la Repubblica, 23 agosto 2018
Da Rin Tin Tin alla gallina fedele, sulla Senna l’eterno riposo è bestiale
La lapide è consumata dal tempo. L’immagine della cara estinta non si vede ormai quasi più. L’epitaffio scolpito nella pietra parla però di un dolore che il tempo, 112 anni, non riesce a cancellare: “Alla mia Cocotte, scomparsa a 16 anni, compagna fedele e inseparabile non ti dimenticherò mai”. Una figlia morta prematuramente? No. Una sorella? Una fidanzata? Nemmeno. Cocotte, buonanima, è una gallina. Spirata nel 1906 per morte naturale. E sepolta con tutti gli onori dalla inconsolabile padrona nel camposanto per animali più vecchio e grande d’Europa: il “Cimetière des chiens” di Asnières, a nord di Parigi, dove dal 1899 riposano in pace oltre 40mila creature. Cani di ogni razza – dal glorioso Rintintin ai randagi – gatti, cavalli, conigli, canarini, Faust “il mio amico montone”, la scimmia Kiki “gioia di mamma”. E persino – arrivata un paio di anni fa – la tartaruga Ezequielle, “formidabile regalo della vita che mi ha regalato 13 anni di felicità”, recita commossa la dedica in oro sotto la foto dell’adorato rettile.
L’idea di trasformare l’isola sulla Senna in una necropoli per i migliori amici dell’uomo è venuta a fine ‘800 allo scrittore Georges Harmois e alla giornalista Marguerite Durand. Lei non voleva separarsi dal cavallo Gribouille, vecchio (35 anni) e malato. Lui ha scoperto che il governo aveva approvato una legge che autorizzava l’inumazione “almeno un metro sotto terra” delle bestie. Detto fatto: hanno rotto il salvadanaio e comprato questa lingua di terra lunga lungo il fiume per seppellire i resti equini del quadrupede “pianto come un amico”. Da allora è una processione ininterrotta. Rin Tin Tin – emigrato a Hollywood dopo la prima guerra mondiale – è tornato a Parigi nel 1932 per la sepoltura ad Asnières. Ci sono cani e gatti di Vip: Clement, l’amatissimo corgi di Michel Houellebecq ("Dormi, mio piccolo amico”, la dedica dello scrittore), più i quattrozampe dell’attore regista Sacha Guitry, di Alexandre Dumas figlio, della principessa di Romania. Ma ci sono pure i bastardi come il meticcio che nel 1958 è venuto a morire al cancello del cimitero, interrato nel “mausoleo del cane ignoto”.L’affitto (da 148 a 297 euro l’anno per tomba) non è inaccessibile. E più o meno ogni giorno c’è una richiesta di funerale. Nel 1986 gli eredi dei fondatori hanno chiuso il camposanto causa costi troppo elevati. Ma la rivolta del quartiere ha costretto lo stato a riaprirlo, inserendolo tra i siti di interesse storico e prendendone la gestione. “Gli animali hanno il soffio divino”, ha detto Papa Giovanni Paolo II.
A giudicare dagli epitaffi struggenti del cimitero, qui non ne dubita nessuno. “Guardi il tuo cane negli occhi e saprai che ha un’anima”, è l’ultimo saluto – parole di Victor Hugo – per lo Yorkshire Terrier Vatel, immortalato in divisa da granatiere. “Grazie di tutto amore”, il messaggio per Matso, gattona bianconera un po’ sovrappeso. “A mia figlia indimenticabile, mamma ti ama”, quello per la soriana Miss. “Kenzo, gran mangiatore di formaggio, rimarrai nel mio cuore”, il saluto a un San Bernardo gourmet in mezzo alla neve. Per loro paradiso garantito. Inferno assicurato, invece, per i profanatori che nel 2004 hanno riesumato i resti di Tipsy, adorata barboncina di un ricco americano. Obiettivo, il corredo funebre: un collier di diamanti da 9mila dollari.