il Giornale, 23 agosto 2018
Dopo 35 anni Carlo Pellegatti dice addio alle telecronache
Fu una delle prime scoperte di Silvio Berlusconi, da qualche tempo presidente del Milan. Costretto, per lavoro, a seguire le imprese all’estero dei rossoneri da Arcore, il Cavaliere prese l’abitudine di togliere l’audio alla tv per ascoltare la radiocronaca epica di Carlo Pellegatti (nella foto) su Radio Panda. Qualche mese dopo fu quasi naturale il passaggio a Mediaset sport, redazione nella quale è diventato la voce dei tifosi milanisti durante le partite e il puntuale cronista quotidiano da Milanello raccontando trionfi e ko senza mai disperdere, nella narrazione, il legame ombelicale con «i ragazzi», così chiamava affettuosamente i giocatori del Milan. Non ha mai nascosto la fede rossonera, ne ha fatto una orgogliosa bandiera sventolata con pudore.
Dopo 35 anni di onoratissima carriera, un solo svarione (un giudizio feroce su Antonio Conte andato in onda durante una pausa pubblicitaria e per errore finito in trasmissione), Carlo ieri si è congedato dal suo pubblico con un post su Instagram che ha provocato molti mi piace ma anche qualche nostalgia. Addio inevitabile perché il network di Cologno Monzese non ha acquistato i diritti del campionato e quindi non ci sarà più bisogno delle telecronache che avevano due canali, uno classico, e l’altro dedicato ai tifosi puri e duri dove ascoltare la voce di Carlo e i suoi racconti. Tra i suoi must, che davano un sapore speciale alle cronache, c’erano i soprannomi dei calciatori rossoneri. Ad esempio Franco Baresi era la grande anima, Paolo Maldini cuore di drago, Sheva vento di passioni, Kakà smoking bianco. Per Inzaghi fece uno strappo alla regola e in corso d’opera passò dal primo, alta tensione, azzeccatissimo, a una sorta di inno alla gioia, Pippo mio coniato la sera di Atene, maggio del 2007, quando i due bengala del centravanti consegnarono al Milan la settima Champions. Nel congedo ha completato la sua singolare collezione e ha abbinato a Higuain Atlante, a Caldara demone, a Bakayoko molosso e a Laxalt vampata di calore. Chissà se in giro ci sarà qualcuno che, alla prima occasione, ripeterà l’ultima produzione di Pellegatti. Sarebbe un omaggio gradito all’interessato e alla professione.