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 2018  settembre 05 Mercoledì calendario

Biografia di Crescenzio Sepe

Crescenzio Sepe, nato a Carinaro (Caserta) il 2 giugno 1943 (75 anni). Cardinale (creato nel febbraio del 2001 da papa Giovanni Paolo II). Arcivescovo metropolita di Napoli (dal 20 maggio 2006). Già prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli (2001-2006). «Contadino e teologo, popolano e diplomatico della Santa Sede, capace di usare con la sua gente i toni di Masaniello e l’attenzione di Achille Lauro» (Goffredo Buccini) • Figlio di «devoti contadini, […] aveva appena 11 anni quando attuò un inedito sciopero della cena per piegare le resistenze di Luigi e Anna, i genitori, alla sua volontà di farsi prete. E confessa: “Mi mettevo seduto nel tinello, senza guardare il piatto, mia madre mi fissava. Solo per qualche sera; meno male, vinsi io, ero di buon appetito. Allora ero un bambino”» (Arnaldo Capezzuto). «Dopo gli studi medi e ginnasiali compiuti al Seminario di Aversa, ha frequentato i corsi di filosofia presso il Pontificio Seminario Regionale di Salerno e quelli di teologia presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore. È stato ordinato sacerdote il 12 marzo 1967 e incardinato nella diocesi di Aversa. Ha conseguito la laurea in teologia e la licenza in diritto canonico presso la Pontificia Università Lateranense e la laurea in filosofia presso l’Università La Sapienza di Roma» (Nicola Rosselli). «Passò rapido dagli ascetici banchi delle facoltà di Teologia e Filosofia a quelli ben più promettenti della Pontificia accademia ecclesiastica di piazza della Minerva, la fucina dei diplomatici. Nel 1972 era addetto di nunziatura a Brasilia. La sua biografia autorizzata […] riferisce che a Brasilia “sua mèta preferita era la baraccopoli di Guará Dois, dove portava medicine e latte”. Ma anche l’allora nunzio Umberto Mozzoni fu oggetto delle sue attente cure. Grazie a Mozzoni, divenuto suo cardinale protettore, rientrò a Roma in Segreteria di Stato, prima nella sezione internazionale e poi all’informazione: un ufficio che nell’annuario pontificio neppure compare, ma è di straordinaria importanza. Con un papa come Giovanni Paolo II i media contano più che mai, e Sepe era al posto giusto. Nel 1984 fece due colpi da maestro. Alla direzione della sala stampa vaticana collocò Joaquín Navarro-Valls, spagnolo, numerario dell’Opus Dei, e alla direzione dell’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, mise un suo amico di lunga data, Mario Agnes, già presidente dell’Azione cattolica e fratello di Biagio, all’epoca supermanager della radiotelevisione italiana. Gli Agnes erano dell’Irpinia, attigua alla terra natale di Sepe. Irpino era Ciriaco De Mita, numero uno in quegli anni del partito cattolico dominante in Italia. Irpina era suor Tekla Famiglietti, badessa generale delle suore di Santa Brigida, altra grande amica di Sepe, una potenza per via delle relazioni altolocate e delle offerte copiose portate in dono al Papa. In Vaticano lo chiamarono il clan degli irpini, con Sepe come boss. […] Nel 1987 è promosso assessore della Segreteria di Stato, il numero tre del supremo organo di governo vaticano, sezione affari generali. Passano appena tre anni e corrono voci che abbia in tasca la nomina a sostituto, il numero due, colui che ha accesso quotidiano e diretto al papa. Bastano le sole voci a provocare una sollevazione. Una lettera collettiva firmata da nunzi e diplomatici gli sbarra la strada. Il nuovo sostituto sarà Giovanni Battista Re. […] Mancata la nomina a sostituto, Sepe centra invece, nel 1992, la consacrazione ad arcivescovo e la promozione a segretario della Congregazione per il clero. Dove mette a frutto un’altra sua dote, quella di impresario di sacri spettacoli. Non c’è ricorrenza vaticana o papale che non sia salutata da cantautori, orchestre, soubrette, in piazza San Pietro o nell’aula Nervi, sulla tv italiana o in mondovisione. A partire dal 1996, in vista dell’anno santo del 2000, Sepe organizza incontri internazionali per migliaia di preti da tutto il mondo: il primo a Fátima, il secondo a Yamoussoukro in Costa d’Avorio, in piena savana, con consuntivo un po’ di morti per malaria. Risultato: nel 1997 il Papa dà a lui il comando della grande macchina del Giubileo, ne apprezza l’organizzazione monstre e nel 2001 lo fa cardinale e prefetto di Propaganda [Congregatio de Propaganda Fide era l’antica denominazione della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, che spesso viene quindi tuttora citata come Propaganda Fide, ndr]. Con Sepe come prefetto, Propaganda diventa un Vaticano bis sotto il suo controllo esclusivo. Fuori i vecchi quadri dirigenti e avanti i suoi protetti» (Sandro Magister). «Un dicastero strategico, poiché gode di ampia autonomia e poiché il “papa rosso” – così viene chiamato il prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli – controlla la nomina dei vescovi destinati in terra di missione (Africa, Asia e parte dell’America Latina: gli altri ricadono invece sotto la giurisdizione della Congregazione per i vescovi). Insomma, circa un terzo delle 2.800 diocesi del mondo, il che significa anche la gestione di una notevole quantità di denaro, come i proventi della colletta che si fa ogni anno nelle chiese di tutto il mondo in occasione della Giornata missionaria mondiale. Per non parlare delle immense proprietà immobiliari di cui il dicastero è proprietario. […] Giunto Ratzinger al soglio pontificio, l’astro di Sepe iniziò a tramontare. Nel 2006, ha recentemente raccontato Sepe, “il Santo Padre Benedetto XVI mi disse che da più parti si indicava il mio nome per Napoli e mi chiedeva che ne pensassi. Chiesi un po’ di tempo per riflettere e diedi la mia risposta: ‘Santità, il mio cuore già batte per Napoli’”. In realtà il cuore di Sepe batteva per la Segreteria di Stato, posto a cui ambiva da tempo. Sodano, che stava lasciando per raggiunti limiti di età, non vedeva di cattivo occhio la candidatura del cardinale campano, anche per contrastare quella del salesiano Tarcisio Bertone. Sepe era sostenuto anche da alcuni cardinali di Curia vicini all’Opus Dei, […] ma alla fine a spuntarla fu il fedelissimo collaboratore di Ratzinger alla Congregazione per la dottrina della fede. E Sepe si accontentò di succedere al cardinale Michele Giordano» (Valerio Gigante). Nel gennaio 2018, «la decisione di papa Francesco è arrivata un po’ a sorpresa: il cardinale Crescenzio Sepe otterrà una proroga e potrà restare arcivescovo di Napoli per “almeno altri due anni”. La notizia è stata fatta trapelare dallo stesso Sepe, mentre in Vaticano come nel capoluogo partenopeo ci si preparava già alla sua successione ed era pure partito il totosostituto. Invece no: l’inscalfibile Sepe non si muoverà da Napoli nonostante il prossimo 2 giugno compirà i 75 anni, età che prevede le dimissioni obbligatorie dall’incarico. Papa Francesco ha lasciato tutti, ancora una volta, carichi di meraviglia. Durante un colloquio riservato, ha chiesto a Sepe di restare al suo posto. Il prelato napoletano, che mirava proprio a questo, è rimasto molto soddisfatto. Nei giorni precedenti erano circolate voci che volevano la messa in pensione di Sepe come cosa praticamente scontata. Su di lui grava, tra l’altro, l’accusa di aver coperto almeno un sacerdote pedofilo. Un’accusa mai provata, e alla quale Francesco ha fatto capire di non credere affatto. Così, Sepe non si muoverà da largo Donnaregina almeno fino al 2020» (Michele M. Ippolito) • Nel 2010 fu iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Perugia insieme all’ex ministro dei Lavori pubblici Pietro Lunardi con l’accusa di corruzione, per via di alcuni appalti e compravendite sospetti riguardanti il patrimonio immobiliare della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, all’epoca in cui era guidata da Sepe. L’inchiesta fu poi archiviata nel 2012 • «Dicono che, se lui passa nei paraggi della Real Cappella del Tesoro, il sangue di san Gennaro si agiti nelle ampolle anche fuori dalle date canoniche. Le napoletane gli donano braccialetti e orecchini ad ogni visita parrocchiale perché diventino, tramite suo, aiuti per i poveri. Crescenzio Sepe, l’ultimo padre di Napoli – stavolta anche un papà spirituale per questa città pur sempre orfana –, impartisce a ciascuno, rigorosamente in dialetto, la benedizione che gli dava sua mamma quando, bambinetto di Carinaro, nel casertano, s’avviò al seminario di Aversa: “A Maronna t’accumpagn’”, la Madonna ti accompagni. […] Certo, un cardinale è potere e relazioni, e nel vasto mondo di Sepe ci sono imprenditori lanciati come il presidente del Napoli De Laurentiis e Gianni Punzo del Cis di Nola, o risorti come Corrado Ferlaino, che dal patrimonio ecclesiastico avrebbe anche rilevato qualche immobile; ci sono i politici della sua terra casertana, anche quelli sotto briscola come Nicola Cosentino. Ma ci sono, soprattutto, gli appelli contro i clan, la raccolta dei coltelli per toglierli dalle mani dei ragazzi di vita napoletani, quelle parole sempre calde e ispirate: “Dio non ha voltato le spalle a Napoli… Basta con l’omertà”. Questo manager della Chiesa è venuto a Napoli forse inseguito dall’odor di uno scandalo che stava per esplodere, e tuttavia cambiando gesti e parole ha cambiato se stesso, ha teorizzato la scomunica dei camorristi, riempito il vuoto lasciato dal bassolinismo, gli ideali smarriti del rinascimento partenopeo, con lettere di “incitamento morale” ai preti di frontiera. Gli hanno creduto» (Buccini). «Il cardinale sa incassare i colpi. Ha imparato a difendersi: “La Chiesa? A volte si ha l’impressione di vivere in una fossa dei leoni che si sbranano tra loro piuttosto che nella casa di comunione con Cristo”. E ai nemici ha fatto sapere: “Il carrierismo avvelena le anime. Perdono dal profondo del cuore chi mi ha colpito da dentro e da fuori la Chiesa”» (Enzo Ciaccio) • Grande tifoso del Napoli. «San Gennaro è un giocatore che non si vede, non si tocca, non si sente, ma è il nostro dodicesimo uomo. La professionalità e la preparazione dei ragazzi è indiscutibile. Ma il guizzo in più di chi è? È suo».