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 2018  settembre 05 Mercoledì calendario

Le carriere decise dai social, la nuova frontiera di Gimbo

È partito tutto da un divano e da uno smartphone, quello del campione mondiale indoor ed europeo di salto in alto Gianmarco Tamberi. Accanto a lui c’era Chiara, la fidanzata, e la discussione era quella che a turno affrontano tantissime coppie: quando e dove si va in vacanza.
Tra le ferie e le ripetute ci sono però gli Assoluti di salto in alto a Pescara, domenica 9 settembre, e Tamberi dopo il 2,33 di Eberstadt non riesce a rinunciare a cuor leggero. Che fare? Ha scelto di farselo suggerire da più di 12.000 persone, su quel lungo divano virtuale che è Instagram, uno dei social che Gimbo dal 2016 frequenta in modo assiduo. Per rispondere 24 ore, il tempo di una Instagram Story, modalità che permette di pubblicare contenuti con la scadenza giornaliera.
Un sondaggio che per lo sport è una nuova frontiera. Un po’ come quando cinque anni fa gli spettatori della serie tv Hawaii Five-O furono chiamati a scegliere il finale votando su Twitter. Ma un atleta può permettersi di lasciare il joystick tra le mani del pubblico e lasciarsi guidare come un personaggio da videogame? «Ho cominciato a usare i social nel 2016, mentre recuperavo dal mio infortunio», racconta Tamberi, «mi arrivarono molti messaggi di conforto. Per questo condivido quello che vivo. Non credo di esagerare». I social e gli sportivi. In principio furono appunto il mezzo per tenere i contatti con i tifosi. Ogni giorno i limiti si sono spostati un pochino di più, fino a incidere sulle decisioni. In un’era in cui i piloti di F1 trovano un’auto solo se hanno le spalle coperte da uno sponsor, anche i follower possono diventare una dote commerciale.
Non pochi club di calcio, prima di un acquisto, valutano la digital reputation del proprio obiettivo: verificano le reazioni dei tifosi e del mercato nei suoi confronti. L’arrivo di Ronaldo alla Juventus ha portato alla società 5 milioni di followers sui vari profili in rete poco dopo l’annuncio. Ora siamo ai sondaggi. I primi innocui.
L’attaccante serbo del Chievo, Filip Djordjevic, nel 2014 alla Lazio, chiese su Twitter come avrebbe dovuto festeggiare il gol successivo: era arrivato in Serie A in estate, ed era sconosciuto ai più. I social gli hanno dato così un pubblico. Altre volte possono cambiare traiettorie. Leggere alla voce Cristian Zaccardo, campione del mondo 2006, senza squadra nel 2017, ha strappato un contratto a Malta usando LinkedIn, piattaforma studiata per favorire contatti sul mercato del lavoro.
Come si è giunti allora all’ultimo passaggio? Lo spiega Marco Del Checcolo, della Dmtl, la società che cura l’immagine di Tamberi. «Il sondaggio non è nato per caso, è stato frutto di un ragionamento. Lui trasmette un’immagine genuina ed è adatto a queste operazioni di personal branding ». Come dire che in fondo agli Assoluti aveva deciso di andarci in ogni caso. Essere su Instagram, Facebook e Twitter per un atleta significa essere presente, anche e soprattutto se non si è in gara: dalla festa a sorpresa per i 30 anni di Federica Pellegrini agli Europei di Glasgow ai Capodanno di Radja Nainggolan a Roma. Giovanni Boccia Artieri, professore di sociologia dei media digitali e di Internet studies dell’Università di Urbino, spiega: «I social non devono essere uno sfogatoio, il mix tra vita pubblica e privata va gestito bene, perché può essere esplosivo». Il cambio di passo rispetto a mezzo secolo fa è palese: «Dal pugno chiuso di Smith e Carlos nel ’68 fino al post “sono più di un’atleta” firmato da Lebron James in risposta a Trump, c’è stata un’evoluzione importante, che dà agli atleti un nuovo spessore. Diventano personaggi in grado di parlare anche a un pubblico che di solito non li segue». E comunque al famoso sondaggio ha partecipato lo stesso Tamberi: «Ho votato sì anche io». E Chiara? «Lei ha votato no, ma mi hanno dato ragione in 7000».