la Repubblica, 5 settembre 2018
Passa dall’Artico la nuova Via della Seta
La nave container cinese che oggi arriverà nel porto francese di Rouen non ha carico da consegnare. Ciò che conta, per questo viaggio sperimentale, è il percorso. Partita il 4 agosto dal porto di Lianyungang, a Nord di Shanghai, non ha seguito la tradizionale rotta Sudovest, attraversando l’Oceano Indiano e il Canale di Suez. La Tian’en, progettata dal colosso delle spedizioni Cosco per farsi strada tra i ghiacci, ha puntato a Nord, varcato lo stretto di Bering, e circumnavigato Russia e Scandinavia attraverso il Circolo polare. Uno dei pionieri della Via della Seta polare, come l’hanno battezzata le autorità cinesi, che con la complicità di Mosca vorrebbero fare di questa scorciatoia verso occidente (fino a 12 giorni in meno di tragitto) una nuova direttrice commerciale verso l’Europa.
Complice il progressivo arretramento dei ghiacci, la via si sta sbloccando. Oggi solo per qualche mese l’anno, alla fine dell’estate, e per navi con scafi capaci di fendere gli iceberg, domani chissà. In un documento pubblicato a gennaio il governo cinese ha messo nero su bianco la sua politica artica: nonostante non abbia nessun possedimento territoriale nella regione, Pechino si è definita uno Stato “dell’area artica”, rivendicando il suo diritto a partecipare alla sua governance politica e dichiarandosi capofila del canale commerciale che la dovrebbe attraversare. La cinese Cosco però non è l’unica ad esplorare la nuova strada.
Qualche giorno fa anche l’altro gigante del trasporto marittimo, la danese Maersk, ha fatto salpare una nave da Vladivostok verso l’Europa attraverso il Grande Nord, dopo una fermata in Corea del Sud per caricare prodotti di elettronica locali. A riscuotere il pedaggio di questo traffico crescente è la Russia di Putin: Mosca confida che nel prossimo decennio la rotta resti aperta tutto l’anno. Con buona pace degli ambientalisti, secondo cui il passaggio di quelle navi da migliaia di tonnellate, nonostante il risparmio di carburante, minaccia di danneggiare l’ecosistema.