Il Messaggero, 24 agosto 2018
A New York una mostra sul colore rosa
Un duello di magia per scegliere il colore dell’abito perfetto: blu o rosa. Era il 1959 quando Walt Disney, nel film animato La Bella Addormentata nel bosco, in una battaglia di incantesimi, sintetizzava con il sorriso la riflessione su eleganza e stereotipi della femminilità, facendosi di fatto testimone di un cambiamento del costume. È proprio negli anni Cinquanta, infatti, che il mercato elegge il rosa a tinta muliebre. Solo pochi anni prima, nel 1918, una pubblicazione dell’Earnshaw’s Infants’ Department recitava: «La regola generalmente accettata è rosa per i maschi e blu per le femmine. La ragione sta nel fatto che il rosa, essendo un colore più deciso e forte, risulta più adatto al maschio, mentre il blu, che è più delicato e grazioso, risulta migliore per le femmine».
La storia del rosa è ricca di scelte e significati, anche opposti, pregiudizi e campagne per sradicarli. A raccontarne gli ultimi tre secoli tra stili e sfumature è la mostra Pink: The History of a Punk, Pretty, Powerful Color, dal 7 settembre al 5 gennaio al museo del Fashion Institute of Technology a New York, a cura della direttrice del museo, Valerie Steele. A sfilare sotto gli occhi dei visitatori è un’ideale passerella che corre da Elsa Schiaparelli a Christian Dior, da Yves Saint Laurent a Alessandro Michele, direttore creativo Gucci. E ancora, da Jeremy Scott, direttore creativo Moschino, a Rei Kawakubo, fondatrice Comme des Garcons e altri.
IL BOUQUET
Articolato in due sezioni, l’iter illustra le interpretazioni che tempo e stilisti hanno offerto del colore e le sue molte nuance. Ecco allora un abito in crinolina del 1857 ma anche il rosa shocking consacrato da Schiaparelli negli anni 30, una creazione del 1937 di Charles James che trasforma la scollatura in bouquet di rose e un abito da cocktail del 60 di Dior. E ancora, il rosa fluorescente anni 70, quello più caldo degli 80. I tocchi punk di Zandra Rhodes nel 78. Il trionfo del look Lolita, in Giappone, nel nuovo Millennio. E le linee romantiche delle più recenti collezioni Gucci e Céline. Nel percorso aree tematiche, come Rose/Eros incentrata sull’erotismo percepito nella tinta.
LA RIVOLUZIONE
Una sfilata di spunti per riflettere su storia – e rivoluzione – del rosa. Madame de Pompadour ne fece moda alla corte francese, imponendolo all’attenzione – e nel vestiario – di uomini e donne. Il rosa è nel guardaroba che Francis Scott Fitzgerald sceglie per definire il carattere del protagonista de Il grande Gatsby e, nei completi indossati da Robert Redford e Leonardo Di Caprio nei film tratti dal romanzo, fa subito stile. Poi, a metà del 900, le aziende intuiscono un cambiamento di gusto o, più semplicemente, proponendo il colore a un altro pubblico, puntano a creare un nuovo mercato. E il rosa diventa tonalità di genere. È la nuance scelta per bambine e bambole, per la femminilità.
IL RIFIUTO
È rosa l’abito di Marilyn Monroe quando canta Diamonds Are a Girl’s Best Friend nel film Gli uomini preferiscono le bionde. «Credo nel rosa», diceva Audrey Hepburn. E Bella in rosa è il titolo di una nota commedia anni 80, ripreso dall’omonima canzone firmata The Psychedelic Furs. «Per favore, sorelle, lontano dal rosa», scriveva una giornalista Usa sulla Marcia delle donne, lo scorso anno, reputando il colore a rischio di togliere forza alla manifestazione. E così via in un dibattito che parla di costume, cultura, fascino. E di millenni di storia.
Il rosa è il colore di origine biologica più antico del mondo. A scoprirlo, circa un mese fa, è stata Nur Gueneli, ricercatrice dell’Australian National University: il pigmento rosa nella roccia avrebbe un miliardo e cento milioni di anni. Ma, come dimostrano le passerelle, è senza tempo. E senza stagione. Proposte ad hoc sono griffate da più stilisti, dalla nuance Valentino, base per ricami floreali, alla Sicily Bag di Dolce & Gabbana, fino alle fantasie floreali di Gucci e ai molti accessori del brand per completare il look. E ancora, completi Versace e mocassini Armani. Poi, abiti sfumati di Maje, vestiti dal taglio fluido H&M, creazioni di Zara, anche per lui. E il trend si conferma per l’autunno/inverno, da Emilio Pucci a Fendi, fino a Noon by Noor. Tra cronaca e storia, moda e filosofia.