5 settembre 2018
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Biografia di Gina Lollobrigida
Gina Lollobrigida (Luigia L.), nata a Subiaco (Roma) il 4 luglio 1927 (91 anni). Attrice. Scultrice. Fotografa. «Voglio essere ricordata soprattutto come artista. Poi fotografa, scultrice, disegnatrice. E anche attrice, perché no?» • «Nella mia famiglia, o pazzi o artisti. Una mia zia è morta in manicomio, ma un prozio dipingeva a San Pietro, e un altro, amico di Trilussa, ha riscritto la Divina Commedia in chiave comica» • «Dopo un’infanzia agiata, durante la guerra si ritrova povera quando il padre, facoltoso produttore di mobili di Subiaco, […] perde tutto sotto i bombardamenti» (Massimiliano Jattoni Dall’Asén). «Fu il caos. E, dopo il caos, la fuga. Dodici giorni per arrivare a Firenze con lo spettro della morte sempre vicino, eppoi là quasi la fame e, dopo, il ritorno, e il dover ricominciare da zero, il non aver più nulla, il vivere in sei in una stanza, l’alzarsi all’alba per andare a scuola cambiando il tram in continuazione, attraverso una città devastata, martoriata, sgomenta. Insomma, il primo choc, il primo passo verso la saggezza». Le prime passioni furono le arti figurative e il canto. «A 8 anni ho mandato un mio disegno al giornale Topolino, ed è stato pubblicato». «A Roma, […] appena arrivata, mi sono iscritta all’Accademia di belle arti a via Ripetta. […] Adoravo la scultura e avevo una bella voce. Per esercitarmi con i vocalizzi non lo potevo fare nella stanza dove vivevamo, perché sentivano tutti nel palazzo e mi prendevano in giro. Così trovai un posto dove fare i miei gorgheggi in libertà e senza essere disturbata: nel centralissimo traforo che unisce via Nazionale a via del Tritone. […] Andavo avanti e indietro sul marciapiede. Cantavo, e nessuno riusciva a capire da dove provenisse il canto. Ero soprano, una voce possente, che mi è servita in seguito» (a Emilia Costantini). «Si mantiene all’Istituto di belle arti facendo caricature col carboncino e posando per i primi fotoromanzi con lo pseudonimo di Diana Loris. Nel 1945, poi, la sua prima esperienza a teatro, ma è il 1947 a cambiarle la vita, quando un amico la convince a partecipare al concorso di Miss Roma: Luigina, senza un abito adatto per sfilare, arriva seconda, posizione che la porta dritta alla finale di Miss Italia, quando sale sul podio con Lucia Bosè e Gianna Maria Canale, future stelle del cinema come lei. […] Il 1949 è l’anno dei primi successi (Campane a martello di Luigi Zampa e La sposa non può attendere di Gianni Franciolini). L’anno seguente è diretta nuovamente da Zampa, poi da Duilio Coletti, Giorgio Pàstina e Mario Monicelli, Steno. Ed è già tempo di Hollywood: con all’attivo oltre una dozzina di film, Gina sbarca oltreoceano su invito del miliardario Howard Hughes, produttore e scopritore di dive. La bella italiana firma un contratto in esclusiva, ma la mecca del cinema è una prigione dorata e la nostalgia dell’Italia diventa insopportabile (l’anno precedente ha sposato sul Monte Terminillo il medico sloveno Milko Skofic, dal quale divorzierà nel 1971). Gina torna a casa e rinuncia a girare film su suolo americano per tutto il restante decennio. Poco male: nel 1952 è la protagonista di Fanfan la Tulipe, di Christian-Jaque, che è Orso d’argento al Festival di Berlino e la consacra star in Francia. Da noi, la vera popolarità gliela regala Altri tempi, di Alessandro Blasetti, nell’episodio Il processo di Frine, dove Vittorio De Sica, nella celebre scena dell’arringa in tribunale, guardando l’attrice che indossa un abito assurdo, con il seno che sporge esagerato, grida alla giuria “Se assolviamo i minorati psichici, perché non assolvere una maggiorata fisica?”, coniando per lei un neologismo che entra nella storia. Finalmente, nel 1953, Gina è la Bersagliera, ancora una volta al fianco di Vittorio De Sica: Pane, amore e fantasia di Luigi Comencini è Orso d’argento al Festival di Berlino, Nastro d’argento e candidato al Bafta. La ragazza di Subiaco è entrata nel mito: da quel momento il suo nome sarà per sempre associato alla bella e povera popolana dal cuore d’oro. Ci sarà un seguito, ma alla terza pellicola Gina dirà di no. Al suo posto Sophia Loren, sua storica “rivale”. Il contratto firmato a Hollywood le impedisce di recitare in Usa, ma non nelle produzioni internazionali girate in Europa: dalla seconda metà degli anni Cinquanta la Lollo – questo il nome che ormai le ha dato la stampa – è protagonista incontrastata. L’elenco è infinito: Il tesoro dell’Africa di John Huston, con Humphrey Bogart e Jennifer Jones; Il maestro di Don Giovanni, con Errol Flynn; La donna più bella del mondo, con Vittorio Gassman, dove la Lollo dimostra di avere doti di cantante lirica e vince il David di Donatello come migliore attrice protagonista. Siamo nel 1956, e l’Accademia del cinema italiano ha istituito il premio proprio in quell’occasione. Gli anni corrono veloci, come le pellicole in cui è protagonista nelle sale cinematografiche di tutto il mondo: Sacro e profano di John Sturges, Salomone e la regina di Saba di King Vidor, Torna a settembre, in cui è protagonista assieme a Rock Hudson e Sandra Dee. Nel 1961 Gina Lollobrigida vince un Golden Globe come miglior attrice, mentre l’anno seguente è Paolina Bonaparte nella Venere imperiale di Jean Delannoy: la sua interpretazione le porta un David di Donatello e un Nastro d’argento. Seguono altre candidature ai Golden Globe e altri David. […] Con gli anni Settanta, Gina dirada le apparizioni per dedicarsi a un’altra passione: la fotografia. Ci regala però la sua Fata Turchina ne Le avventure di Pinocchio, di Luigi Comencini (1972). Nel 1975, quattro anni dopo il divorzio dal marito, la Lollo dice addio anche al mondo dello spettacolo. Per ripensarci però nove anni più tardi, quando, a 60 anni, appare nel serial Falcon Crest. Inguainata di rosso mentre balla la tarantella, l’attrice si aggiudica la sua ultima nomination al Golden Globe. Intanto, è diventata un’apprezzata scultrice, pittrice e fotografa. Nel 1992 il presidente francese Mitterrand le consegna la Légion d’honneur. Il suo fascino risplende immutato. Quel fascino che per decenni le ha fatto cadere ai piedi decine di uomini. Il più famoso, forse, Fidel Castro. Anche se la Lollo ha sempre negato che tra lei e il líder máximo cubano ci sia stata una relazione. […] Nell’ottobre 2006, a 79 anni, Gina rivela di avere una relazione segreta che dura da due decenni con un uomo di quasi 35 anni più giovane. Si tratta dell’imprenditore catalano Javier Rigau. Ma qualcosa non va per il verso giusto: l’uomo cerca di sposarla per procura, lei parla di “truffa in piena regola”. Seguono comunicati stampa, recriminazioni in tv e la richiesta della Procura di Roma di una condanna a 8 mesi di reclusione per il catalano. Piano piano anche i rapporti tra la Lollo e i famigliari si fanno tesi. Finché Gina allontana tutti: il figlio, l’ex nuora e il nipote Dimitri. Gina si chiude nella grande villa sull’Appia Antica. Sola. Se si eccettua la presenza di Andrea Piazzolla, ragazzo romano senza passato che conquista però la fiducia dell’attrice, che gli affida le chiavi del suo patrimonio. Lui è l’ultimo, secondo i detrattori, di una lunga serie di approfittatori e mitomani che negli anni hanno ruotato attorno alla diva, il cui nome è di per sé un brand internazionale. Ma Gina lo difende. […] Intanto, i riflettori improvvisamente riaccesi rinvigoriscono la Bersagliera. Gina si esalta, torna giovane: “Mi sento come se avessi 30 anni”, continua a ripetere ai giornalisti. A 90 anni è convinta di poter “voltare pagina”. Vuole scrivere quattro libri: “due autobiografie, un libro sui grandi personaggi che ho incontrato e uno con tutte le mie copertine”. […] Il nipote che aveva tanto amato è stato fatto sloggiare dalla dépendance dove viveva. Il figlio ormai è un nemico. Meglio non fare bilanci. “Voglio guardare al futuro”, insiste Gina da Subiaco» (Jattoni Dall’Asén) • Il 1° febbraio 2018 è stata finalmente omaggiata di una stella sulla Hollywood Walk of Fame di Los Angeles, in quanto giudicata «una delle più iconiche attrici del mondo» • Nel novembre 2017 ha dichiarato di essere stata stuprata due volte: la prima a 19 anni, quando era ancora vergine, da un «famoso calciatore della Lazio», di cui non ha però fatto il nome («Mi sentivo distrutta e mi sposai in fretta con quello che fu mio marito per superare il trauma, non per amore»); «della seconda è meglio non parlare. […] Ero già sposata, cominciavo a fare il cinema» • «Ottima ritrattista, ha fotografato, tra i tanti, Paul Newman, Salvador Dalí, Henry Kissinger, David Cassidy, Audrey Hepburn ed Ella Fitzgerald, pubblicando alcuni libri di reportage e scoop giornalistici corredati da foto come la famosa intervista esclusiva a Fidel Castro del 1973, venduta a mezzo mondo. Come le sue sculture, che sono state esposte in Russia, Cina, Stati Uniti, e in molti Paesi del Sud America» (Francesco Troncarelli). «Cinema, fotografia e scultura sono simili, perché sono tutte arti visive, e in quanto tali comunicano dei sentimenti. […] È per questo che non faccio differenza e le amo tutte quante» • «A metà strada tra la bellezza aggressiva e quasi soprannaturale della Mangano […] e quella che venne dopo, della Loren, esagerata nelle dimensioni e allegra fino quasi a essere comica, la Lollobrigida offrì un modello voluttuoso ma in qualche modo raggiungibile: la classica, quieta avvenenza della donna mediterranea presente in tanta nostra pittura, una madre-sorella casta ma, come fidanzatina, anche ricca di tesori in gran parte non troppo esibiti. […] Con donne come quella Mangano e come la Loren si sogna la folle avventura, ma maggiorate domestiche tipo Lollo promettono una intera esistenza di erotismo ben calibrato» (Masolino D’Amico). «I giovani facevano su di me pensieri terribili. Incontro molte persone che mi fermano per strada e me lo dicono. Una volta una persona mi ha fermata, dicendomi: “’A Lollo, non sai che peccati che m’hai fatto fare!”» • Un solo marito riconosciuto – Milko Škofič, da cui ebbe l’unico figlio Andrea Milko –, molti corteggiatori dichiarati: tra gli altri, lo scultore Giacomo Manzù («Si era preso una cotta»), il regista Orson Welles («Era vulcanico»), il generale siriano Mustafa Tlass («Era un bell’uomo, colto»), il chirurgo Christiaan Barnard («Non era un gentleman») e persino l’attore Rock Hudson («Sono sicura che abbia cambiato orientamento dopo») • «I primi anni non volevo saperne, di diventare attrice. Poi feci Pane, amore e fantasia con Vittorio De Sica, e scoprii quanto era bello il cinema. Vittorio mi chiedeva di camminare su un filo e lo facevo, di piangere con un fischio e lo facevo» (a Candida Morvillo). «La rivalità con la Loren? L’ha creata quella che è arrivata dopo, è chiaro». «A me non serviva la rivalità con nessuno: ero io la numero uno. E sono andata avanti con le mie forze, non avevo un produttore che mi proteggeva. Ho fatto tutto da sola».