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 2018  agosto 23 Giovedì calendario

L’inarrestabile corsa di Wall Street. Il rialzo più lungo nella storia degli Usa

Record a Wall Street, che ieri ha ufficialmente registrato il più lungo periodo di rialzo nella storia degli Stati Uniti. Ora l’interrogativo è quanto a lungo il “toro” potrà continuare a correre, da una parte spinto dagli stimoli all’economia varati dall’amministrazione Trump, e dall’altra minacciato dai problemi legali del presidente e dal rischio delle guerre commerciali.
Il “bull market”, come lo chiamano gli analisti Usa, era cominciato il 9 marzo del 2009, e quindi è durato finora per 3.453 giorni. La storia di questo record è abbastanza assodata. L’amministrazione Bush e la Federal Reserve guidata da Alan Greenspan avevano favorito la più grave crisi economica dalla Grande Depressione degli anni Venti, evitando di intervenire contro gli eccessi del settore finanziario, a partire dall’esplosione degli scellerati mutui «subprime». Questo era successo per due motivi: primo, la convinzione ideologica dei repubblicani che il mercato ha sempre ragione, e se sbaglia si corregge da solo; secondo, la complicità con l’avidità degli operatori che si erano arricchiti con quelle pratiche irresponsabili. La crisi era scoppiata nell’ottobre del 2008, e vincendo le presidenziali di novembre Obama aveva ereditato un Paese praticamente in bancarotta. L’efficacia della sua risposta verrà dibattuta per decenni, perché i sostenitori gli riconoscono il merito di aver salvato l’America, mentre i detrattori gli rimproverano di aver favorito una crescita troppo tiepida. Di sicuro c’è che i circa 800 miliardi investiti dallo Stato attraverso il programma Tarp, e il quantitative easing avviato dalla Fed di Ben Bernanke, hanno evitato il collasso. Dal 9 marzo del 2009 il “toro” ha iniziato a correre a Wall Street, e non si è più fermato. All’inizio il “bull market” è stato favorito dagli interventi pubblici di stimolo, che hanno lentamente risollevato le economie in tutto il mondo, ma poi gli Usa hanno preso a correre più di tutti gli altri, per ragioni strutturali che li hanno resi più dinamici. 
Trump ha deciso di accelerare questa corsa, soprattutto con due iniziative: la riduzione delle tasse, che ha aiutato in particolare le imprese; e la cancellazione di molte regole, a partire da quelle sulla protezione dell’ambiente, che hanno liberato le potenzialità delle aziende. Confondere l’economia reale con la Borsa è sempre un errore, anche perché il “toro” probabilmente ha beneficiato soprattutto i più ricchi, aumentando proprio le disuguaglianze che avevano favorito la vittoria di Trump nel 2016. Però è un fatto innegabile che la crescita ha accelerato, puntando ora al 3% annuo nel 2018, mentre la disoccupazione è scesa al 3,9% e l’inflazione è risalita al 2,9%. Ora l’interrogativo è: quanto potrà durare ancora?
Trump ha puntato tutto sull’economia, e critica il suo capo della Fed, Jerome Powell, perché alza il costo del denaro, frenando la crescita e rafforzando troppo il dollaro. La ripresa accelerata, il “toro” a Wall Street e il boom dell’occupazione sono le armi con cui punta a vincere le elezioni midterm di novembre e ottenere la conferma nel 2020, neutralizzando gli effetti negativi del “Russiagate” e i problemi legali dei suoi collaboratori. I critici lo accusano di surriscaldare un’economia già buona, esponendo il Paese a pericolosi contraccolpi, e gli rimproverano le guerre commerciali che danneggiano anche gli Usa. Poi temono che l’eliminazione delle regole finirà per ritorcersi contro l’America, mentre l’ombra dell’impeachment minaccia disastri. Lui finora pensa di avere vinto, e ritiene che per continuare a vincere dovrà proseguire la corsa su questa strada, insieme al “toro” di Wall Street.