Il Messaggero, 26 agosto 2018
«Le botte di Franco Nero e Clooney inginocchiato». Ricordi di Rino Barillari
«E le stelle stanno a mangiare». Non è soltanto il titolo del gustoso libro che Franca Foffo ha dedicato alla Taverna Flavia, il ristorante diventato negli anni Sessanta il tempio della Dolce Vita sotto l’impulso del proprietario, il compianto avvocato Mimmo Cavicchia. «Ai suoi tavoli», racconta infervorandosi Rino Barillari, «si sfamavano le celebrità prima di andare a fare lo struscio in via Veneto e a Fontana di Trevi, o a ubriacarsi nei night del centro». Nell’epoca ruggente della Roma by night, il ristorante strategicamente posizionato in via Flavia, proprio a due passi da via Veneto, era per Rino e per i suoi colleghi «un terreno di caccia irrinunciabile».
Così, ogni sera, Il King dei paparazzi correva a timbrare il cartellino nel locale, sicuro di non tornare a casa a mani vuote. «Potevi trovare là Kirk Douglas, Kim Novak, Tony Curtis, Yul Brinner con la pelata che luccicava nel buio, Sofia Loren con Carlo Ponti, Ava Gardner e Walter Chiari. Perfino Alberto Sordi che girava dieci film all’anno e la sera, morto dalla stanchezza, non usciva mai al punto che si era fatto la fama, del tutto immeritata, di spilorcio. L’amore turbolento tra Liz Taylor e Richard Burton si è consumato proprio alla Taverna, tra piatti di carbonara e fiumi di champagne», rivela l’inarrestabile fotoreporter de Il Messaggero.
LA SFURIATA
«Nello spazio di una cena, i due si prendevano, si lasciavano, litigavano come pazzi, poi si rimettevano insieme. Quando uscivano dal ristorante, preceduti dal profumo di Liz, così intenso che quasi ti stordiva, lui metteva le mani avanti urlando no picture ma io, saltato fuori dal buio, li bersagliavo come un pazzo. La guerra è guerra e finivano per arrendersi al mio flash».
Sedevano a quei tavoli altre coppie altrettanto famose ma più compassate: «Audrey Hepburn e il primo marito Mel Ferrer erano i più eleganti», rievoca Rino. «Grace e Ranieri di Monaco, gentilissimi, non si sottraevano ai miei scatti. Qualche decennio dopo la loro figlia Carolina, accompagnata dal secondo marito Ernest di Hannover, non sarebbe stata altrettanto generosa. Pretendeva la privacy assoluta». Figiuriamoci. Con Barillari «si scrive privacy, si legge provaci» e anche le celebrità più ostinatamente riservate prima o poi dovevano rassegnarsi alla persecuzione del paparazzo.
Scorrono ancora, come in un film che non ha perso smalto, i ricordi del King. «Una sera litigai di brutto con Charles Aznavour che avevo beccato con una donna e inseguito fino a via Frattina. Non voleva farsi fotografare, ma alla fine ebbi la meglio io». Ancora. «Qualche tempo dopo venni aggredito da Franco Nero, che avevo braccato fino a Fontana di Trevi. Era davvero incazzato, ma io non ho mai avuto paura delle botte: nel corso della mia carriera mi sono state fracassate 76 macchine fotogafiche, ho avuto undici costole rotte e sono finito al pronto soccorso 164 volte». Risatina: questo bollettino di guerra, per lui, è meglio di un’onorificenza. «C’è chi si vergogna, ma io sono sempre stato orgoglioso di fare il paparazzo», assicura.
IL CENTONE
Rino racconta che alla Taverna mangiava spesso Veruschka, tedesca, prima top model della storia, all’attivo un’apparizione in Blow Up di Michelangelo Antonioni: «In realtà si chiamava Vera Gottliebe Anna von Lehndorff-Steinort, era di origini nobili e a Roma stava con il fotografo Franco Rubartelli. Non si sottraeva certo agli scatti. Cavicchia le intitolò un’insalata a base di tartufi». Nel ristorante di via Flavia passavano davvero tutti. «Una sera beccai Ringo Starr con la Bond Girl Luciana Paluzzi e, stampando la foto, mi accorsi che dalle tasche del Beatle era caduta una banconota da 100 dollari. Aveva così tanti soldi che nemmeno se n’era accorto».
LA NOSTALGIA
Qualcuno, a Dolce Vita archiviata, ha provato a riesumarne i furori. «Vittorio Sgarbi trascinò l’ex playmate Anna-Nicole Smith su un divano e iniziò a spogliarla tra i flash impazziti», rievoca Rino divertito. Fu Dolce Vita di ritorno anche il secchiello del ghiaccio scagliato contro il King dai gorilla della top Claudia Schiffer negli anni Novanta: «C’è nostalgia per quell’epoca finita per sempre».
Dai ricordi salta fuori lo scontro con Sylvester Stallone. «Con me si comportò da stronzo», rivela il paparazzo, «ma poi mi chiese scusa». Ti pareva. Invece, nell’albo d’oro del King, il posto d’onore appartiene a George Clooney. «Mi arriva una dritta: l’attore sta mangiando in una trattoria sul Lungotevere. Mi precipito ma mi sbarrano l’ingresso. Agitation. Lui esce, esclama Oh, my God, s’inginocchia e mi bacia la mano dicendomi lei è la persona più educata che conosco. E mi strangola per gioco. Un mito».
IL DECLINO
Barillari non è soltanto il paparazzo della Dolce Vita: i suoi scatti hanno consegnato alla storia anche i protagonisti della politica, gli anni di piombo, le manifestazioni di piazza, i grandi delitti. Figuriamoci se, dopo tanti scoop, il King poteva farsi impressionare da Chiara Ferragni (diva? no, influencer) che, pur vivendo in diretta sui social, si è rifiutata di farsi fotografare. «Il mondo è cambiato», osserva Rino, «oggi la celebrità si raggiunge collezionando followers ma pochi lasciano il segno. Parleremo ancora tra dieci anni della signorina Ferragni? Non lo so. Invece, dopo mezzo secolo, non ci stanchiamo di rievocare le bizze di Liz. La guerra è guerra. E la vincono sempre i più grandi».