventa un grido di ribellione contro la mafia durante un concerto a Palermo, oppure con l’arrivo della musica sociale e del festival dell’accoglienza a Lampedusa, ogni settembre, dal 2003. “A dimostrazione che di luoghi comuni, prima o poi, moriremo tutti”. […] Il cliché del disimpegno avrebbe potuto non nascere mai. Baglioni oggi ne parla sorridendone. “Questo piccolo grande amore aveva una parte introduttiva in cui raccontavo di una manifestazione di piazza. Una porzione di testo era anti-bellica, antimilitarista. Ma il direttore artistico d’allora della Rca, Ennio Melis, volle che la tagliassi. Mi disse: ‘Una volta tanto che si trova uno bravo a parlare d’amore… ma perché vuoi mischiare i due piani?’. Forse aveva ragione lui”» (Angelo Carotenuto) • Divorziato da Paola Massari, che nel 1982 gli diede il figlio Giovanni (cui quello stesso anno dedicò la canzone Avrai), convive dal 1994 con la manager Rossella Barattolo. «Sono un ragazzo di pianura. Ho avuto due sole donne importanti: la mia prima moglie e da vent’anni Rossella. Sono lento e monogamico» • «Io ero, e sono, di sinistra, anche se non estremista. […] Berlusconi non mi è mai stato antipatico: in lui rivedo le vanità e gli esibizionismi dell’artista. Non a caso, quando mi telefonò per offrirmi aiuto per il festival "O’ Scià" a Lampedusa, esordì dicendo: "In fondo facciamo lo stesso mestiere". Gli risposi che io non ho mai fatto il presidente del Consiglio. Lui invece si sente davvero un uomo di spettacolo» • «L’artista soffre per essere conosciuto solo per i successi e vuole essere il primo a fare i baffi al proprio manifesto. Anche io ho avuto il momento in cui cambiavo gli arrangiamenti, ma così le canzoni non migliorano. Lo capii nell’86, quando a Palermo una persona mi affrontò: “Questa canzone non è più sua, ma di tutti noi”. Un fondo di verità c’è».