Corriere della Sera, 22 agosto 2018
«Umiliata e percossa». Il grido di Sylvia Plath
Nella primavera dell’anno scorso si diffuse la notizia che un gruppo di lettere della poetessa Sylvia Plath indirizzate alla sua psichiatra sarebbero andate all’asta a Boston. Messe in vendita da un libraio di volumi rari, si stimava sarebbero state battute per circa 900 mila dollari. Senza riprodurre alcuna lettera, il venditore ne aveva distribuito attraverso Internet alcune frasi. In una si parlava di percosse fisiche da parte del marito, il poeta Ted Hughes. In un’altra Sylvia accusava Ted di volerla vedere morta. L’asta non ebbe luogo e le lettere sparirono dalla circolazione. Solo persone legate ai protagonisti della vicenda seppero che erano state requisite legalmente dallo Smith College: la prestigiosa università americana di cui la Plath era stata una brillante allieva e a cui aveva lasciato i suoi manoscritti. Nessuno vide le missive, che ora tuttavia appariranno nel secondo volume delle lettere di Sylvia Plath, che sarà pubblicato in Gran Bretagna, da Faber & Faber, e negli Stati Uniti, da HarperCollins, tra settembre e ottobre.
La persona maggiormente sconvolta dalla notizia di queste lettere fu Frieda, la primogenita che la coppia ebbe nel 1960 (seguì un aborto non volontario, poi nacque Nicholas nel gennaio ’62). Frieda stessa scrive una lunga introduzione e il commento alle missive nel volume di prossima uscita, attribuendo la responsabilità del suicidio di Sylvia in misura uguale al padre e alla madre. In passato si era invece sempre spesa in difesa del padre, come nell’introduzione che, ancora Frieda, scrisse all’edizione finale della raccolta di Plath, Ariel. Di quell’introduzione molte affermazioni sono ora contraddette proprio dalle lettere alla psichiatra, una delle poche fonti che restituiscono l’autentica voce di Sylvia.
Quest’ultima, titolare dell’ambitissima borsa Fullbright, a Cambridge, in Inghilterra, aveva incontrato Hughes, poeta che ammirava ma più noto come «il conquistatore di Cambridge», per i cuori infranti. Lei aveva 20 anni, due meno di lui. Il talento di Sylvia, espresso in numerosi lavori su vari giornali, s’accompagnava all’industriosità organizzativa. Era lei che batteva a macchina le poesie di Ted e le offriva con le proprie a una ventina tra editori e testate in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, oltre che a concorsi vari. Iniziarono la vita comune negli Usa: lei ebbe un incarico d’insegnamento allo Smith College e lui alla University of Massachusetts. Resisi conto che l’attività accademica restringeva quella creativa, alla fine del 1959 tornarono in Inghilterra.
Tutto questo emerge dalle lunghe lettere di Sylvia alla madre. Vengono poi – appunto – quelle che ricominciò a scrivere alla sua psichiatra, la dottoressa Ruth Tiffany Barnhouse Beuscher, che l’aveva già trattata per un primo tentato suicidio quand’era all’università nel 1953. Nella prima lettera, 18 febbraio 1960, la poetessa riferisce con sodisfazione che lei e Ted hanno trovato un appartamentino a Londra, a Chalcot Square, a nord di Regent’s Park, vicino allo zoo e che l’editore Heinemann ha accettato il suo primo libro di poesie, The Colossus. Altrettanto positiva è la lettera del 2 aprile con i dettagli della nascita di Frieda. A novembre Sylvia rivela la «scoperta» della macchina per cucire Singer per il guardaroba di Frieda. Sono stati invitati a cena a casa di T. S. Eliot. Alla Berlitz prende lezioni d’italiano.
Il 4 gennaio 1961 racconta il Natale dai genitori di Ted nello Yorkshire. Olwyn, la sorella di Ted, s’è sempre mostrata ostile a Sylvia. In un battibecco la insulta: è gelosa dell’ascendente che Sylvia ha sul fratello. Il 27 marzo 1962 viene annunciato l’acquisto di una grande e antica casa col tetto coperto di paglia nella campagna del Devon, per sole 3.600 sterline. Le famiglie di lui e di lei hanno contribuito al mutuo. Sono a 4 ore da Londra e Ted, quando non scrive, può dedicarsi al giardinaggio e alla pesca. Quell’anno nasce il secondogenito.
Nella lettera dell’11 luglio, a meno di cento giorni dalla precedente, un cambiamento enorme avviene nella relazione tra i coniugi. Ted cerca di intercettare la posta, sobbalza, dopo un rapporto sessuale le chiede particolari come se dovesse riferirli a un’altra persona. Una donna cerca di raggiungerlo telefonicamente senza dichiarare chi è. Il 9 luglio Sylvia aveva scoperto che si trattava di Assia Wevill, bellissima, moglie del poeta che aveva rilevato il loro appartamento di Chalcot Square. Sylvia reputa Ted unico: non può pensare di sostituirlo. Il 20 luglio supplica la psichiatra di risponderle con urgenza e di addebitarle il costo come per una seduta in studio. Può permettersi di pagare: il «New Yorker» ha acquistato una sua poesia per 270 dollari. Sylvia usa termini volgari per definire Assia: sterile copywriter in un’agenzia di pubblicità. Le pare impossibile che l’unione perfetta con Ted si disgreghi in un attimo.
Nella lettera del 30 luglio si chiede cosa può fare per non essere considerata dal marito una guardiana puritana. Il 4 settembre lamenta l’intransigenza di Ted che ignora la protratta influenza di lei, accusandola di ricattarlo con la scusa della salute: in realtà è lui che la ricatta moralmente costringendola ad accompagnarlo alla stazione con 39 di febbre. La lettera del 22 settembre contiene il passaggio che evoca l’aggressione fisica del marito quale causa dall’aborto descritto il 27 marzo. Ma, nell’insieme della missiva, le percosse sono comunque riferite come un evento secondario. Non solo, è possibile che questo elemento fosse ignorato nella lettera di marzo? Forse si era trattato di una spinta, non di un’aggressione più violenta. Il 29 settembre, avvilita per la solitudine in un giorno di pioggia, Sylvia legge, nello studio del marito, le poesie per Assia. Ammette comunque che molte sono di qualità.
Poi Ted abbandona la famiglia. Lascia la casa e l’auto a lei, più mille sterline l’anno. Trascorre a Londra la maggior parte della settimana spendendo 100 sterline al giorno dei risparmi comuni. Il 9 ottobre Ted impacchetta le ultime cose. Sembra impazzito per Assia. Il marito di lei lo aveva inseguito a Waterloo Station per accoltellarlo: quando Ted gli sfugge, tenta di suicidarsi. Sylvia sa che in estate s’è creato un nuovo appartamento e un conto bancario a Londra. Ha confessato d’essere stato un ipocrita per ameno 3 dei loro 6 anni di matrimonio.
È ora una personalità di spicco del mondo letterario. Nonostante la frattura lei ne vanta la celebrità: una paginetta di Ted è pagata 100 dollari dai collezionisti (equivalenti ad oltre 350 di oggi); è famoso all’estero: Alitalia gli ha offerto 10 giorni di viaggi in qualsiasi parte del mondo. Il 21 ottobre Sylvia scrive che di ritorno dalla stazione dove l’ha accompagnato per l’ultima volta credeva di sentirsi triste nella casa vuota. Invece provò un senso d’estasi: stava ritrovando la sua identità. Il 4 febbraio 1963 Sylvia scrive l’ultima lettera: è indirizzata alla Beuscher. Ha trovato un appartamento a Londra e una ragazza alla pari. Si alza alle 4 di mattina e scrive una poesia, a volte due. Sono tra le sue più belle. Pensa alla morte.
Si uccide col gas dopo aver coperto col nastro isolante le fessure della porta dei bambini. Sei anni dopo Assia si suicida nello stesso modo con la figlia di 4 anni. Ted distrusse il diario di Sylvia dell’ultimo anno. Per evitare che i figli lo leggessero, spiegò in un saggio. Il movimento femminista lo perseguitò per tutta la vita, distruggendo ripetutamente la lapide di lei perché conteneva anche il nome di lui. Ted morì nel 1998 «poeta laureato» d’Inghilterra, ma oggi l’importanza letteraria di Plath continua a crescere. È lettura obbligatoria nelle scuole e nelle università britanniche e americane.