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 2018  agosto 26 Domenica calendario

Yoko Ono non è una strega ma un genio

Il 5 ottobre, i fan di John Lennon potranno mettere le mani su Imagine – The Ultimate Collection, ovvero l’album più famoso dell’ex Beatle, accompagnato da un numero rilevante di demo inediti ed extra per un totale di 140 brani, un documentario e due film a corredo. Il 9 ottobre, data di nascita di John, esce anche il libro su Imagine. La curatrice è la vedova Yoko Ono: «Ne ha parlato soprattutto chi non c’era. Sono quindi onorata che per la prima volta tanti testimoni abbiano accettato di darmi un po’ di verità con le loro parole e con le loro fotografie». Ci saranno quaranta testimonianze che faranno anche luce sul ruolo di Yoko nella composizione di Imagine (1971), una delle canzoni più note e amate al mondo. L’anno scorso la National Music Publishers Association ha accolto una richiesta di John Lennon risalente al 1980. L’ex Beatle sosteneva che sua moglie fosse coautrice del brano: «Fosse stato qualunque altro collaboratore lo avrei accreditato ma trattandosi di mia moglie mi sembrava che le cose restassero comunque in famiglia e non l’ho fatto». Non è una gentilezza di John, ci sono le prove. Il testo di Imagine nasce da Grapefruit (uscito nel 1964), libro d’artista di Yoko costruito su haiku che invitano a immaginare o realizzare o completare un’opera d’arte: «Imagine one thousand suns in the sky at the same time» («Immagina mille soli nel cielo allo stesso tempo»), e ancora «Imagine the clouds dripping. Dig a hole in your garden to put them in» («Immagina le nuvole che cadono. Scava un buco in giardino per mettercele dentro»). Sono haiku scritti nel 1963 e inclusi nella copertina del disco di Lennon.
La signora Lennon pubblica anche il suo nuovo album, Warzone atteso per il 19 ottobre. Non tutti conoscono l’ampia discografia di Yoko, che comprende rock tradizionale (Fly, Approximately Infinite Universe); rock meno tradizionale (Rising); esperimenti con elettronica e chitarre (Rising Mixes, Beetween My Head and the Sky, Take Me to the Land of Hell); e riletture dei suoi vecchi brani con l’aiuto di giovani sperimentatori (Open your Box, Yes, I’m a Witch). 
Matteo B. Bianchi ha scritto un libro (Yoko Ono, Add editore, pagg. 248, euro 13) che «vendica» gli estimatori dell’artista giapponese. Non è mai stata una figura marginale che ha vissuto di luce riflessa. Yoko è nata a Tokyo nel 1933. La famiglia era ricca ma «difficile» a causa dell’educazione opprimente e classista. Dopo la guerra, si trasferisce negli Stati Uniti. Si sposa due volte. Il secondo matrimonio è traumatico. Il marito, Anthony Cox, sparisce con la figlia Kyoko nel 1971. Si incontreranno di nuovo soltanto nel 1998. In America comunque Yoko trova la sua dimensione artistica. Fa parte del gruppo d’avanguardia Fluxus. Usa il corpo come «installazione» e dispone che tutte le sue opere richiedano la collaborazione attiva del pubblico, chiamato a completarle. Celebre è la performance Cut Piece (1964) durante la quale una impassibile Yoko chiede al pubblico di tagliarle pezzo dopo pezzo il vestito che indossa, fino a lasciarla nuda. Genio o banalità? Una frequentazione prolungata porta a votare per la prima ipotesi: genio. Le provocazioni di Yoko sono sempre leggere e invitano a un atteggiamento positivo. Quelle «sciocchezze» raccolte in Grapefruit hanno il potere di far pensare ma anche generare relax e benessere.
Nel corso di una esposizione londinese nella galleria di Barry Miles, Yoko incontra John Lennon che arriva per un’anteprima riservata. All’ingresso John nota una mela verde e le dà un morso. Peccato non sia frutta a disposizione del pubblico affamato ma un’opera d’arte di Yoko. La mela intatta dovrebbe rimanere esposta e marcire sotto gli occhi dei visitatori. In una sala Lennon nota una scala. Sale. Sul soffitto si legge la minuscola scritta: «YES». Lui rimane colpito. Lei, no. Ignora chi sia Lennon ed è anche infastidita dalla goffa entrata in scena. Finiranno per sposarsi e influenzarsi a vicenda. Le accuse a Yoko di aver provocato la fine dei Beatles non reggono. C’era sotto una questione economica, un dissenso su chi e come dovesse gestire il patrimonio del gruppo. Un capro espiatorio comunque è sempre utile. Yoko sembra nata per ricoprire quel ruolo che la perseguita da allora. Le carriere di John e Yoko proseguono parallele. Del marito sappiamo tutto. Passiamo alla discografia della moglie. Il catalogo è tutto da riascoltare e soppesare meglio. Anche il contestato Season of Glass, uscito poco dopo la fine assurda di John Lennon, ammazzato da un fan in cerca di autografo nel 1980. In copertina ci sono un paio di occhiali rotti e insanguinati: sono quelli che John indossava al momento della morte. Le accuse questa volta sono di sciacallaggio. Non è vero. Il disco è una delicata lettera d’amore a John. 
Come artista, Yoko ha ottenuto una consacrazione con personale al Moma, inviti alla Biennale di Venezia e altri traguardi prestigiosi. Presto o tardi arriverà anche quella discografica. E a quel punto John Lennon sarà ricordato (anche) come «il marito di Yoko Ono».