5 settembre 2018
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Biografia di Angela Merkel
Angela Merkel (Angela Dorothea Kasner, già coniugata Merkel), nata ad Amburgo (Repubblica Federale Tedesca) il 17 luglio 1954 (64 anni). Politico. Cancelliere federale della Germania (dal 22 novembre 2005). Già ministro dell’Ambiente (1994-1998) e delle Donne e della Gioventù (1991-1994). Presidente dell’Unione cristiano-democratica (dal 10 aprile 2000). Secondo l’ultima classifica della rivista Forbes (aggiornata all’8 maggio 2018), quarta persona più potente del mondo (dopo Xi Jinping, Vladimir Putin e Donald Trump), e prima tra le donne. «Chi ha qualcosa da dire non ha bisogno di trucco» • Robuste ascendenze polacche. Di famiglia polacca, sebbene nato sotto l’Impero tedesco, era il nonno paterno, Ludwig Kaźmierczak, che germanizzò il proprio cognome in Kasner nel 1930, dopo essersi traferito a Berlino con la moglie tedesca e il figlio Horst, nato nel 1926 e futuro padre della Merkel; polacchi anche i genitori della madre, nata nella Città Libera di Danzica • «Nata nel 1954 ad Amburgo, viene portata appena in fasce dai genitori a Quitzow, un paesino sperduto del Brandeburgo. Siamo nel cuore della Ddr. Il padre, Horst Kasner, è un pastore evangelico. La madre Herlind è insegnante di latino e inglese. Le condizioni di vita sono precarie. La repressione del regime di Walter Ulbricht nei confronti dei religiosi è dura. Ma Kasner, un tipo tosto, è un sacerdote convinto che cristianesimo e socialismo possano coesistere. Incaricato di dirigere un Collegio ecclesiastico, nel 1957 si trasferisce con la famiglia a Templin. Siamo a due passi dalla Polonia. Oltre le mura cittadine c’è il Waldhof, immerso nella campagna. È un istituto per bambini handicappati, che ospita i corsi di teologia per seminaristi tenuti da Horst. È qui che Angela passa la sua infanzia e parte della sua giovinezza» (Michele Magno). «I suoi genitori, peraltro, erano entrambi di sinistra. La mamma ha sempre votato per il Partito socialdemocratico tedesco, la Spd. Il padre votava ancora più a sinistra, non per nulla lo chiamavano "Kasner il Rosso". I biografi ricordano che papà Horst era bene integrato con il regime a dispetto del suo ruolo di religioso. Non a caso gli fu permesso di avere due automobili e di far studiare i suoi figli, un privilegio da intellettuali borghesi concesso a pochi nella Germania orientale. La Stasi, la polizia segreta, lo teneva d’occhio, ma Kasner godette sempre di una certa libertà. Angela, che faceva parte della Gioventù comunista, nel maggio 1970 poté ricevere la cresima secondo i precetti della chiesa protestante, come voleva suo padre» (Nicoletta Sipos). «Angela Dorothea è una bambina goffa che a cinque anni fatica ancora a stare in equilibrio quando cammina in discesa. È lei la prima ad ammetterlo: “Quello che una persona normale è in grado di fare automaticamente io ho dovuto prima apprenderlo mentalmente e poi metterlo in pratica attraverso un estenuante esercizio”. È anche una bambina, e poi una ragazzina, e poi una giovane donna schiva e introversa. Non ama farsi notare. […] A 13 anni viene reclutata nel Club di russo per competere alle Olimpiadi di lingua della Germania Est. Le vince per tre volte di fila. […] Angela scopre che il modo migliore per vivere, o anche solo sopravvivere, nella Ddr è non dando nell’occhio. Si adegua, le difficoltà la induriscono. Vive una vita sottotraccia, studia: prima Fisica a Lipsia e poi il dottorato a Berlino. E, se prova dei sentimenti contrastanti rispetto alla situazione politica in cui si trova, non li esprime mai pubblicamente, non fa mai rumore. Anzi decide di utilizzare le prassi cervellotiche della Ddr a suo vantaggio. Si iscrive per esempio alla Freie Deutsche Jugend, fino a ricoprire il ruolo di responsabile locale delle attività di reclutamento e propaganda. Una mossa che più tardi definirà “opportunista al 70%”» (Cesare Alemanni). Nel 1978 entrò come ricercatrice all’Accademia delle Scienze di Berlino. «Nella Berlino comunista lavorò come cameriera in una discoteca. Furono gli anni più “scapigliati” della sua vita: indossava jeans Levi’s e riceveva un extra per ogni consumazione, la qual cosa la costringeva a distribuire sorrisi e ad essere spiritosa con i clienti. Il tutto, naturalmente, senza alcuna malizia.