ItaliaOggi, 5 settembre 2018
Diritto & Rovescio
Il film The party è una pellicola meravigliosa. Con un fraseggio sublime. Una sceneggiatura di quelle che riescono a fare solo gli inglesi quando sono in forma. Il film racconta (era ora) la crisi del femminismo politico (e anche sentimentale) che ha allignato per troppi decenni nel mondo radical chic londinese. L’occasione è un party, appunto, per festeggiare in famiglia, fra pochi amici di sempre, l’elezione a ministro della sanità, addirittura, della signora ospitante che, per dimostrare la sua disponibilità e la sua assoluta nonchalance, cucina lei stessa e da sola la cena (salvo poi farla bruciare). Questo mondo patinato e supercorretto si dimostra ben presto, nei fatti, un autentico nido di vipere. Pronte ad aggredirsi. E nel peggiore dei modi. Questo microcosmo è irrimediabilmente fessurato dall’invidia e dall’arrivismo. Proclama un mondo delicato, attento, premuroso, non ostile e ne costruisce un altro che è l’esatto opposto. The party, un film da dito nella piaga.