La Stampa, 22 agosto 2018
Nell’Italia multietnica la Festa del Sacrificio. Migliaia di musulmani tra rito e modernità
L’Eid per l’Islam è l’Eid. E difficilmente, con buona pace degli animalisti, si troverà un credente che non associ la Festa del Sacrificio all’agnello da sgozzare, cucinare e divorare intorno a una grande tavola con tutta la famiglia allargata. Ma le tradizioni, comprese quelle halal, seguono l’evoluzione della società e oggi in Italia, dove vive circa un milione e mezzo di musulmani, la pratica truculenta della macellazione domestica è ridotta a casi sporadici, rurali, perseguibili e perseguiti come quello dei due allevamenti di pecore scoperti ieri dai carabinieri nella campagna di Castelfiorentino.
«Da anni ormai, sin dalla preghiera del venerdì, scoraggiamo i fedeli dal fai-da-te e li indirizziamo dal macellaio, che un paio di giorni prima dell’Eid raccoglie gli ordini dei clienti in base a cui dissanguerà gli animali negli appositi spazi rituali riservati dalle autorità a noi e agli ebrei in quasi tutti i macelli d’Italia» spiega Mohammed Abdelrahman, direttore del centro islamico di Saluzzo. Le Asl vigilano con severità, aggiunge, ma i trasgressori sono in costante calo: «È più igienico e più economico, perché le famiglie sono ormai troppo piccole per mangiare un agnello intero e, soprattutto, pagarlo fino a 400 euro».
A Roma si va in massa al super controllato mercato coperto di piazza Vittorio, il suq. «Ognuno ha il suo banco di fiducia, il mio per esempio è egiziano, c’è chi compra un quarto di capra e chi metà, ma andiamo tutti lì, la macellazione abusiva in Italia è rimasta poca cosa» racconta l’intellettuale musulmano Omar Camilletti. Gli ultimi autodidatti che portavano i propri animali sul marciapiede davanti alla grande moschea capitolina sono stati cacciati dai vigili un anno fa a suon di multe e la comunità, di cui fa parte Camilletti, ha assai apprezzato. «Succede ancora, per carità, ma il messaggio è passato – ragiona l’imam di Firenze, Izzeddin Elzir -. Primo, perché l’Islam raccomanda che un terzo di agnello vada alla famiglia, un terzo a i vicini e un terzo ai bisognosi, ma si sta diffondendo la pratica di mangiare un po’ di carne a casa o al ristorante e di donare il grosso del denaro destinato al sacrificio dell’Eid a un’associazione di bisognosi, magari in Siria. E poi perché il Corano parla esplicitamente del benessere dell’animale da sacrificare e il rito domestico è tutto fuorché rispettoso o professionale». E però, però gli animali potrebbero non essere d’accordo, obiettano, come ogni anno, le organizzazioni in loro tutela.
Mauro Mitrotti, portavoce dell’Associazione animalisti italiani, è stato il mese scorso a Roma a parlare con la senatrice 5stelle Maiorino per ricordarle la proposta di legge in materia presentata quando il Movimento era all’opposizione: «Una direttiva europa del 2009, recepita poi dall’Italia, prevede una deroga all’obbligo di stordire l’animale da uccidere per le macellazioni rituali, ossia per quella halal e quella kosher. Noi spingiamo per il ripristino dell’obbligo di stordimento, che in Italia si può fare per esempio con il gas».
Ma l’agnello o il montone devono per forza dissanguarsi restando lucidi? Izzeddin Elzir è possibilista, ha visto procedure con la corrente che non uccidono e non sono invasive e allora, in fondo, perché no? In diversi Paesi europei le comunità musulmane hanno già preso la via «riformista» dello sgozzare l’animale privo di sensi, osserva il sociologo e grande esperto d’islam Stefano Allievi. È convinto che se in Italia ci fosse un organismo rappresentativo delle diverse moschee l’accordo si troverebbe facilmente: «Ai musulmani interessa la modalità del taglio della carotide, la perdita di sangue e la benedizione. Ma il rito in sé è già in via d’evoluzione. Basti pensare che ormai in molte famiglie prevale la donazione in beneficenza, una sorta di “spiritualizzazione” dell’Eid, perché se per il Corano quel giorno devono mangiare carne anche i poveri allora tu puoi pure limitarti a contribuire finanziariamente».
E poi, chiosa Izzeddin Elzir, l’abboffata di agnello – com’è normale che sia – è un po’ meno popolare tra le nuove generazioni: «Se calcoliamo che su meno di 2 milioni di musulmani italiani, di cui vari single, ci siano 700 mila famiglie da 2 o 3 figli e che di loro quelle praticanti siano 100 mila ci ritroviamo con uno sgozzamento dell’agnello molto ridimensionato rispetto al passato: credo che gli animali macellati in Italia siano poche migliaia l’anno, forse neppure 20 mila».