il Fatto Quotidiano, 26 agosto 2018
Che cosa fa realmente l’Europa sui migranti, paese per paese
Quanti sono i migranti e i rifugiati nei principali Paesi dell’Unione europea e in quelli più esposti alle diverse ondate dei flussi migratori come la Spagna, la Grecia e Malta? Quanti di loro sono stati trasferiti dalla nazione di primo approdo trovando accoglienza presso uno degli altri Paesi, come il Consiglio Ue di fine giugno aveva indicato?
Il piano iniziale approvato a fine 2015 dal Consiglio europeo si poneva l’obiettivo di ricollocare complessivamente 160.000 rifugiati nel giro di due anni (poi sceso a poco meno di 100.000 dopo l’accordo con la Turchia nel marzo 2016). Un obiettivo lontano dalla realtà dei fatti: a fine maggio 2018 le relocation attuate ammontano a 12.690 dall’Italia e 21.999 dalla Grecia, per un totale di 34.689, meno della metà dell’obiettivo previsto. Il sistema dei ricollocamenti è coordinato a Bruxelles dall’Easo (European Asylum Support Office), agenzia dell’Unione europea il cui scopo è quello di sostenere i Paesi maggiormente sotto pressione per il flusso migratorio, finora principalmente Italia e Grecia. Tutti i membri dell’Unione hanno partecipato in proporzione differente al programma di ricollocazione, tranne Regno Unito e Danimarca, Polonia e Ungheria. Ad aver accettato il maggior numero di ricollocati, sempre da Italia e Grecia, sono stati Svezia (circa 3000 in totale) e Paesi Bassi (2775). Tra i grandi, invece, la Germania (quasi 11.000), la Francia (circa 5000), seguite dalla Spagna (1359) e dal Belgio (1171). E se anche la piccola Malta ne ha ricevuti 67 da Roma e 101 da Atene, l’Austria si ferma a 43, di cui nessuno dalla Grecia.
Ma qual è la situazione nei principali Paesi?
Germania
Il più grande dei Paesi europei per numero di abitanti – poco più di 80 milioni – la Germania ha il flusso di migranti più sostenuto in termini assoluti, e ne ospita già circa il 30% del totale europeo. È interessante notare, tuttavia, che il numero di chi entra in Germania come richiedente asilo è crollato rispetto al picco del 2015 – l’anno delle porte aperte ai profughi siriani da parte della cancelliera Merkel – quando aveva raggiunto gli 890.000. Successivamente si sono registrate 280.000 domande (2016) e 186.644 nel 2017: una tendenza in netto calo, dovuta all’accordo tra Ue e Turchia firmato nel 2016. Lo scorso luglio a Pozzallo, in Sicilia, è sbarcata una nave con 447 profughi. La Germania, con altre 6 Paesi Ue, ha promesso di accoglierne 50. A oggi, nessuno di loro è stato però trasferito.
Francia
Tendenza in aumento per i migranti in Francia. Il ministero degli Interni ha reso noto che se nel 2016 il numero di immigrati e richiedenti asilo superava di poco le 100.000 persone, lo scorso anno si è chiuso con un rialzo del 35%, arrivando così a 262.000. Sempre secondo dati del ministero, sono aumentate anche le espulsioni di migranti considerati irregolari (+14,6% rispetto al 2016, con totale di quasi 15.000 rimpatri forzati). Sui profughi di Pozzallo, tuttavia, Parigi è stata solidale come promesso: ha accolto 47 delle 50 persone a bordo della nave (gli altri 3 si trovano al momento in ospedale).
Spagna
Il numero dei richiedenti asilo in Spagna è tradizionalmente molto più basso dei Paesi centro-europei. Nel 2017 si è fermato a 32.000. Altro discorso quello degli sbarchi che, già nel 2017 ma soprattutto nel 2018, sono aumentati esponenzialmente. Secondo l’Organizzazione Internazionale dell Migrazioni (OIM), il numero degli arrivi via mare è stato di 21.468 lo scorso anno, mentre da gennaio a giugno ne sono arrivati già più di 11.000. Per fare un paragone mentre l’Italia ha registrato nel 2018 il 78% di arrivi via mare in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, Madrid ne ha visti il 54% in più. La politica di accoglienza del premier socialista Sanchez si è manifestata nel caso della nave Aquarius, respinta dall’Italia e accolta a giugno nel porto di Valencia. Non così si può dire di Pozzallo: nessuno ha messo ancora piede in Spagna, dato che formalmente Madrid attende l’invio delle impronte digitali dei profughi.
Grecia
In Grecia dati ufficiali registrano 58.661 richieste di asilo alla fine del 2017. Apparentemente poco, ma più che in Spagna, se si considera tanto il numero degli abitanti (poco più di 10 milioni, meno di un quarto degli iberici), sebbene il numero complessivo degli immigrati è comprensibilmente minore. Anche nel caso greco il problema più attuale è rappresentato dall’aumento degli sbarchi, che controbilancia il minore flusso verso le coste italiane attraverso la rotta centro-mediterranea. Secondo dati forniti dall’Unhcr, il numero dei profughi approdati nel Paese ellenico dall’inizio del 2018 è di oltre 13.000. Prima della chiusura della rotta balcanica grazie all’accordo tra Bruxelles e Ankara (marzo 2016), Atene aveva assistito all’arrivo di oltre 800.000 migranti via mare, specialmente sulle isole. Un numero poi drasticamente calato a 173.000 (2016) e a poco meno di 30.000 (2017).
Malta
Malta, l’isola al centro del Mediterraneo, con i suoi 420.000 abitanti ha un trend di sbarchi in calo da almeno due anni. I numeri di Unhcr mostrano da un lato il numero costante delle richieste di asilo (1692 nel 2015, 1733 nel 2016, 1616 nel 2017), ma un diverso andamento riguardo agli arrivi, crollati dai circa 2000 di 5 anni fa ai 104 del 2015 e poi di nuovo calati a soli 25 e 23 rispettivamente nel 2016 e 2017. Anche la Valletta si era impegnata ad accogliere 50 dei profughi sbarcati a Pozzallo, ma non ha preso alcuno, giustificandosi con lo sbarco sulle sue coste della nave Lifetime (respinta a fine giugno da Salvini).
Visegrad
Fin dal 2015, i Paesi di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia) hanno chiaramente espresso la loro contrarietà a ricollocare entro i loro confini i migranti arrivati in Europa attraverso Italia e Grecia. A fine 2017 i richiedenti asilo secondo i dati forniti dall’Asylum Information Database erano 5053 per Varsavia, 4400 per Budapest, mentre per Praga e Bratislava si attestano rispettivamente a 1470 e 165. Numeri bassissimi rispetto agli altri partner dell’Ue. In realtà, i Paesi che compongono l’ex Cecoslovacchia hanno accettato in minima parte i ricollocamenti suggeriti proposti nel 2015 accogliendo entrambi una decina di profughi dalla Grecia. Diverse le cifre dell’Austria, che pur non facendo parte del gruppo Visegrad, con l’arrivo del premier Sebastian Kurz si è molto avvicinato alle politiche restrittive del blocco di Paesi guidato dal Viktor Orban. Alla fine del 2017, Vienna aveva ricevuto 24.295 richieste d’asilo, attestandosi al 3,3% del totale dei Paesi Ue.