Corriere della Sera, 24 agosto 2018
Amori e grattacieli: l’elegante commedia di Leo McCarey
«È il posto più vicino al Paradiso che conosca» dice la donna, ex cantante, parlando dell’Empire State Building, dove coronerà dopo molte sorprese la sua storia d’amore con un playboy dello stile di Cary Grant, incontrato in crociera e oggetto di un amore da prima classe.
Tutto ciò e altro, compresa una visita non casuale, in Un amore splendido, sintonizzato sui battiti del cuore perduti del 1957, il film più noto di un grande regista di commedie, Leo McCarey. A lui il Festival di Locarno ha dedicato una retrospettiva indicandolo come il nume tutelare di quel cinema che spazia dall’action ruzzolone di Stanlio e Ollio o dei fratelli Marx alla grazia di Cary Grant o Bing Crosby e ai sospiri sentimentali della palpitante donna di casa Deborah Kerr.
I due innamorati, di media età, abiti da sera e champagne sempre pronti, ciascuno libero ma non troppo, decidono, sbarcati a New York, di rivedersi, per essere sicuri dei loro sentimenti, dopo sei mesi e all’ultimo piano di un edificio di culto: ecco l’Empire State Building, dove molto cinema ha trovato il suo finale ideale.
Dalla prima versione di questa storia, sempre di McCarey, del 1939 con Irene Dunne e Charles Boyer, dialoghi di Delmer Daves, al remake del ‘94 con Beatty, la Benning e l’ultima Katharine Hepburn; dalla citazione di Insonnia d’amore (Hanks e Meg Ryan) anch’esso col the end dall’alto di Manhattan, come succedeva anche in La vergine sotto il tetto di Preminger. La commedia di McCarey è di particolare eleganza, la fotografia soffice e la battuta da cocktail spingono il pedale brillante e quello lacrimoso, tanto che a lungo questo genere fu considerato «per signore». In 115’ si passa dalla vita di crociera che nel ‘57 in Italia era ancora esotica, alla zona melò che mette a dura prova anche i più scettici cinici fra il traffico di New York coi suoi taxi gialli e un appuntamento forse mancato.
(Un amore splendido, di McCarey. Tv 2000, ore 21.15)