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 2018  agosto 25 Sabato calendario

Sevizie e lavori forzati alle Fiji, gli adepti ostaggi della setta

Il reverendo Esther aveva una missione: creare un mondo dove «solo Dio è Dio» per essere pronti al ritorno di Gesù Cristo sulla terra. Non c’era tempo da perdere, perché una visione le aveva rivelato che si stava avvicinando una micidiale siccità e carestia che avrebbe ucciso gran parte della popolazione mondiale. Per questo bisognava traslocare tutti al più presto nella Terra Promessa, «un’isola bella e incontaminata benedetta dal Signore».
Ed è così che il reverendo Esther, al secolo la signora Shin Ok-Ju, nel 2014 trasferì la sua Chiesa della Strada della Grazia dalla Corea del Sud a un vero paradiso terrestre, le Isole Fiji, dove «mettere le fondamenta per fare di quest’isola il centro del mondo, come promesso dalla Bibbia».
Il business milionario
Quando la setta parlava di fondamenta non scherzava. Con caratteristica capacità imprenditoriale, oltre a trasferire nel mezzo del Pacifico più di 400 fedeli sudcoreani, la leader della setta ha costruito il potente Gruppo GR (Grace Church), un business milionario di catene di ristoranti, negozi, coltivazioni e imprese edilizie con decine di contratti e appalti. Tanto che al momento le pie anime stanno erigendo la residenza presidenziale e il nuovo ufficio del primo ministro delle Fiji. Il gruppo ha anche donato 5 milioni di dollari all’Università statale per promuovere l’agricoltura organica. Il che spiega forse come sia riuscito ad ottenere una concessione su grandi terreni agricoli per 50 anni. Più simile a un’ambiziosa multinazionale che a un’opera religiosa. Il sogno s’infrange, però, quando poche settimane fa, atterrando all’Aeroporto di Seul, il reverendo Esther e altri tre membri delle Chiesa vengono arrestati dalle autorità sudcoreane. L’accusa è di avere seviziato e tenuto in ostaggio nel nuovo Paradiso ben 400 cittadini sudcoreani che, appena arrivati alle Fiji, si sono visti confiscare i passaporti.
Il «cortile delle bastonate»
È solo grazie alla fuga di cinque ex seguaci della Chiesa della Strada della Grazia che è emerso il racconto di quello che succedeva dietro le porte chiuse. Esiste, ad esempio, nel terreno della Chiesa, quello che viene chiamato il «Cortile delle Bastonate», dove i fedeli vengono incoraggiati a prendersi a sberle, pugni, calci e a darsele di santa (è il caso di dirlo) ragione, in una scena che evoca la caotica «cinghiaattanza» della destra radicale italiana.Così, si è venuto a sapere che un ragazzo è stato costretto a dare 100 schiaffi al padre, mentre un altro seguace è stato vittima di danni cerebrali a causa dei pestaggi, definiti come «esorcismi». 
Un altro ex credente di questa presunta «via della salvezza paradisiaca» ha fatto causa alla Chiesa di Grace Road per 6 milioni di dollari. Con la promessa di curarlo dalla schizofrenia con metodi spirituali, era stato immobilizzato in un lettino per 10 giorni consecutivi, bloccato con nastro isolante, mentre i suoi correligionari, vigilati dal reverendo Esther, pregavano con fervore sopra di lui. Purtroppo, però, una gamba legata troppo strettamente è entrata in cancrena e all’ospedale gliel’hanno dovuta amputare. 
Come una dittatura
Negli ultimi quattro anni, le altre Chiese delle Fiji hanno spesso denunciato alle autorità il fatto che la Grace Road fosse in realtà un culto pericoloso. «Alcuni dei nostri fedeli che lavoravano con la Grace Road – ha dichiarato Wilfred Regunamada, portavoce della Chiesa Metodista – ci dicevano che funzionava come una vera dittatura dove tutti avevano paura, compresi gli abitanti del luogo che lavoravano con loro».
Ora alle Fiji sono atterrati 20 agenti della polizia coreana per indagare, con l’aiuto dell’Interpol, su questa utopia cristiana. Vogliono interrogare i fedeli, controllati a vista da «guardiani» della Grace Church, e capire quanti di loro siano bloccati nell’isola contro il proprio volere.
Dal quartiere generale della setta arrivano dichiarazione sdegnate: «Chi ci vuole diffamare ha creato delle bugie impensabili su sequestri di passaporti, lavori forzati, carcerazione e violenze. Siamo infuriati da questa blasfemia nel nome di Dio che disonora il nostro reverendo e i 400 che voglio smentire tutte queste bugie». Ma se Interpol e polizia coreana avranno conferma delle accuse, la tanto temuta Apocalisse che aveva fatto fiorire la setta tra i Mari del Sud potrebbe rivelarsi una profezia che si autoavvera.