Il Sole 24 Ore, 23 agosto 2018
Un sistema di pagamenti mondiali senza gli Usa?
Sotto la spada di Damocle di un’impennata dei dazi al 25% sulle importazioni di auto europee negli Usa, che è l’ultima minaccia di Donald Trump, provare a ridisegnare in Germania il rapporto transatlantico tra l’Europa e gli Stati Uniti e farlo proprio mentre imperversa il caso Iran è un’operazione impervia. Facile che la penna tremi. O che si scriva una parola di troppo. È quel che è accaduto al ministro degli Esteri Heiko Maas, membro del partito Spd ed ex-ministro della Giustizia. L’avvocato Maas ha preso carta e penna e ha scritto un lungo intervento – non concordato con la cancelleria come ha chiarito ieri sera Angela Merkel – pubblicato dal quotidiano economico-finanziario Handelsblatt per lanciare una serie di articolate proposte su come re-impostare il dialogo tra Europa e Usa e far sì che un’Europa più unita si rafforzi per rispondere per le rime alle bordate di Trump.
La parola di troppo nel Maas-pensiero è stata “SWIFT” (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication), un’infrastruttura telematica che consente di scambiare messaggi finanziari nel mondo e che per la Banca d’Italia «svolge un ruolo vitale per lo scambio delle transazioni finanziarie a livello mondiale». Maas è andato oltre una SWIFT europea, auspicando un vero e proprio sistema dei pagamenti «indipendente dagli Usa»: chissà se lo ha fatto pensando a quei 400 milioni di euro in cash che nei giorni scorsi alcuni iraniani avrebbero voluto rimpatriare da conti tedeschi con un trasferimento che non piace agli Usa e forse neanche alla Bundesbank. E chissà se invece Mass non abbia pensato alla Banca europea degli investimenti che non ci pensa proprio a dare seguito all’autorizzazione arrivata di recente da Bruxelles per finanziare aziende e controparti iraniane: finora la Bei non ha mai erogato finanziamenti in Iran, e l’Europa finora non li ha sollecitati tramite il necessario via libera della Commissione. La Commissione europea però ha autorizzato la Bei a fare un “external lending mandate” con l’Iran, una sorta di accordo quadro. La Banca, che si finanzia sul mercato dei capitali mondiale dominato da banche e investitori americani, non porterà al suo Board la richiesta per aprire ora questa pratica con l’Iran.
Di certo Maas intende contenere e controbattere i divieti di Trump che vanno oltre il perimetro delle sanzioni. L’Europa deve poter fare una voce grossa almeno tanto quanto quella di Trump. Ma Angela Merkel ieri sera ha preso le distanze dalla proposta di un sistema dei pagamenti europeo: in effetti viene data da tutti per acquisita definitivamente la globalizzazione dei sistemi di pagamento e la conseguente sorveglianza globale della finanza.
Altre proposte di Maas, tuttavia, seguono solchi già tracciati, non solo dalla cancelliera ma anche da altri partner europei: la creazione di un Fondo monetario europeo (il modo migliore per evitare che gli Usa attraverso l’FMI mettano il naso in casi scottanti europei); una tassazione più equa e dunque più elevata sui miliardi di euro di profitti realizzati in Europa dai giganti di internet (menzionando Apple, Facebook e Google). Maas difende il numerone dell’avanzo più grande al mondo delle partite correnti della Germania, nel 2018 per il terzo anno consecutivo, sostenendo la tesi che non si deve guardare soltanto all’interscambio dei beni, ma anche ai mega-incassi delle big americane in Europa. Una tassazione di questo tipo più pesante, caldeggiata anche in Italia dal ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, consentirebbe all’Europa di trovare risorse aggiuntive per investimenti e per colmare il buco lasciato – forse – dal Regno Unito.
In realtà, più che il sistema dei pagamenti, l’Europa dovrebbe iniziare a contrastare la posizione dominante sui mercati delle banche d’investimento americane le quali, nel caso di hard Brexit o no-deal Brexit, sono pronte a trasferirsi in Europa continentale per accaparrarsi il nascente mercato dei capitali europeo. Ma su questo fronte per ora nulla si muove.
Angela Merkel, che è sempre pronta al dialogo e preferisce i toni bassi alla voce grossa, ha detto che condivide a grandi linee l’impostazione di Maas. Ma, come lo stesso Maas scrive, il diavolo sta “in migliaia” di dettagli.