Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  agosto 25 Sabato calendario

Tissi, la star italiana del Bolshoi, torna a danzare alla Scala

Da giovanissima promessa a star. Il successo per Jacopo Tissi è un ascensore in vertiginosa salita. Sono bastati meno di due anni a questo rampante 23enne dal viso d’angelo, originario di Landriano, Pavia, per coronare un sogno bello e impossibile: entrare a fare parte dell’esclusiva cerchia dei nomi più quotati del Balletto del Bolshoi, dopo esservi stato assunto, primo italiano nella storia della prestigiosa compagnia.
Nell’imminente tour alla Scala della leggendaria compagnia russa, assente dal tempio milanese da 11 anni, è stato scelto per interpretare il ruolo principale maschile di Solor nella Bayadère di Yuri Grigorovich (da Petipa) in coppia con la diciannovenne Alyona Kovalyova, nel terzo cast, in scena il 10 settembre, che segue i primi due cast di big indiscussi, tutti étoile, la diva Svetlana Zakharova con Denis Rodkin (ai quali è affidata l’inaugurazione del 7), Olga Smirnova con Semyon Chudin. Dall’11 al 13, il Bolshoi presenterà un secondo programma, la Bisbetica domata neoclassica che il francese Maillot ha creato per la compagnia.
Per Tissi, che nel mese di luglio ha incassato una nuova promozione al rango di «solista principale» (gli manca quindi un solo scatto nell’organigramma per essere étoile), è un’ulteriore investitura da parte del direttore del ballo Makhar Vaziev che già l’aveva lanciato quando era alla guida del Balletto della Scala. Sono passati appena due anni da quando, nel settembre 2016, Jacopo aveva annunciato di aver deciso di lasciare la Scala, dove figurava come «aggiunto» pur interpretando ruoli da solisti, per volare a Mosca ed entrare in compagnia. È quindi un ritorno da vincitore alla Scala, alla cui scuola si è diplomato con il massimo punteggio.
Le fiabe, dunque, esistono anche nella vita, non solo nei balletti. Che effetto le fa pensare di calcare di nuovo le tavole del Piermarini dopo due anni d’assenza?
«Sarà una fortissima emozione tornare nel teatro dove sono cresciuto, accostato a ballerini di questo livello. Peccato però non incrociare i miei ex colleghi scaligeri, visto che il Balletto della Scala sarà in tour in Cina dal 31 agosto. Oggi sono molto diverso dal Tissi che danzava alla Scala: due anni al Bolshoi valgono come dieci, dal punto di vista delle possibilità; in quest’ultima stagione ho affrontato dieci “prime” diverse con un ritmo intensissimo».
È la dimostrazione che la cosiddetta generazione degli «sdraiati» può emergere anche nelle situazioni più competitive. Quale dote l’ha aiutata di più?
«Una combinazione di carattere, voglia di fare, passione, ambizione. E un po’ di coraggio. Se penso al contesto piccolo da cui sono partito, la provincia di Pavia, per poi approdare a Mosca… È stato fondamentale il sostegno della mia famiglia, degli insegnanti, del direttore del ballo. I miei genitori vengono a vedermi ovunque».
La sua carriera ha avuto, dall’inizio, un’anima russa, dai maestri che l’hanno seguita al debutto alla Scala in coppia con la Zakharova nella «Bella Addormentata» di Ratmansky. Si sente un predestinato?
«Certo, la fortuna aiuta, ma non basta. Bisogna saper cogliere le occasioni, poi c’è solo concretezza dell’impegno costante. Un po’, al destino credo: ho scoperto la danza a cinque anni guardando in televisione il Lago dei Cigni: sembrava soltanto un gioco, invece è stata la folgorazione che ha segnato la mia vita».
È alto quasi 1 metro e 90. Come gestisce il corpo per affrontare rapidità e potenza nei passi più virtuosistici?
«Con l’allenamento intensivo che affronto in teatro ogni giorno, ma devo stare attento a non sovraffaticare il corpo. Due volte alla settimana integro la danza con gli allenamenti in palestra soprattutto per potenziare il busto. Alla Scuola della Scala sono cresciuto guardando, come modello, a Roberto Bolle, a cui mi dicono assomiglio fisicamente. Oggi, ho assimilato lo stile russo e ballo in modo diverso da lui».
Dalla Russia non solo onori: in quanto ballerino del Bolshoi le è stato negato il visto per ballare a New York con Olga Smirnova…
«Abbiamo compilato tutti i moduli per i documenti, sembrava tutto a posto. Alla fine non si è capito a chi dare la colpa».