Il Messaggero, 25 agosto 2018
Peppe Vessicchio: «Se alla mozzarella fai sentire Mozart il suo sapore migliora»
Il maestro Peppe Vessicchio è sicuro: «Se alla mozzarella fai sentire Mozart il suo sapore migliora». Sembra una battuta, ma la bacchetta più popolare della musica pop nazionale non ride, anzi, ne è sicuro. Non solo: da tempo dedica tutta la sua passione allo studio degli effetti delle vibrazioni armoniche su quelli che chiama, da esperto, «gli alimenti acquosi». Non solo mozzarella, anche pomodori, vino, melanzane, pasta. Di più, sta associando a quei cibi le pagine musicali più adatte a produrre benefici. Bach e Mozart vanno fortissimo, come Brahms, Beethoven,(«non la Quarta sinfonia», avverte). Le istruzioni sono queste: «Si prende l’ipad, ci si mettono sopra i bicchieri, ma anche la bottiglia o un panierino con mozzarella o pomodoro e si procede con la musica giusta». Ma non musica a caso, ogni alimento, ogni vino ha il suo spartito d’elezione.
Maestro, lei finora ha diretto le orchestre, come le è venuto di suonare le mozzarelle?
«Sono partito da uno studio scientifico fatto nel Wisconsin, anni fa: stabilì che le vacche facevano più latte se si suonava Mozart. Hanno provato anche coi Led Zeppelin, ma con risultati pessimi».
E allora?
«Ho pensato che non poteva essere un motivo culturale».
Giusto, le vacche melomani non esistono.
«Ci doveva essere una ragione fisica: ovvero, le vibrazioni musicali. Se rispondono al principio delle armonie naturali, fanno trovare alle componenti degli alimenti la migliore coerenza fra di loro. Ci lavoro da dieci anni e ho scritto anche un libro. E ora vado avanti con l’aiuto di un musicoterapeuta».
Avete risultati confortanti?
«Sere fa, davanti a un po’ di enologi a Guardia Sanframondi, dove si fa la falanghina, ho preso 8 bicchieri della stessa bottiglia. Quattro li ho lasciati sul tavolo, gli altri li ho messi sull’ipad mentre suonava Bach. Dopo 12 minuti, il vino ha cominciato a cambiare colore. E, all’assaggio, il gusto era decisamente migliorato fra le facce sbigottite degli esperti. Sui pomodori l’esperimento è stato confortato dai risultati di uno spettrofotometro. L’ho fatto anche in teatro a Taormina, con una mia composizione. Dopo 15 minuti un biologo molecolare svizzero ha constatato gli effetti».
Verrà preso d’assalto.
«Ci sono cantine che mi chiamano per suonare le botti. La Conad è pronta a creare un circuito con diecimila bottiglie».
Hegel sosteneva che la musica eleva lo spirito, lei sostiene che eleva gli alimenti.
«Provo soddisfazione: finalmente, sono riuscito a utilizzare la musica per aiutare gli altri. Ora, in tutto quello che faccio, cerco sempre di individuare le armonie naturali. Ho già fatto un disco di miei composizioni scritte secondo questo principio».
L’attività pop, dunque, è finita in secondo piano.
«Cerco di fare tutto. A Firenze a Rockin’ 1000 ho diretto un’orchestra con 1500 elementi. È stato pazzesco. C’era ospite Courtney Love, ma ho chiesto di aprire con il Preludio n.1 di Bach».
Al pop e a Sanremo, che ha vinto 4 volte, però deve riconoscenza.
«La prima volta ho diretto nel 90, quando tornava l’orchestra dal vivo. Diressi e arrangiai La Nevicata del 56 cantata da Mia Martini e Tu...si con Mango».
Anche Amici le ha dato grande notorietà.
«C’era un’esposizione quotidiana molto forte in un luogo dove poteva avvenire di tutto».
Poi c’è stato il divorzio.
«Venne fatta la scelta di puntare sulla scena, dove l’orchestra sarebbe stata d’impaccio. Ho continuato a lavorare per due o tre anni sulle basi, poi ho lasciato, per tornare all’amata musica classica, abbandonata a 20 anni».
Cosa la spinse a quella scelta?
«Venni ammaliato dal pop, dove ho avuto subito dei risultati anche economici. Cominciai con Peppino Di Capri, poi Fred Bongusto, Peppino Gagliardi e Bennato».
Quindi è arrivato Gino Paoli.
«Con cui ho lavorato tanto. Da Una lunga storia d’amore a Ti lascio una canzone che firmai come coautore, al tour con Ornella Vanoni dell’85. Con Gino, grazie a un testo scritto da lui, sono poi arrivato a Zucchero».
La classica, però, non l’ha mai lasciata del tutto.
«Ho lavorato per cantanti stranieri come Sarah Brightman, con Bocelli per Sogno, che ha venduto 9 milioni di copie». L’intervista è avvenuta mentre Peppe Vessicchio, in vacanza in campagna, stava preparando una genovese, il ragù napoletano a base di cipolla e carne. Naturalmente la cipolla è stata suonata a dovere: «L’ho trattata con una mia composizione che passa per tutte le tonalità». Ed è venuta benissimo.