il Fatto Quotidiano, 24 agosto 2018
I classici greci riscritti dalla parte delle donne
Cosa sarebbe successo se l’Iliade fosse stata scritta da una donna? Sarebbe cambiata la narrazione del potere e della guerra? Corre, corre via il tempo, eppure ancora oggi, duemilacinquecento anni dopo la prima rappresentazioni, fra le politiche estremiste e le istituzioni democratiche sotto minaccia, le tragedie della Grecia antica sono dannatamente attuali.
Non può essere un caso. Negli ultimi anni si sono susseguiti un numero crescente di nuovi adattamenti dei grandi testi in greco antico e diversi romanzieri, attratti dall’ispirazione universale e quegli eroi senza tempo, si sono messi alla prova, spaziando dai temi politici a quelli dell’identità sessuale.
È giunto il tempo di aggiornare i classici della letteratura? Un vero e proprio paradosso che la narrativa made in Usa sta affrontando a viso aperto.
The Silence of the Girls di Pat Barker è una revisione femminista dell’Iliade. L’autrice che ha vinto il Booker Prize nel 1995, ripercorre le fasi finali della guerra di Troia dalla prospettiva di Briseide, la sacerdotessa troiana di Apollo data ad Achille come premio per la vittoria. Briseide appare solo due volte nell’Iliade di Omero: nel libro 1, quando Achille la consegna ad Agamennone per poi rifiutarsi di combattere i Troiani e poi nel libro 19, nel suo lamento doloroso per la morte di Patroclo. In The Silence of the Girls invece è la voce narrante principale, testimone chiave dell’azione fuori dal campo di battaglia, attraverso cui prendono voce i sentimenti delle numerose ragazze catturate e date in premio alle truppe e ai comandanti achei, scambiandosi pettegolezzi sulle inclinazioni sessuali dei loro padroni. Attraverso i loro occhi l’accampamento greco è un “campo per stupri”. L’Achille di Omero piangeva la perdita di Briseide, invece Barker elimina ogni traccia d’emotività tra padrone e schiava, il suo eroe è “brutalizzato dalla guerra, mutilato nella mente”, al punto che “non è l’amore, ma l’umiliazione pubblica e l’orgoglio ferito per aver ceduto Briseide ad Agamennone che lo spingono a rifiutare di combattere”. Egoismo duro e puro. La guerra è amara, assurda e Briseide sa d’essere solo una merce, “un trofeo da esibire, in modo che altri uomini ti invidiano”.
Anche Margaret Atwood ha accettato la sfida dell’antica Grecia con The Penelopiad rielaborando il ritorno a casa di Odisseo mentre in Country di Michael Hughes, l’Iliade viene trasposta in Irlanda del Nord durante la fragile tregua del 1996. Gli Achei diventano le fazioni litigiose dell’IRA, dirette da Achille, “il miglior cecchino che l’IRA abbia mai visto” e i troiani sono i soldati britannici, pateticamente barricati dietro recinti di filo spinato. Hughes usa questo contesto per affrontare i limiti, la popolazione civile si è stancata dell’incombenza della morte ma la violenza è diventata uno stile di vita vero e proprio, difficile da metter via. Hughes racconta il mondo maschile dei campi di battaglia, puzzolente e pieno di testosterone, sangue e merda, in cui le donne non sono altro che fugaci apparizioni. Qui Briseide non parla affatto e Anna (alias Andromaca) è solo la miserabile moglie di un ufficiale al fronte, un’ombra sullo sfondo in un mondo macho.
Infine, il romanzo d’esordio di Daisy Johnson, Everything Under, in lizza per il Man Booker Prize 2018, è una affascinante revisione dell’Edipo Re di Sofocle. Un libro ambizioso che solleva domande sull’identità sessuale, l’incrocio fra destino e libero arbitrio. Everything Under è ambientato nell’Oxfordshire, tutto è dissoluzione e trasformazione. Gretel, la narratrice, è una giovane donna che analizza le parole, lo slittamento nel loro significato comprendendo infine che il passato è fuggito ed “è meglio dimenticare”. La sua storia si incrocia con Marcus, un giovane uomo che nel mondo onirico di Johnson, oscilla e diventa Margot, in una fluidità sessuale che vuole ridefinire la realtà e rimuovere i confini. Everything Under corre verso il finale tragico ed epico a tutti noto come un fiume verso il mare ma, sul campo, resta una domanda: com’è possibile che ancora oggi i classici greci ci ispirino? Evidentemente questi testi, risalenti a secoli or sono, hanno fatto tesoro dell’esperienza umana, dimostrando di aver colto la nostra indole.
Tragedie immuni allo scorrere del tempo da cui questi tre autori contemporanei hanno tratto spunto per capovolgere il fronte o aggiornare lo stato dell’arte. In fondo il potere delle storie è proprio questo, la capacità di riunirci attorno a un fuoco, in ascolto.