La Stampa, 25 agosto 2018
Il Pacifico è troppo caldo, allarme salmoni in Alaska
Nessuno ha chiesto il parere agli orsi che tutti gli anni in Alaska aspettano l’arrivo dei salmoni per farsene scorpacciate; va bene, questi colossi scorbutici da 500 chili sono difficili da intervistare, ma se rilasciassero dichiarazioni potrebbero lamentarsi di quanto la pesca sia calata nel 2018, addirittura crollata. Gli scienziati che misurano in modo oggettivo, usando i sonar, il passaggio annuale dei salmoni, hanno verificato che quest’estate il numero in Alaska si è dimezzato rispetto al 2017. Inoltre la taglia media si è ridotta, e i ristoratori e i pescatori locali (quelli umani, non ursini) protestano che il gusto del pescato è differente. Non si sa bene perché tutto questo succeda, ma gli indizi puntano sul riscaldamento globale.
I salmoni hanno un ciclo di vita di alcuni anni (che varia a seconda delle specie e del sesso). Qualche anno fa una nuova generazione ha lasciato i fiumi dell’Alaska per scendere nell’Oceano Pacifico, dove è cresciuta fino all’età della riproduzione. Quest’estate i salmoni diventati adulti hanno risalito i fiumi della loro infanzia per deporre le uova. E qui si è scoperto il disastro.
Gli scienziati non corrono a conclusioni frettolose; osservano che in alcuni fiumi dell’Alaska il numero di salmoni nel 2018 è il più basso da 38 anni, ma questo vuol dire che 38 anni fa era già successa la stessa cosa; ci sono delle oscillazioni naturali. Però la tendenza di lungo periodo è al ribasso. A complicare le cose ci sono oscillazioni anche nelle temperature. Quest’anno la temperatura media dei fiumi dell’Alaska è stata più bassa che nel 2017, e più vicina alla media; ma questo rileva poco: il problema riguarda (probabilmente) le acque oceaniche.
Contrariamente a quello che si può immaginare, le acque fresche sono più favorevoli alla vita di quelle calde. Le acque calde sono più saline, mentre quelle fredde lo sono di meno, e perciò favoriscono una più ampia crescita di microrganismi, quindi possono sostenere più pesci che si nutrono di plancton. Fra il 2014 e il 2017 la zona del Pacifico in cui crescono i salmoni dell’Alaska è stata interessata da una bolla di calore, che adesso è parzialmente rifluita, ma che probabilmente ha compromesso la crescita di un’intera generazione di salmoni.
Non è andata così dappertutto; il panorama è variegato e lungo certi fiumi dell’Alaska la pesca nel 2018 è stata buona. Ma si è constatato un calo nel numero dei salmoni anche in Australia e Nuova Zelanda.
Per gli uomini il minor numero dei salmoni significa un aumento del prezzo medio. Ma per gli orsi, poverini? A loro tocca mangiare meno. E non possono neanche farsi intervistare per lamentarsi.