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 2018  agosto 27 Lunedì calendario

Quelli che pagano per stare in silenzio

Pagare, magari a peso d’oro, una stanza dalle nude pareti di roccia o di pietra. Usare i pochi, preziosi giorni di ferie per vagare in boschi remoti. Chiudersi in chiostri nascosti in cima ad una montagna. Via dalla pazza folla che schiamazza nelle spiagge affuocate, dalle orde cafone che infestano e assediano le città d’arte soffocate dai rifiuti e dall’assordante dal ciabattio di zoccoli e infradito. L’ultima frontiera del lusso estremo è la solitudine. Il silenzio, soprattutto. I dati parlano chiaro. I pernottamenti registrati in Italia presso eremi, conventi, monasteri e in generale presso strutture religiose, nel 2107 sono stati 2 milioni. E per quest’anno si confermano queste scelte, se non saranno addirittura superati i numeri del 2017. I posti letto disponibili in questi luoghi ‘alternativi’ sono 123mila e quelli aperti a pellegrini, e non solo, sono circa 1.600. Perché chi bussa alla porta di eremi e conventi non necessariamente vuole fare un’esperienza religiosa in senso stretto, magari seguendo i ritmi delle preghiere, delle celebrazioni liturgiche e della giornata delle comunità di monache, monaci, frati che li accoglie. Certamente, però quello che ognuno cerca è la pace, la contemplazione, il riposo nel silenzio. Siamo ancora nell’ambito di una minoranza, ma che fa tendenza. E che si prepara a diventare, con tutta probabilità, fenomeno sociologico, mentre già lo è diventato dal punto di vista culturale. Uno dei successi editoriali del 2017, e non solo in Italia, è stato un piccolo libro scritto da un viaggiatore-esploratore-scrittore norvegese, Erling Kagge, dal titolo inequivocabile: Il silenzio, in Italia tradotto e pubblicato da Einaudi. L’autore ha fatto del silenzio una ragione di vita. Lo ha cercato fisicamente, dall’Artico, al Polo Sud alla cima dell’Everest. Ma ha imparato a riconoscerlo e a possederlo anche nella quotidianità più banale, riconoscendolo come tesoro immenso da accumulare e proteggere, contro le mille ‘aggressioni’ di ogni giorno.

SCELTA CULTURALE
Il silenzio come attitudine di vita e scelta culturale, dunque. Lo propugnano attivamente anche i soci dell’Accademia del silenzio, fondata ad Anghiari, in provincia di Arezzo, delizioso paese noto per la famosa battaglia che Leonardo dipinse ma che ebbe vita breve e travagliata, anche per via della volatilità dei colori usati per la grande pittura murale. L’Accademia si presenta come una sorta di laboratorio creativo con corsi, seminari, approfondimenti escursioni, per esempio nel cuore della notte a passeggiare lungo le sponde di qualche lago. L’idea l’ha avuta, qualche anno fa, Nicoletta Polla Mattiot – giornalista e scrittrice, che alla trama del silenzio, del come reimparare ad ascoltare, ha dedicato almeno una decina di libri – insieme a Duccio Demetrio, ordinario di Filosofia all’università di Milano Bicocca. «È dagli anni ‘80 che studio e medito su questo argomento, convinta sempre più dell’importanza di saper usare il silenzio come uno strumento magnifico per dare più peso e sostanza alle parole, alla musica, in una parola alla creatività», spiega a Libero Nicoletta Polla Mattiot. Perché davvero oggi «tempo e silenzio sono le cose che più mancano, e che sono diventate un vero lusso, a noi stressati abitatori di metropoli, sempre di corsa e sempre più incapaci di comunicare profondamente».

L’ACCADEMIA
Nel 2010 è nata l’Accademia di Anghiari, dopo esperienze varie, come il Festival del Silenzio a Treviso e Vicenza, insieme al professor Demetrio. Di anno in anno ha potuto constatare il progressivo aumento degli interessati alla questione. Scrittori, musicisti, fotografi, pittori, insegnanti, manager, casalinghe, pensionati, studenti... «L’Accademia propone molte iniziative, ma il fulcro della sua attività rimangono le sue sessioni di insegnamento, quella estiva e quella invernale. La scuola estiva di pedagogia del silenzio inizierà ad Anghiari mercoledì prossimo, durerà cinque giorni, presentando corsi, laboratori, esercitazioni, tra suggestioni filosofiche, musicali, poetiche, gestuali. Tra camminate nei boschi, anche di notte. Poi in inverno ci sono le lezioni a Milano. Si cerca di far capire che il silenzio deve diventare un’attitudine interiore da vivere sempre, non solo come parentesi, come momentanea fuga dalla vita di tutti i giorni». Per aiutare questa metamorfosi costante verso una vita meno rumorosa vengono poi proposti i Taccuini, «piccoli libri da tenere sempre con sé e che suggeriscono pratiche e consigli per creare oasi silenziose dentro di sé». Poi mostre, incontri, laboratori di scrittura autobiografica, «senza alcuna velleità artistica, sia chiaro», e le sollecitazioni a molte amministrazioni locali affinché procedono ad una sorta di ‘mappatura’ di zone di silenzio doc accessibili agli appassionati. Il silenzio è d’oro, recita un antico adagio. Effettivamente, il riscontro di questa eterna verità appare più che concreto se si vanno a cercare i prezzi degli alberghi con aspirazioni para-spirituali. ‘Eremito’ è un agriturismo per adulti, cioè non ci si portano i bambini, annidato tra le colline umbre. Qui, dunque, qualche anno fa è stata restaurata una costruzione originale del Trecento, un monastero, che, nel trasformarsi in un eco-resort di lusso, mantiene la struttura con tanto di celle e refettorio. Le ‘celluzze’, come vengono definite le stanze, ricalcano il modello degli antichi eremiti abitatori del luogo, hanno mura di pietra squadrata (ma il bagno ha una molto contemporanea doccia). In queste stanze non ci sono telefoni, nè tv e non c’è la connessione wi-fi. I prezzi’ Una camera matrimoniale, nel periodo di agosto, costa circa 300 euro per notte. Relais du silence è invece una catena di hotel presenti in 10 Paesi, compresa l’Italia. I prezzi vanno da 80 euro circa a notte, e permettono di scegliere tra castelli, chalet, cascine, mulini, residenze storiche. Naturalmente si può contare sul fatto che non si sentiranno schiamazzi nel cuore della notte, urla in piscina, baldoria nelle sale della colazione. Almeno sulla carta, perché l’istinto cafonesco è duro da tenere a bada e puo’ manifestarsi sempre e ovunque, anche a tradimento.