Corriere della Sera, 5 settembre 2018
Intervista a Dino Giarrusso, l’ex Iena che ora andrà a caccia di concorsi universitari truccati
Dino Giarrusso, questa sua nomina al ministero sta suscitando polemiche...
«Mi chiedo perché, onestamente. Il sottosegretario Fioramonti mi ha nominato suo segretario particolare, è nel suo diritto scegliere una persona di fiducia».
Però il sottosegretario l’ha nominata anche responsabile dell’osservatorio dei concorsi universitari.
«Ha scritto osservatorio tra virgolette, non è un ufficio apposito ma uno dei miei compiti. Per le Iene mi è capitato anche di occuparmi di un concorso non regolare a Tor Vergata, un caso tra tanti: sappiamo tutti che insieme alle eccellenze, in Italia permangono anomalie e baronati. Il Governo del cambiamento vuole eliminare quelle distorsioni».
Lei ha provato a diventare deputato con il M5s, senza successo.
«È stata una candidatura all’ultimo minuto, senza paracadute al proporzionale perché avevo inizialmente scelto di non candidarmi e non ho fatto le parlamentarie».
E allora perché si è candidato?
«Si è scoperto che un candidato all’uninominale, l’ammiraglio Veri, era incompatibile con le regole del Movimento, e ho deciso di tentare una sfida che sapevo impossibile, perché ho capito tardi che sarebbero state elezioni decisive per il futuro del Paese».
È passato anche alla Regione Lazio...
«Ero capo della comunicazione del M5S e mi sono dimesso proprio perché Fioramonti mi ha chiamato al Miur. C’è chi mi ha accusato anche di avere il doppio incarico fra le tante falsità lette oggi pur di attaccare il Movimento. Non ero disoccupato, potevo tornare in tv dove guadagnavo di più, ma sono felice di essere a disposizione del M5S perché credo davvero al cambiamento».
E invece?
«Sono felice di poter lanciare un gran bel segnale per il Paese».
Quale segnale?
«È capitato troppo spesso che chi si è ribellato alle distorsioni del sistema abbia pagato. Da oggi c’è una ulteriore possibilità di ascolto per chi non si piega e credo che l’esperienza delle Iene mi sarà utile».
In che modo?
«È un lavoro che ti insegna a districarti e scoprire il marcio».
Il suo servizio più famoso è stato quello del caso delle molestie sessuali del regista Brizzi...
«È stato l’ultimo che ho fatto. Ma ce ne sono tanti altri importanti».
Per esempio?
«Quando ho intervistato Roberto Benigni sul referendum, è stato un servizio che venne ripreso da tutti i giornali più importanti. Anche quello sulle bombe italiane nello Yemen».
Conosceva Fioramonti?
«No. L’ho conosciuto e apprezzato durante la campagna elettorale».