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 2018  agosto 24 Venerdì calendario

Sul ritorno di Al Baghdadi, il Califfo indebolito

Il Califfo è vivo, ma a sentirlo sembra il fantasma e l’antitesi di se stesso. Quel che più colpisce nel messaggio audio di 55 minuti rivolto a quanto resta dello Stato Islamico e dei suoi militanti è il tentativo di Abu Bakr Al Baghdadi di cancellare con qualche frase a effetto il suo più grande errore, ovvero il tentativo di trasformare un’organizzazione terrorista in un vero proprio Stato Islamico. Quel passaggio dallo scontro asimmetrico alla dimensione simmetrica – consacrato nel luglio 2014 dalla proclamazione del Califfato nella moschea di Al Nouri a Mosul – consentì ad Al Baghdadi di riunire sotto il suo comando una legione straniera di oltre cinquantamila jihadisti arrivati da tutto il mondo. Ma la mossa ha anche garantito l’eliminazione di decine di migliaia di militanti concentrati nell’inutile difesa di Raqqa e Mosul. Imparata la lezione il Califfo tenta ora un ritorno al passato rilanciando le azioni asimmetriche tipiche delle organizzazioni terroristiche e puntando sui «lupi solitari» per mettere a segno attentati «nelle terre dei crociati».
«Per i mujaheddin e i credenti – spiega il Califfo senza più Califfato – la dimensione della vittoria o della sconfitta non si basa sulle città o sui villaggi caduti nelle mani di chi ha superiorità aerea, missili intercontinentali o bombe intelligenti. E neppure sul numero di sostenitori. La vera misura dipende dalla fede dei credenti». Come dire non importa se siete pochi e disperati l’importante è che continuate a credere e combattere. Al Baghdadi non nasconde dunque di rivolgersi a militanti costretti a misurarsi con «paura e fame» e cerca di rinfrancarli promettendo «buone novelle» per tutti quelli che «persevereranno pazientemente». Il primo discorso dopo quello diffuso nel settembre 2017 alla vigilia della caduta di Raqqa, capitale del versante siriano del Califfato, suona quindi come una chiara ammissione di debolezza. Allo stesso tempo è anche un tentativo di ricompattare le fila di un’organizzazione logorata dalle perdite subite, dalle divisioni interne e da una diminuita fiducia nello stesso Al Baghdadi. Il lungo sermone, diffuso da un luogo sconosciuto, punta a rilanciare il ruolo guida e l’immagine del capo dell’Isis dopo un periodo segnato non solo dalle sconfitte, ma anche dalle gravi ferite subite da Al Baghdadi nel corso di almeno due bombardamenti, l’ultimo dei quali l’avrebbe colpito il 28 maggio del 2017 alle porte di Raqqa. In quell’occasione il governo russo si spinse fino ad annunciarne ufficialmente la morte, ma Al Baghdadi seppur gravemente menomato sopravvisse.
Ma il signore del terrore appariva provato fisicamente e moralmente già prima di quell’incidente. Ismail al Eithawi, un comandante dell’Isis detenuto in un carcere di massima sicurezza a Baghdad, ha raccontato in un’intervista al Wall Street Journal di aver partecipato – proprio nel maggio 2017 – a una riunione segreta nei dintorni della città siriana di Mayadin con un Al Baghdadi «invecchiato e arrabbiato». Secondo il testimone il Califfo, reduce dalle ferite subite in un precedente attacco, «era estremamente magro e la sua barba era ingrigita». E appariva incapace di gestire l’imminente caduta di Mosul. «Parlava a bassa voce riferisce Al Eithawi ma a un certo punto si è messo a gridare contro i suoi uomini, accusandoli di essere degli incompetenti». Un altro segnale della debolezza del Califfo è il tentativo di dimostrare d’esser vivo e pienamente cosciente. I 55 minuti di discorso sono infatti disseminati di continui riferimenti alla recente politica internazionale come, ad esempio, le sanzioni imposte da Trump alla Turchia in risposta alla detenzione di un pastore evangelico. La voce di quell’audio è insomma la voce di un Califfo diventato un fantasma non solo per i suoi nemici, ma anche per i suoi fedeli.