la Repubblica, 28 agosto 2018
Dai vermi killer alla memoria dell’acqua, quante bufale da premio Nobel
Qualche anno fa la Corte di Cassazione sentenziò che rivolgersi a qualcuno affermando «Lei non sa chi sono io!» può essere reato. La poco elegante frase, magistralmente ridicolizzata da Totò e Alberto Sordi, può infatti costituire una minaccia volta a limitare la “libertà psichica” altrui imponendo la propria autorità (vera o presunta).
È ben noto che la scienza moderna nasce proprio dal rifiuto di ogni principio di autorità. L’ipse dixit di aristotelica memoria non ha alcun valore. La storia della scienza mostra come anche affermazioni di autorevoli e rispettati scienziati siano state impietosamente smontate da altri ricercatori e, soprattutto, dai fatti: unici veri giudici delle controversie scientifiche.
Chi vince il premio Nobel acquisisce grande prestigio e fama. Tuttavia nemmeno in questo caso vale il principio di autorità: il premio Nobel non è affatto un vaccino contro errori, abbagli e vere e proprie castronerie. Uno scienziato che abbia dimostrato valore e competenza in un certo ambito deve essere degno di attenzione.Ma ciò che sostiene non va accettato per oro colato: al contrario deve essere sottoposto a controlli, come accade per qualunque altro ricercatore.Vi sono parecchi esempi in cui anche illustri premi Nobel hanno commesso veri e propri strafalcioni. Nessuno escluso: medici, biologi, fisici, chimici e anche qualche letterato che si è imprudentemente avventurato nel campo delle scienze.
Alcuni premi Nobel sono stati attribuiti per ricerche risultate successivamente infondate e che oggi appaiono decisamente bizzarre. È il caso del danese Johannes Fibiger (1867-1928), Nobel per la medicina nel 1926 per aver sostenuto che i topi si ammalavano di tumore a causa di alcuni vermi accidentalmente ingeriti. Si scoprì successivamente che i vermi non c’entravano nulla e che la vera causa era una carenza di vitamina A. Piuttosto agghiaccianti ci appaiono le terapie per le quali vinsero il Nobel l’austriaco Julius Wagner-Jauregg (1857-1940) e il portoghese António Egas Moniz (1874-1955). Il primo, premiato nel 1927, sostenne che per alcune malattie mentali fosse utile inoculare l’agente infettante della malaria, inventando la cosiddetta malarioterapia. Il secondo, premiato nel 1949, propose di curare la schizofrenia attraverso la lobotomia. In entrambi i casi le conseguenze per i poveri pazienti furono drammatiche.
Altri si meritarono il premio Nobel, ma a un certo punto si incaponirono su convinzioni bislacche. Rimanendo nella medicina, il francese Charles Richet (1850-1935), Nobel nel 1913 per la scoperta dell’anafilassi, si ostinò fino alla morte a credere ai fantasmi e ai poteri dei medium, nonostante i ripetuti smascheramenti di trucchi e inganni. Un altro francese, Luc Montagnier (n. 1932) si meritò il Nobel nel 2008 per la scoperta dell’Hiv. Purtroppo però è anche sostenitore di tesi rifiutate dalla comunità scientifica: dai miracolosi poteri terapeutici della papaia fermentata (che somministrò a Giovanni Paolo II), fino alle bizzarre teorie circa la presunta memoria dell’acqua, pubblicate su una sconosciuta rivista cinese, da lui stesso diretta.
Passando alla fisica, Philipp von Lenard (1862-1947) e Johannes Stark (1874-1957), Nobel nel 1905 e nel 1919, furono sostenitori della Deutsche Physik e si impegnarono per difenderla dalla nuova fisica relativistica e quantistica, da loro considerata giudea.
Più recentemente, l’ex enfant prodige della fisica dello stato solido Brian Josephson (nato nel 1940), Nobel nel 1973, ha sostenuto diverse tesi bislacche: dall’esistenza del paranormale, all’efficacia della meditazione trascendentale, fino alla bufala della fusione nucleare fredda. Nel 2013, Josephson è stato addirittura espulso da Wikipedia, con cui collaborava, perché aveva insultato pesantemente chi osava contraddirlo su queste tematiche.
Passando ai chimici, Linus Pauling (1901-1994), che di Nobel ne vinse addirittura due – per la chimica (1954) e per la pace (1962) – si ostinò a credere che dosi massicce di vitamina C proteggessero contro tutte le malattie: dal raffreddore al cancro. Visibilmente raffreddato durante una conferenza, si giustificò affermando che si trattava di allergia.
Kary Mullis (nato nel 1944), Nobel per la chimica nel 1993, dedito all’uso di droghe, nega che l’Hiv sia la causa dell’Aids, difende l’astrologia ed è convinto di aver avuto un incontro ravvicinato con un procione luminescente alieno.
E i letterati? Beh, Henri Bergson (1859-1941), Nobel per la letteratura nel 1927, se la prese addirittura con Einstein, criticando la sua teoria della relatività, ma dimostrando di averla capita a modo suo. E più recentemente il nostro Dario Fo (1926-2016), Nobel nel 1997, si impegnò in accese campagne contro le biotecnologie e gli ogm, mostrando però una conoscenza della materia piuttosto approssimativa.