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 2018  agosto 24 Venerdì calendario

Ilva, tutti i perché del mistero dell’Avvocatura

Tutto ruota intorno a un «parere non accessibile». Per via di una «clausola di sottrazione all’accesso». Che per un paladino della trasparenza come Luigi Di Maio è un po’ un paradosso: avere tra le mani le 35 pagine che dimostrano l’illegittimità – ma non ancora l’annullabilità – della gara che ha assegnato l’Ilva ad ArcelorMittal e non poterle pubblicare, magari su Facebook. Tutto per colpa – ha spiegato lo stesso Di Maio – dell’Avvocatura stessa, quell’organo dello Stato nato 85 anni fa,quando i decreti si chiamavano ancora regi, che svolge per le amministrazioni statali il ruolo che per i cittadini ricoprono gli avvocati: consulenza giuridica e difesa nei giudizi di ogni tipo.
Il rischio risarcimenti«Non è stata una nostra richiesta, ma una decisione dell’Avvocatura. Alla fine del procedimento lo renderemo pubblico». In realtà, il procedimento amministrativo a cui fa riferimento il vice premier – finalizzato all’eventuale annullamento in autotutela del decreto del 5 giugno 2017 di aggiudicazione della gara – scadrebbe oggi. Ma proprio in virtù dell’inaccessibile parere, Di Maio ha chiesto ulteriori approfondimenti al ministero dell’Ambiente. Perché non vuole rischiare, annullando un contratto che ArcelorMittal ha firmato con il governo italiano (anche se di altro colore), risarcimenti miliardari.
Intanto ha ottenuto altri 15 giorni di tempo, fino al 7 settembre. L’8 settembre, data che evoca armistizi, potrebbe decretare anche la fine della «guerra del parere». Iniziata con un tweet, di Marco Bentivogli, il segretario generale della Fim Cisl: «A richiesta di avere testo parere Avvocatura dello Stato, il Mise dice che l’Avvocatura ha preteso che “il testo non venga divulgato”. Precedente governo aveva reso pubblico».
La prudenza dei legaliPerché Carlo Calenda, predecessore di Di Maio, lo ha fatto e l’attuale inquilino del Mise no? Perché nel secondo caso, quello di questi giorni, l’Avvocatura ha preferito «secretarlo», come non si è stancato di ripetere ieri il ministro dello Sviluppo economico. Come mai? La mossa dell’Avvocatura, quella «clausola di sottrazione all’accesso», è stata pensata per prudenza. Uno scopo cautelativo – come trapela dalle ovattate stanze di via dei Portoghesi – che caratterizza i pareri che possono sfociare in un contenzioso. Insomma, visto che la consulenza può portare all’annullamento della gara e, successivamente, in tribunale, la secretazione si spiega con una opportunità processuale. Di quel segreto, però, dopo Bentivogli, hanno parlato tutti: «Un parere secretato? Cosa mai accaduta in passato – ha tuonato Teresa Bellanova, che di Calenda è stata vice al Mise – e inconcepibile per un atto dell’Amministrazione pubblica».
Il segreto dell’Avvocatura alla fine ha ottenuto effetti paradossali: nella forma e nella sostanza. Nella sostanza perché, sebbene Di Maio non abbia letto le 35 pagine, le ha ben sintetizzate: il parere – ha sottolineato più volte nelle ultime ore – evidenzia forti elementi di criticità». Che poi il vice premier non ha mancato di evidenziare: «L’eccesso di potere, non essendo stato tutelato il bene comune e il pubblico interesse a causa della negata possibilità di effettuare rilanci per migliorare l’offerta». E, ancora, la «possibile lesione del principio di concorrenza: lo spostamento del termine al 2023 per l’ultimazione degli interventi ambientali avrebbe dovuto suggerire una proroga per la presentazione di altre offerte». Il paradosso della forma, invece, risale allo scorso anno: anche Calenda, come detto, nel 2017 chiese un parere all’Avvocatura. Quando arrivò, il 2 giugno 2017, si limitò a pubblicare un comunicato stampa. Nessuno chiese il documento di 7 pagine, forse perché «non secretato». Calenda lo ha pubblicato su Facebook il 20 luglio scorso. Insomma, l’estate scorsa non lo volle nessuno, oggi tutti. Quando il vero mistero, probabilmente, è un altro: l’Avvocatura, come da regio decreto del 30 ottobre 1933, fornisce pareri legali. La decisione, però, spetta sempre all’amministrazione. Di Maio – e questo è il vero mistero – con l’Ilva cosa vuol fare?