il Fatto Quotidiano, 28 agosto 2018
Guida alle tombe dei rocker, tra gli spettri Cobain e Reed
All’ombra de’ cipressi stanno Jim, Jimi e altri geni depressi: una guida ora – Rock tombstones. Pellegrinaggi tra i luoghi sacri del rock – ne traccia una mappa esaustiva, con tanto di geolocalizzazione di lapidi, cimiteri, memoriali e crocicchi dove portare un fiore, un omaggio, un tributo alle defunte celebrità della musica.
È questa l’ultima frontiera del turismo cimiteriale: il libro – spiega l’autore Luca Fassina (Tsunami edizioni) – “non vuole rientrare nel filone della morbidity, quel gusto del macabro e del souvenir”; al contrario, si presenta come “un compagno di viaggio per scoprire e visitare i luoghi dove riposano i propri idoli o dove sono ricordati”.
Il pellegrinaggio si snoda perlopiù per camposanti: l’Hollywood Forever Cemetery di Santa Monica; il Pacific View in California; il Mount Calvary di Albuquerque; il Père-Lachaise parigino (col suo bel Jim Morrison); il Cedar Hill nei pressi di New York (dove riposano Eric Carr, batterista dei Kiss, e le sue bacchette); il cimitero di Scipione Castello (in provincia di Parma, dove giace Demetrio Stratos); il Westwood Village Memorial Park di Los Angeles (con Frank Zappa in una tomba anonima); il Greenwood Memorial Park di Renton, a sud di Seattle, dove è sepolto Jimi Hendrix contro la sua volontà; il mortorio di Forest Hill dove stava Elvis Presley prima che alcuni tombaroli cercassero di rubarne la salma, poi trasferita a Graceland.
Il catalogo è lungo, e va dai metallari norvegesi ai chitarristi del punk britannico, dai performer americani ai bassisti di incerti natali; e poi, Ramones, Allman Brothers, Stooges, Deep Purple, Led Zeppelin, Linkin Park e Soundgarden, gruppi accomunati da un tragico destino, ovvero dal suicidio (correlato) dei due amici e frontmen: Chester Bennington e Chris Cornell.
Spesso a vite rocambolesche sono seguite morti violente, al netto di overdose e suicidi: Johnny Thunders, ad esempio, fu ucciso con un’iniezione di eroina avvelenata da due passanti drogati. Il chitarrista dei Pantera, “Dimebag” Darrell Lance Abbott, venne freddato sul palco da un fanatico l’8 dicembre 2004, nello stesso giorno (ma 24 anni dopo) in cui morì John Lennon, le cui ceneri – verosimilmente – sono state disperse da Yoko Ono a Central Park. Il “terrorista del Rock’n’Roll” (così recita la lapide) Kevin Michael “GG” Allin si fece seppellire con indosso solo una giacca di pelle: il cadavere non fu nemmeno lavato, mentre Cliff Burton, il bassista dei Metallica, si schiantò in Svezia in un incidente dalle circostanze poco chiare, il cui dossier andò stranamente perduto.
Non sempre la meta dell’escursione tombarola è un cimitero: spesso la memoria del rocker è custodita in luoghi profani, come hotel, case, stanze di cordoglio o targhe commemorative sparse per strade e campagne: a ricordo di Clive Burr, quarto batterista degli Iron Maiden, è stato piantato un tiglio a Londra, all’incrocio tra Spratt Hall Road e Woodbine Place, con il cartiglio “Picchia duro”. Anche Freddie Mercury morì nella city, eppure le sue ceneri furono ritirate da Mary Austin (la prima fidanzata), che le conservò per oltre due decenni, fino a che non comparvero una targa funebre nel cimitero londinese di Kensal Green e una statua celebrativa a Montreux, in Svizzera. Misteriosa sorte ebbero anche altri divi cremati: Courtney Love, vedova di Kurt Cobain, prima denunciò il furto delle ceneri del marito (custodite in una borsa a forma di orsetto rosa!), poi ritrattò sdegnata. George Harrison – o meglio quel che di lui restava – fu disperso nel Gange vicino a Varanasi, mentre Janis Joplin fu “sparsa” nell’Oceano Pacifico.
Massimo riserbo, infine, per le urne di David Bowie e Lou Reed, entrambi cremati e sepolti dalle rispettive famiglie in luoghi segreti, con buona pace dei pellegrini del rock and roll.