Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  agosto 23 Giovedì calendario

Il mondo è meno povero

C’è da dire che abbiamo un’idea distorta di cosa sta succedendo nel mondo. Noi italiani ancora più degli altri. La scuola e i media dovrebbero prenderne coscienza: forse non basterebbe ma probabilmente attenuerebbe il pessimismo non sempre giustificato che incombe su di noi. Il centro di ricerca Ipsos Mori ha condotto un sondaggio in 28 Paesi dal quale si capisce che l’opinione diffusa sullo stato del pianeta è enormemente peggiore di quella che è la realtà: soprattutto nei Paesi occidentali, più ricchi.    Alla domanda se l’estrema povertà sia diminuita, aumentata o restata uguale, il 20% (media globale) risponde che è calata, il 52% che è cresciuta mentre il 28% pensa che non sia cambiata o non sa rispondere. La realtà è che la povertà estrema, comunque la si misuri, è in diminuzione da due secoli e tra il 1995 e il 2015 è passata (dati della Banca mondiale) dal 31 al 9,6% della popolazione mondiale. Solo uno su cinque degli intervistati è consapevole di questa tendenza mentre la maggioranza assoluta pensa esattamente il contrario.    La percezione errata è elevatissima in Italia, dove solo il 9% sa che nel mondo i poveri stanno diminuendo e il 60% pensa che stiano aumentando. Idee più confuse le hanno solo francesi e ungheresi, con quote del 9 e del 68% e gli argentini, 9 e 64%. Per dire della differenza tra queste percezioni e quelle di un Paese emergente: in Cina, il 49% degli abitanti sa che la povertà è in ritirata, solo il 21% pensa che avanzi.    Le cose non cambiano se si passa alla mortalità infantile nel mondo, che nello scorso ventennio si è dimezzata come percentuale della popolazione: solo il 28% degli italiani pensa che sia calata, mentre il 20% ritiene che sia cresciuta. In questo, ancora su percentuali simili a quelle dei Paesi più ricchi. In Senegal, invece, il 77% degli abitanti sa che è crollata, in Kenya ne è consapevole il 69%, in Nigeria il 58%, in Cina il 52%, in India il 51%: hanno l’esperienza diretta.    La lettura negativa e sbagliata del passato riverbera sulle aspettative. Mentre il 68% dei kenioti, il 67% dei nigeriani, il 65% degli indiani, il 64% dei senegalesi, il 58% dei cinesi sono ottimisti sul futuro delle condizioni di vita globali, la quota scende a uno straordinario 18% in Italia, al 14% in Belgio, al 13% in Francia, al 10% in Giappone. Siamo di fronte a un problema culturale serio per l’Occidente e per i Paesi di vecchia ricchezza. Il pessimismo strabico sul passato e sul futuro, creato da crisi serie nell’economia e nella democrazia, è probabilmente una delle ragioni alla base dello smarrimento politico che gli elettorati rivelano ovunque. La verità è che lo stato del pianeta è molto meno brutto di ieri. Utile saperlo.