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 2018  settembre 05 Mercoledì calendario

Biografia di Claudio Borghi Aquilini

Claudio Borghi Aquilini (Claudio B.), nato a Milano il 6 giugno 1970 (48 anni). Politico. Già docente universitario. Deputato (Lega) dal marzo del 2018. • Figlio di una casalinga e di un impiegato della Pirelli, «progettista di camere d’aria. Votava repubblicano, piccola borghesia lombarda. […] Scuole statali nel “ridente” paesino di Carnate. Liceo a Vimercate». «La mia passione era però la Borsa. Lo avevo deciso sin da piccolo, quando mi raccontarono che comperando un’azione si poteva comperare un pezzo della Pirelli. “Quale?”. “La matita sulla scrivania del papà”. “E con dieci azioni?”. “La sedia del papà”. “E con cento?”. “Beh, con cento tutta la scrivania”. Dovevo lavorare in Borsa. Volevo la scrivania del papà. Passo i test di iscrizione alla Bocconi e (per la disperazione di mia madre) straccio la lettera di ammissione per iscrivermi a Scienze economiche e bancarie in Cattolica, sezione serale, vincendo pure un milione (di lire) come miglior solutore dei test di ingresso, e cerco lavoro in Borsa. Un agente di cambio (Studio Fossi & Bottazzi) mi prende come fattorino e mi faccio in quattro per essere confermato. […] Primo giorno di lavoro nel gennaio 1990. Toccavo il cielo con un dito». «Era un mondo magico e straordinario. Correvo dall’operatore al recinto delle grida. Si chiamava “mercato gridato” perché lo era. Piano piano mi allargo. Mi affidarono il terzo mercato: il posto dove vengono trattati i titoli non quotati. Ero passato dall’altra parte della scrivania. Correvo con i biglietti delle offerte, tornavo a casa la sera e provavo i segni convenzionali allo specchio. Nel 1991 la Borsa diventa digitale, e chiunque un po’ sveglio sapesse toccare un computer fa carriera. Deutsche Bank mi fa un contratto di 82 milioni di lire. Mi sento un re. Dopo due anni divento director di Merrill Lynch, supero il muro dei 100 milioni. Torno a Deutsche Bank: responsabile azionario Italia. Nel 2005, quando Visco pubblica i redditi di tutti, dichiaravo 540 mila euro. […] Arrivato sul tetto del mondo, dopo tre anni mi ritiro, […] a fare quel che mi piace. Avevo preso degli impieghi “riempitempo” che diventavano la mia vita. Insegnavo alla Cattolica come professore incaricato. Prima lezioni saltuarie. Poi mi propongono di tenere tutto il corso. Quindi insegno sia intermediari finanziari, aziende di credito ed infine economia dell’arte, un mio pallino. Amavo spiegare ai ragazzi. Li lascio con dolore quando divento responsabile economico della Lega Nord. […] Nel 2006 c’era il governo Prodi-Padoa Schioppa, raccontavano balle sul bilancio dello Stato. Ricordo un capannello di professori indignati, all’università. “Bisognerebbe dirlo!”. Come Forrest Gump chiamo il centralino de Il Giornale: “Mi passa il caporedattore del politico?”. Risponde Rocchi, che diventerà mio amico. Mi ascolta stupito. Ma mi prende sul serio. Mi organizza un appuntamento con Belpietro: “Molto interessante. Se scrive, la pubblichiamo”. Mando un primo pezzo, durissimo, in una giornata piena di impegni. Il giorno dopo scopro che mi ha sbattuto in prima pagina. Incredibile» (a Luca Telese). I suoi editoriali sul Giornale «all’inizio non sono contro l’euro o a favore della lira o dell’aumento dell’inflazione, anzi. “Mi sono risvegliato nell’estate del 2011”, spiega a chi gli rinfaccia di aver cambiato approccio economico. “Dopo la crisi in Grecia”. Nel 2013 diventa un capofila del movimento “no euro” sui social network e si batte coraggiosamente contro tutti i liberisti, che gli segnalano le incongruenze del suo pensiero sull’uscita dall’euro» (Cristina Giudici). «Moltiplico gli sforzi di divulgazione aiutato da una crescente community su Twitter che amplifica di molto voce e idee. Tengo conferenze sul tema in giro per l’Italia. Sono spesso ospite dei talk show. L’argomento pian piano passa, e aumentano le voci che dicono le stesse cose. Rompo le scatole a tutti i partiti, ricevendo alla meglio un blando interesse. Vengo chiamato nel luglio del 2013 da Matteo Salvini». «Non avevo mai visto Matteo, semplice eurodeputato. Mi chiama all’una di notte. “Sono Matteo Salvini, è un problema a quest’ora? Lei ha delle idee sull’euro che mi interessano. Ci possiamo vedere?”. Ho detto: “Domani va bene?”. Simpatia immediata. Gli ho fatto uno spiegone sull’euro: lui ha capito al volo e siamo diventati amici e compagni di battaglia». «Mi commissiona il manualetto Basta euro e, diventato nel frattempo segretario federale, organizza un tour in tutta Italia per informare quante più persone possibile». Candidato senza successo alle elezioni europee del 2014, nell’ottobre di quell’anno fu nominato responsabile economico della Lega nord. Alle Regionali del 2015 fu candidato alla presidenza della Toscana, attestandosi secondo dietro al governatore uscente Enrico Rossi, ed entrando quindi in consiglio regionale. In vista delle elezioni politiche del 2018 è stato candidato nel collegio uninominale di Siena contro il ministro uscente dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan (Pd), venendo da questi sconfitto; è però riuscito a essere comunque eletto grazie alle contestuali candidature in due collegi proporzionali toscani • «Borghi è l’architetto della proposta dei “mini-Bot”, dal nome dei titoli di Stato italiani a breve termine (Buoni ordinari del Tesoro). La sua idea è quella di emettere Bot da 5, 10, 20, 50 e 100 euro, senza tasso di interesse e senza scadenza, da parte del Tesoro a favore delle imprese e delle persone fisiche che vantano crediti nei confronti dello Stato (per esempio i 70 miliardi che lo Stato deve alle imprese, i rimborsi Iva ed Irpef, ecc.). I mini-Bot, emessi direttamente dallo Stato in volume simile a quello del contante, si potrebbero utilizzare per pagare le tasse, i treni, la benzina ecc. (quindi pagamento di servizi o rimborsi fiscali). […] Borghi ha più volte dichiarato che l’Italia “deve farsi trovare pronta nel caso in cui l’euro dovesse collassare” e la soluzione migliore è quella di tenersi pronti all’interno delle regole europee (è vietato coniare nuova moneta, ma non vi sono limiti sul taglio minimo dei titoli di Stato). Quindi, i mini-Bot si possono considerare come un espediente per uscire in modo ordinato e tutelato dall’euro (sarebbero una sorta di ruota di scorta). Nel caso di trattative con l’Ue, i mini-Bot sarebbero utili per evitare "tattiche alla greca" in quanto non potrebbero essere contingentati da nessuno. […] Una volta usciti dalla moneta unica, il mini-Bot diventerà il contante della nuova moneta e potrà essere ridenominato» (Alessandro Mazzetto). L’introduzione dei mini-Bot è prevista dall’accordo programmatico di governo (il cosiddetto «Contratto per il governo del cambiamento») sottoscritto nel maggio 2018 da Movimento 5 stelle e Lega e approvato dai rispettivi iscritti, nel quale non è invece contemplata l’ipotesi dell’abbandono della moneta unica europea, pure fortemente caldeggiato da Borghi • «Di sicuro ci sa fare con il mercato dell’arte. Ha scritto anche un libro in proposito: Investire nell’arte. Il nuovo oro: come salvare i propri risparmi dalla crisi (Sperling & Kupfer). E dopo l’esperienza in Deutsche Bank è stato pure consulente per alcune case d’asta» (Alessandro Da Rold). «Io intendo il “contatto” con l’arte in senso quasi mistico: ho visto tante opere d’arte da bambino e ragazzo, ma non mi interessavano. Il “grande momento” si ha quando una cosa prima incomprensibile improvvisamente ti si dischiude e ti tocca l’anima. Mi è capitato guardando un quadro di Rothko al Beaubourg a Parigi. Un momento prima erano delle insulse macchie di colore, un momento dopo era un oggetto affascinante che avrei ammirato per ore. Il “segreto” è aprire la mente» (ad Alessio Brugnoli) • Sposato con Giorgia Fantin, «oggi wedding planner, bionda con fisico da pin up. Padovana, aspira a diventare la Benedetta Parodi degli eventi matrimoniali. Due libri: Matrimonio da sogno (Valentina edizioni) e Donne con un diavolo per capello (stessa editrice). Sottotitolo: “Come sopravvivere alle crisi di nervi di ogni giorno, mantenendo messa in piega e bon ton”» (Giudici). Due figli, Livia e Flavio • «Sono un pratico. Non c’è un vestito per tutte le stagioni. Con la crescita, sono liberista. Se c’è recessione, keynesiano. In tempi di crisi non licenzio, facendo disastri maggiori. Aumento invece la spesa pubblica per sostenere occupazione e consumi» (a Giancarlo Perna). «Tornare alla lira non mi attira. Fa pensare al passato. Vorrei il fiorino, l’antica moneta di Firenze col simbolo del giglio».