25 agosto 2018
Corsivi e commenti
Zampe nere
La Stampa
Comunque noi con gli eritrei siamo allenati. Ora, non farli scendere dalla Diciotti, nave italiana con comandante italiano attraccata in un porto italiano, in paragone è robetta, acqua fresca. Si sale, li si rifocilla, gli si dà biancheria pulita. Non dico la coscienza apposto, ma già un passo avanti. Gliene abbiamo combinate agli eritrei nel tempo, da quando a fine Ottocento facemmo della loro terra una colonia del Regno. Di solito ce la caviamo dicendo che gli abbiamo costruito strade, palazzi, persino ponti che non cadono (credo), e qualche impiccato qua e là, qualche centinaio di migliaia di ammazzati, qualche stupro quotidiano, qualche caso di schiavismo sui bambini pareva fosse soltanto un effetto collaterale. Ma decisamente peggio che fargli fare una crociera (copyright Salvini) da fermi. In Eritrea, per dire, abbiamo anche sperimentato le leggi razziali così affinate in patria sugli ebrei. Col fascismo, i negri (si diceva ancora così) non potevano entrare nei quartieri per bianchi, nei ristoranti per bianchi, nei bar per bianchi, figuriamoci nelle scuole e negli ospedali per bianchi. Chi ci provava, se gli andava bene erano calci nel sedere, e se gli andava male una cinquantina di frustate in piazza. Gli eritrei, poi, dovevano vestirsi da eritrei: vietato vestire all’occidentale. Vietato alle loro zampe nere di toccare i bianchi, mentre le manine bianche sulle negre planavano in allegria. Così capitava che nascessero dei meticci, e quando furono troppi si disse macché, sono negri pure loro, non italiani, fuori dai piedi, e gli tolsero cognome e cittadinanza. Facciamo passi avanti, un po’ lentamente.
Comunque noi con gli eritrei siamo allenati. Ora, non farli scendere dalla Diciotti, nave italiana con comandante italiano attraccata in un porto italiano, in paragone è robetta, acqua fresca. Si sale, li si rifocilla, gli si dà biancheria pulita. Non dico la coscienza apposto, ma già un passo avanti. Gliene abbiamo combinate agli eritrei nel tempo, da quando a fine Ottocento facemmo della loro terra una colonia del Regno. Di solito ce la caviamo dicendo che gli abbiamo costruito strade, palazzi, persino ponti che non cadono (credo), e qualche impiccato qua e là, qualche centinaio di migliaia di ammazzati, qualche stupro quotidiano, qualche caso di schiavismo sui bambini pareva fosse soltanto un effetto collaterale. Ma decisamente peggio che fargli fare una crociera (copyright Salvini) da fermi. In Eritrea, per dire, abbiamo anche sperimentato le leggi razziali così affinate in patria sugli ebrei. Col fascismo, i negri (si diceva ancora così) non potevano entrare nei quartieri per bianchi, nei ristoranti per bianchi, nei bar per bianchi, figuriamoci nelle scuole e negli ospedali per bianchi. Chi ci provava, se gli andava bene erano calci nel sedere, e se gli andava male una cinquantina di frustate in piazza. Gli eritrei, poi, dovevano vestirsi da eritrei: vietato vestire all’occidentale. Vietato alle loro zampe nere di toccare i bianchi, mentre le manine bianche sulle negre planavano in allegria. Così capitava che nascessero dei meticci, e quando furono troppi si disse macché, sono negri pure loro, non italiani, fuori dai piedi, e gli tolsero cognome e cittadinanza. Facciamo passi avanti, un po’ lentamente.
Mattia Feltri
Diversità
Diversità
la Repubblica
Che cosa pensa il capo dei grillini siciliani, Cancelleri, della vicenda della nave Diciotti e, più in generale, della questione dei migranti? Niente. Cioè: qualcosa, in passato, deve avere pensato, visto che nel suo curriculum vanta di avere organizzato «giornate di solidarietà per gli immigrati». Ma questo avveniva prima. Perché adesso, nelle furibonde polemiche di queste ore, con il presidente della Regione, Miccichè (destra storica, se così si può ricostruire il suo denso curriculum politico) che dà testualmente dello «stronzo» a Salvini augurandogli di «riuscire a provare vergogna», Cancelleri prende la parola solamente per denunciare che «quelli del Pd condividono il pensiero di Miccichè» e dunque «sembra che Forza Italia abbia superato il Pd a sinistra». Non una parola sui migranti, né in favore del durismo salviniano, né contro; né per l’accoglienza, né per il respingimento. Niente. Solamente una noticina finto-corrosiva in puro vecchio politichese, cose da vicecronista politico di stanza nei corridoi della Regione Sicilia, con il solo intelligibile scopo di ripetere la solfa che “sono tutti uguali” tranne, ovviamente, Cancelleri e la sua coorte di nuovissimi. In che cosa si sostanzi, questa prodigiosa diversità grillina, non è a Cancelleri che bisogna domandarlo. Non lo sa nemmeno lui: altrimenti, sulla dolorosa faccenda della Diciotti, ferma sotto il suo naso nel porto di Catania, questo ex amico dei migranti almeno mezzo tweet avrebbe trovato la maniera di scriverlo.
Michele Serra
Radio
Corriere della Sera
Che noia quelle domeniche tristi dell’adolescenza in cui le partite cominciavano tutte alla stessa ora e c’era un solo modo di seguirle in diretta, la radiolina, appesi alle voci di Ameri, Ciotti e Bortoluzzi. Oggi ho il televisore rotto e nel pomeriggio andrò a godermi Juventus-Lazio a casa di un mio conoscente che è abbonato a Sky, ma non a Dazn. Così per Napoli-Milan mi trasferirò a cena da un caro amico che ha Dazn, però anche il wi-fi più lento del mondo: sul suo computer è appena cominciato il secondo tempo della partita di sabato scorso. Forse ho cambiato idea. Andrò da mio cugino, che ha Dazn e, possedendo un decoder di Sky, si ostina a volere vedere la partita di Dazn sul televisore, ma non riesce a vedere nulla perché per poterlo fare dovrebbe comprare il nuovo decoder Sky Q, sfornato per l’occasione. A pensarci bene, non so ancora dove vedrò Napoli-Milan, né se la vedrò. Eppure la pubblicità mi ha spiegato che da quest’anno il sistema è cambiato in meglio e non può essere che così. Fino all’anno scorso pagavo una cifra per vedere soltanto tutte e dieci le partite di campionato. Adesso, pagando la stessa cifra, ne posso vedere ben sette. Per le tre rimanenti, tra cui per fortuna la più importante, ho l’opportunità straordinaria di sborsare altri soldi. E sono iniziative come questa che favoriscono la crescita del Paese.
Mi sa che domani sera opto per la decrescita felice e ascolto Inter-Torino alla radio.
Massimo Gramellini
Applausi
Che cosa pensa il capo dei grillini siciliani, Cancelleri, della vicenda della nave Diciotti e, più in generale, della questione dei migranti? Niente. Cioè: qualcosa, in passato, deve avere pensato, visto che nel suo curriculum vanta di avere organizzato «giornate di solidarietà per gli immigrati». Ma questo avveniva prima. Perché adesso, nelle furibonde polemiche di queste ore, con il presidente della Regione, Miccichè (destra storica, se così si può ricostruire il suo denso curriculum politico) che dà testualmente dello «stronzo» a Salvini augurandogli di «riuscire a provare vergogna», Cancelleri prende la parola solamente per denunciare che «quelli del Pd condividono il pensiero di Miccichè» e dunque «sembra che Forza Italia abbia superato il Pd a sinistra». Non una parola sui migranti, né in favore del durismo salviniano, né contro; né per l’accoglienza, né per il respingimento. Niente. Solamente una noticina finto-corrosiva in puro vecchio politichese, cose da vicecronista politico di stanza nei corridoi della Regione Sicilia, con il solo intelligibile scopo di ripetere la solfa che “sono tutti uguali” tranne, ovviamente, Cancelleri e la sua coorte di nuovissimi. In che cosa si sostanzi, questa prodigiosa diversità grillina, non è a Cancelleri che bisogna domandarlo. Non lo sa nemmeno lui: altrimenti, sulla dolorosa faccenda della Diciotti, ferma sotto il suo naso nel porto di Catania, questo ex amico dei migranti almeno mezzo tweet avrebbe trovato la maniera di scriverlo.
Michele Serra
Radio
Corriere della Sera
Che noia quelle domeniche tristi dell’adolescenza in cui le partite cominciavano tutte alla stessa ora e c’era un solo modo di seguirle in diretta, la radiolina, appesi alle voci di Ameri, Ciotti e Bortoluzzi. Oggi ho il televisore rotto e nel pomeriggio andrò a godermi Juventus-Lazio a casa di un mio conoscente che è abbonato a Sky, ma non a Dazn. Così per Napoli-Milan mi trasferirò a cena da un caro amico che ha Dazn, però anche il wi-fi più lento del mondo: sul suo computer è appena cominciato il secondo tempo della partita di sabato scorso. Forse ho cambiato idea. Andrò da mio cugino, che ha Dazn e, possedendo un decoder di Sky, si ostina a volere vedere la partita di Dazn sul televisore, ma non riesce a vedere nulla perché per poterlo fare dovrebbe comprare il nuovo decoder Sky Q, sfornato per l’occasione. A pensarci bene, non so ancora dove vedrò Napoli-Milan, né se la vedrò. Eppure la pubblicità mi ha spiegato che da quest’anno il sistema è cambiato in meglio e non può essere che così. Fino all’anno scorso pagavo una cifra per vedere soltanto tutte e dieci le partite di campionato. Adesso, pagando la stessa cifra, ne posso vedere ben sette. Per le tre rimanenti, tra cui per fortuna la più importante, ho l’opportunità straordinaria di sborsare altri soldi. E sono iniziative come questa che favoriscono la crescita del Paese.
Mi sa che domani sera opto per la decrescita felice e ascolto Inter-Torino alla radio.
Massimo Gramellini
Applausi
ItaliaOggi
Tutti i media, scritti e digitali, hanno coralmente detto che, ai solenni funerali di Genova per le vittime del crollo del viadotto Morandi, l’enorme e commosso pubblico presente aveva tributato un lungo applauso a Di Maio e a Conte ma aveva fischiato i due esponenti del Pd, Martina e Pinotti. L’informazione è giusta ma anche sbagliata. Un video corretto (che informa più dei media gallonati; e quindi li degrada) fa vedere che le cose sono andate diversamente. Gli esponenti del M5s infatti sono stati accolti da un silenzio totale che poi si è improvvisamente trasformato in un applauso scrosciante. Gli esponenti del Pd invece sono stati accolti da un silenzio plumbeo e terrificante che è durato a lungo. Solo dopo, molto dopo, sono partiti i fischi. Questi ultimi, come gli applausi, possono essere innescati dalla claque. Ma il silenzio generalizzato e minaccioso, no. Questo è espressione profonda del sentimento non pilotabile di tanti singoli. È un feeling di massa. Gli analisti politici, se non sanno leggere queste differenze, o abusano del loro ruolo oppure barano al gioco. Contro se stessi.
Sirmione
il Giornale
Tra i luoghi più belli del mondo, specchiata sul lago di Garda, vi è la città di Sirmione, a molti nota per le parole, come pensate per una donna amata, di Catullo: «Sirmione, perla delle penisole e delle isole, di tutte quante, sulla distesa di un lago trasparente o del mare senza confini... con quale piacere, con quale gioia torno a rivederti; a stento mi persuado di poterti guardare in tutta pace. Ma c’è cosa più felice dell’essersi liberato dagli affanni, quando la mente depone il fardello e stanchi di un viaggio in straniere regioni siamo tornati al nostro focolare e ci stendiamo nel letto desiderato? Questa, in cambio di tante fatiche, è l’unica soddisfazione. Salve, amabile Sirmione, festeggia il padrone, e voi, onde del lago di Lidia, festeggiatelo: voglio da voi uno scroscio di risate, di tutte le risate che avete». Una lunga penisola, per Carducci il «fiore delle penisole», si spinge all’interno del lago per prenderne tutta la luce e trasfigurare le pietre in una sostanza immateriale, onirica. Arrivare a Sirmione, attraversare il ponte verso il castello, significa entrare in un’altra dimensione, varcare la soglia del sogno. Tra i suoi monumenti, dalla Rocca scaligera alle Grotte di Catullo, alla chiesa di San Pietro in Mavino, vi è anche la più integra darsena medievale fortificata esistente, con le merlature a punta di lancia per il rifugio delle flotte. Nell’aria si sente ancora la voce di Maria Callas che qui ha vissuto. Forse è giusto cercare a Sirmione il luogo del compimento della nostalgia, dove mia madre ha passato giornate indimenticate.
Vittorio Sgarbi
Tutti i media, scritti e digitali, hanno coralmente detto che, ai solenni funerali di Genova per le vittime del crollo del viadotto Morandi, l’enorme e commosso pubblico presente aveva tributato un lungo applauso a Di Maio e a Conte ma aveva fischiato i due esponenti del Pd, Martina e Pinotti. L’informazione è giusta ma anche sbagliata. Un video corretto (che informa più dei media gallonati; e quindi li degrada) fa vedere che le cose sono andate diversamente. Gli esponenti del M5s infatti sono stati accolti da un silenzio totale che poi si è improvvisamente trasformato in un applauso scrosciante. Gli esponenti del Pd invece sono stati accolti da un silenzio plumbeo e terrificante che è durato a lungo. Solo dopo, molto dopo, sono partiti i fischi. Questi ultimi, come gli applausi, possono essere innescati dalla claque. Ma il silenzio generalizzato e minaccioso, no. Questo è espressione profonda del sentimento non pilotabile di tanti singoli. È un feeling di massa. Gli analisti politici, se non sanno leggere queste differenze, o abusano del loro ruolo oppure barano al gioco. Contro se stessi.
Sirmione
il Giornale
Tra i luoghi più belli del mondo, specchiata sul lago di Garda, vi è la città di Sirmione, a molti nota per le parole, come pensate per una donna amata, di Catullo: «Sirmione, perla delle penisole e delle isole, di tutte quante, sulla distesa di un lago trasparente o del mare senza confini... con quale piacere, con quale gioia torno a rivederti; a stento mi persuado di poterti guardare in tutta pace. Ma c’è cosa più felice dell’essersi liberato dagli affanni, quando la mente depone il fardello e stanchi di un viaggio in straniere regioni siamo tornati al nostro focolare e ci stendiamo nel letto desiderato? Questa, in cambio di tante fatiche, è l’unica soddisfazione. Salve, amabile Sirmione, festeggia il padrone, e voi, onde del lago di Lidia, festeggiatelo: voglio da voi uno scroscio di risate, di tutte le risate che avete». Una lunga penisola, per Carducci il «fiore delle penisole», si spinge all’interno del lago per prenderne tutta la luce e trasfigurare le pietre in una sostanza immateriale, onirica. Arrivare a Sirmione, attraversare il ponte verso il castello, significa entrare in un’altra dimensione, varcare la soglia del sogno. Tra i suoi monumenti, dalla Rocca scaligera alle Grotte di Catullo, alla chiesa di San Pietro in Mavino, vi è anche la più integra darsena medievale fortificata esistente, con le merlature a punta di lancia per il rifugio delle flotte. Nell’aria si sente ancora la voce di Maria Callas che qui ha vissuto. Forse è giusto cercare a Sirmione il luogo del compimento della nostalgia, dove mia madre ha passato giornate indimenticate.
Vittorio Sgarbi