Il Messaggero, 23 agosto 2018
Il rimprovero del Papa: «I bimbi non sanno fare il segno della croce»
Ormai è sempre più facile vedere bambini che invece di farsi il segno della croce eseguono gesti a casaccio, con le manine in aria senza sapere come eseguire uno dei segni fondamentali della fede cristiana. Forse il più semplice. Ieri mattina all’udienza generale Papa Francesco si è raccomandato con le mamme e i papà presenti, di insegnare ai figli la sequela del mistero trinitario, aiutandoli a portarsi prima la mano sulla fronte, poi sul petto, infine sulla spalla sinistra e poi su quella destra per poi unire i palmi in preghiera. Ha persino ripetuto davanti alla folla la confusione che regna nella testolina dei bambini. «Insegnate loro a fare il segno della croce. Non se lo sanno fare, fanno una cosa così’ e così» ha detto mimando i gesti pasticciati dei piccoli. «È un compito per voi. Capito?»
PICCOLI ATEI
È da qualche decennio che la situazione complessiva, almeno in Europa, si è aggravata e il numero dei bimbi che dimostrano di essere digiuni in fatto di religione è cresciuto. Per il Papa è un cruccio da poco. Una delle ultime ricerche sociologiche mostra un lento e sconfortante calo, una disaffezione capace di allontanare i ragazzi alla dimensione religiosa. Come riuscire a trasmettere la fede ai Millennials e ai bambini in età pre-scolare è ormai una emergenza. Proprio per scongiurare gli orizzonti più neri Papa Francesco ha convocato per il prossimo autunno gli Stati Generali: i vescovi di tutto il mondo arriveranno a Roma per il Sinodo sui giovani alla ricerca di nuove strategie. Al momento però lo sconforto dei catechisti emerge palpabile: «Non sanno nulla di Gesù, non sanno dove sia nato, né chi sia il Capo della Chiesa». La diocesi di Treviso, qualche tempo fa, ha divulgato un sondaggio: su 773 ragazzi 60% credono alla religione cattolica ma solo il 25% partecipa ogni tanto a riti religiosi. I dati evidenziavano una visione di fede che sta abbandonando gli adolescenti, specie dopo la cresima quando più del 50% se ne va da ogni pratica religiosa. La tendenza è stata fotografata anche dall’Eurisko. Il sociologo Franco Garelli ha spiegato che è più difficile trasmettere ai propri figli la fede, specie quando è convinta a praticata, mentre l’ateismo o la religiosità soft si trasmettono più facilmente. Più della metà delle famiglie con genitori non credenti hanno figli non credenti. Le proiezioni non sono rosee e ancor meno per il resto dell’Europa. Un dato su tutti. Nella Repubblica Ceca il 91% dei ragazzi dai 16 ai 29 anni è privo di qualsiasi affiliazione religiosa. Praticamente atei.