Giampiero Mughini per Dagospia, 23 agosto 2018
LA VERSIONE DI MUGHINI - SE NE VANNO A UNO A UNO I PERSONAGGI SIMBOLO, O FORSE GLI EROI, DI UN TEMPO CHE NON ESISTE PIÙ. PER CHI HA VISSUTO A ROMA NEGLI ULTIMI CINQUANT’ANNI E AMAVA I LIBRI E DUNQUE LE LIBRERIE E DUNQUE I LIBRAI IN CARNE E OSSA, CARLO CONTICELLI, PER 40 ANNI DIRETTORE DELLA LIBRERIA FELTRINELLI DI VIA DEL BABUINO, ERA UN PERSONAGGIO CUI NON POTEVI RINUNCIARE. E’ MORTO IERI, A 85 ANNI -
Caro Dago, se ne vanno a uno a uno i personaggi simbolo, o forse gli eroi, di un tempo che non esiste più. Per chi ha vissuto a Roma negli ultimi cinquant’anni e amava i libri e dunque le librerie e dunque i librai in carne e ossa, Carlo Conticelli, per 40 anni direttore della Libreria Feltrinelli di via del Babuino, era un personaggio cui non potevi rinunciare. E’ morto ieri, a 85 anni.
Era andato in pensione da 12 anni, ma ancora a lungo chi frequentava la libreria di via del Babuino lo incontrava, e magari sfruttava la sua immensa conoscenza del quando e come e dove dei libri. C’era, in più, che era fortissima la sua somiglianza con Giangiacomo Feltrinelli, e sono convinto che molti dei clienti sporadici di quella libreria credessero che fosse lui l’editore e dominus.
Quando Feltrinelli morì nel tentativo di mettere al buio la capitale lombarda, andai a via del Babuino e feci le mie condoglianze a Conticelli (Tra parentesi condoglianze non un “compagno” o a una vittima, ma a uno che era stato prodigioso nel modellare la sua casa editrice e nell’inventarsi le librerie Feltrinelli.)
Quando sono arrivato a Roma, nel gennaio 1970 e per molti anni dopo, la “mia” libreria era la Feltrinelli di via del Babuino, più tardi sostituita da quella di Largo Argentina, credo la più grande Feltrinelli d’Italia. Andavo a via del Babuino, e ci mettevo un’ora da casa mia. Appena vedevo Conticelli, lui subito mi diceva che stavano andando bene le vendite dell’ultimo numero della mia rivista, “Giovane critica”.
Qualsiasi libro avessi bisogno, lui immancabilmente ne sapeva vita morte e miracoli. E poi c’era, sugli scaffali di una stanzona dopo l’altra, quell’oceano variopinto di copertine, titoli, tentazioni. L’erotismo di quel tastare con mano, sfogliare, annusare. L’odore della carta, l’odore della carta.
Ne parlo adesso che tutto è cambiato, anche nella mia vita. Clicchi www.amazon.it o www.amazon/fr. E ti si spalanca un oceano infinito di possibilità. Nessun Conticelli di mezzo, purtroppo. Vuoi un libro di Cesare Garboli, della saggista inglese Olivia Laing, uno dei romanzi francesi dei debutti di Jean Echenoz, il libro catalogo delle opere dei due fratelli Joe e Gianni Colombo, un libro di fotografie del sulfureo Antoine D’Agata morto suicida, fai un clic.
Ti si aprono pagine e pagine. Scegli e fai un altro clic. Due o tre giorni al massimo e il libro che volevi ce l’hai nella buca delle lettere. Meglio di così. Solo ti manca lo sguardo, l’ironia, l’intelligenza, la complicità nell’aver scelto un buon libro che ti dava la persona Carlo Conticelli, uno che era sempre come se sorridesse sotto quei suoi gran baffi. Non è poco. Se c’è un’area del paradiso riservata a chi ha amato i libri, lassù certamente lo incontrerò.