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 2018  settembre 05 Mercoledì calendario

Biografia di Corrado Guzzanti

Corrado Guzzanti, nato a Roma il 17 maggio 1965 (53 anni). Attore. Comico. Imitatore. Sceneggiatore • Secondo figlio (dopo Sabina e prima di Caterina, entrambe sue colleghe) del giornalista Paolo Guzzanti e dell’architetto Germana Antonucci • «Da ragazzo ero un disastro, la pecora nera della famiglia. Sabina era quella tutta ottimi voti, io rimandato in tutti gli anni del liceo. Università fuori corso, avevo dato metà degli esami, scrivevo quasi per disperazione, racconti e romanzi». «A 15 anni volevo fare il disegnatore di fumetti, ero presuntuosissimo e mandavo tavole alle riviste specializzate. Non solo non le acquistavano, ma non rispondevano neanche. Allora spedivo lettere patetiche e feroci accusando gli editori di miopia e incapacità: “Questa è modernità, signori miei, non avete capito un cazzo”. Poi la passione per il disegno si consumò ai tempi del liceo, e con un mio carissimo amico iniziai a scrivere cose che avevano una pretesa di serietà. Passò poco tempo, le rilessi e mi sembrarono orribili. Così cominciai a trasformarle in parodia. I miei primi personaggi sono nati da lì». «“Non avrei mai pensato di diventare attore. Quando arrivò il primo bollettino della Siae, credetti a un errore e per poco non piansi dalla gioia. Mia sorella Sabina pescò dai cassetti alcuni scritti. Erano cose private, strane poesie in latino, credo che al momento litigammo anche. Le portò in teatro e mi coinvolse in Non stop di Enzo Trapani. Iniziai a lavorare come autore. Le mie cose, giuravano, piacevano tantissimo. Ma venivano regolarmente censurate. Le suore, i pinguini sodomiti, non c’erano neanche discussioni accese. I responsabili venivano da me e mi spiegavano che certe cose – io avrei capito sicuramente – in tv proprio non potevano passare”. Lavorò anche con Antonio Ricci. “In Matrioska, un programma che ci fece conoscere il Berlusconi censorio. Era tutto pronto per la messa in onda e mostrammo un numero zero. C’era un nudo integrale di Moana Pozzi, e Berlusconi non ci pensò un momento: ‘Ma siete scemi? Siete impazziti?’. Matrioska venne sostituito da L’araba fenice. Lì feci le mie primissime comparsate”. Poi venne Rai Tre. “Guglielmi […] dopo un anno di Tv delle ragazze reagì: ‘Adesso basta con questo femminismo, ci avete rotto le palle, ci vogliono anche i maschi’. La prima trasmissione a cui partecipai come attore fu Scusate l’interruzione, una breve striscia che arrivava prima de Il processo del lunedì. Si sarebbe dovuta intitolare Aspettando Biscardi o Sognando Biscardi. Qualcuno pensò che fosse troppo, e per fortuna rinsavì» (Malcom Pagani). «“Mio padre mi considerava fallito. Quando facevamo Avanzi scrisse una stroncatura sulla sua rubrica di tv della Domenica del Corriere… C’era una parodia della Raffai, che all’epoca faceva Chi l’ha visto?. E il primo Rocco Smitherson, che non avrebbe mai avuto successo, forse, se non fosse arrivata Mani pulite. Tunnel è stata, forse, la trasmissione più bella che abbiamo fatto. Anche se io odio la diretta. Ma, prima di qualsiasi editto, nel 1994, ci risposero gelidi: ‘Non ci interessano programmi, grazie’. Iniziai a fare teatro. Pensavo che la cosa più eccitante della vita fossero le camere d’albergo e le valigie. Ora soffro solo all’idea”. Poi arrivò Freccero. “Riunì la compagnia. Ci voleva a tutti i costi, per fortuna, e così sono nati L’ottavo nano, poi Pippo Chennedy show. Era una seconda serata, ma anche una terza, ci mandavano quando pareva a loro e noi ci scherzavamo pure, in diretta”. Il caso Scafroglia è stato il più ambizioso di questi programmi, il primo tutto tuo. “Era quello che, a mio avviso, aveva l’architettura più complessa. Da lì è saltata fuori la micro-serie che mi ha rovinato la vita: Fascisti su Marte…”. Sei rimasto sepolto in una cava per tre anni! “Avrei dovuto scrivere una sceneggiatura vera: invece giravamo alla garibaldina: ‘Ahò, domenica che fai?’. Poi magari a metà riprese Purgatori diceva: ‘Devo scrivere per il Corriere…’”. […] Dopo il film, il crollo. “Fermo quasi due anni. Stanchezza, qualche guaio personale. Torno in pista nel 2008 con Recital”. Una nuova vena creativa? “No, mutuo da pagare”» (Luca Telese). In televisione è riapparso nel 2011 su Sky, con il programma Aniene, seguito l’anno successivo da Aniene 2 (2012). «C’è l’intervista al gemello di Tremonti (“Fancullo il mercato!”), a Rambo reduce dal Pdl, a Giovanardi contro i gay, a Mons. Pizarro sulla crisi della Chiesa, ma quella più strepitosa è a Lorenzo, l’ex studente disadattato, ora ragazzo padre, disoccupato, alle prese con il figlio Luco: “Disadaggiato, nato laziale, puzza come una fogna”» (Aldo Grasso). Da ultimo, sempre per Sky, ha realizzato la serie comica Dov’è Mario? (2016) • «I suoi personaggi […] sono di due tipi: imitazioni di figure fin troppo pubbliche, o sintesi di mille avvistamenti ed esperienze. “Quèlo, per esempio, viene dall’aver avuto una sorella buddista, Sabina, che ha tentato a lungo e inutilmente di convertirmi, ma anche da un’antica fidanzata new age in fissa con La profezia di Celestino. Sono un iper-ateo incuriosito dalla spiritualità, infatti anche uno degli ultimi, Padre Pizarro, parla dello Ior come della cosmogonia: ‘È la stessa cosa, ’na partita de giro’”. […] Gli ultimi politici cui si è dedicato sono Tremonti e, per un attimo, Di Pietro. Un’altra epoca. È in pieno disamore per la satira politica. Dice che nei momenti di censura più cupa può offrire una lettura della realtà che altrimenti non passerebbe, ma di regola è solo una forma di intrattenimento, magari alto, da praticarsi preferibilmente nei teatri off. “Non siamo profeti, ma gente che si informa, si fa un’idea e la esprime. Dai nostri tempi di Avanzi o di Tunnel, è molto cambiata l’Italia, e anche la satira: allora era proibita, rischiosa, ma dalla seconda fase dell’ultimo governo Berlusconi si è diffusa ovunque, sui social network, in tv. Per un politico è un titolo di onore essere satireggiato, anche violentemente. Ma io ho sempre pensato, anche quando i miei colleghi sono diventati più aspri e aggressivi, che se quelle cose le dici facendo crepare dal ridere hai vinto, se invece abbassi la parte comica per essere più caustico non fai bene il tuo lavoro. È una questione di punti di vista”» (Paola Zanuttini) • Celibe, senza figli. «Perché sono poco affidabile. Perché non ho mai trovato la donna che me l’abbia fatto desiderare molto-molto. […] È stato così, finora. Adesso forse sarei pronto» • «Ragazzo timido e gentile che dà il meglio nella parte del coatto o del prepotente, ha infilato una serie di personaggi, da Rocco a Quèlo al capomanipolo dei Fascisti su Marte, da guadagnarsi un posto nella storia della tivù intelligente, non solo come attore ma anche come autore de Il libro de Kipli. “Se i partiti non rappresentano più gli elettori, cambiamoli questi benedetti elettori!”» (Gian Antonio Stella). «Grande comicità, che sa essere, al tempo stesso, ilare e inquietante» (Grasso) • «Porto in scena il dieci per cento di quello che immagino, ho i cassetti pieni di romanzi incompiuti fermi a pagina 13, di copioni meravigliosi per film mai fatti, di intuizioni portentose per personaggi che non avrò mai il coraggio di impersonare». «Lavoro tutti i giorni, l’unica mia pigrizia è nel portare a compimento le cose. Ho sempre avuto tante idee immesse in file enciclopedici che perdo nel computer e che come in un racconto borgesiano nessuno troverà mai. Ogni tanto ne scovo uno e mi dico: “Ma sai che questa non è male?”. Intanto sono passati 10 anni. Regna la confusione e la vita si sovrappone al creare. Ho documenti in cui trovi frasi come “Ricordati di buttare la monnezza” o “Non dimenticare che è finito il detersivo”». «“Genio” e “geniale” per fortuna sono parole che vengono usate a vanvera. Io non ho mai preso la satira troppo sul serio. Pensavo fosse una cosa divertente che doveva esserci, ma non l’ho mai ammantata del dovere morale del messaggio. Se mi fossi travestito da vate, mi sarei fatto una pernacchia da solo».