Corriere della Sera, 22 agosto 2018
Ricostruiranno il Muro di Berlino per i turisti
Cinquantasette anni dopo la sua costruzione, a Berlino risorgerà il Muro. Sarà più piccolo dell’originale, circonderà solo una parte della capitale tedesca, ma sarà in tutto e per tutto identico (con pezzi ricostruiti) alla barriera che fu simbolo della Guerra Fredda. Dentro, una città nella città riprodurrà fedelmente l’universo totalitario della Ddr, con tanto di visti d’entrata, torrette di guardia, spie, negozi vuoti, cambio nero e quant’altro.
Per fortuna durerà solo un mese, dal 3 ottobre (giorno dell’unità tedesca) al 9 novembre, anniversario del suo crollo, quando dovrebbe essere abbattuto in un simbolico atto di liberazione. Ma quei trenta giorni bastano a scatenare l’ennesimo dibattito sul passato, sollevando forti dubbi se sia proprio un fake, per quanto spettacolare e di sicuro richiamo turistico, il modo giusto di riflettere sui quasi tre decenni del Muro, scanditi da 140 morti, migliaia di carcerazioni, tragedie familiari, repressione e non ultimo la continua minaccia di un conflitto mondiale.
Tant’è. In lavorazione da anni, lo spettacolare progetto avanza nella massima segretezza, anche perché le autorità cittadine non hanno ancora dato il via definitivo alla sua realizzazione. Ma trova già un’entusiasta sostenitrice nella ministra federale per la Cultura, Monica Grütters, che pur ammettendo di non conoscerne i dettagli, se ne dice «assolutamente convinta» e si aspetta un «avvenimento mondiale». Di cosa si tratta? Chi sono gli iniziatori di questo kitsch della ricostruzione storica, che fa discutere la città senza ombre? E perché un’aria di mistero circonda il finanziamento dell’idea?
Come ha rivelato per primo il quotidiano Morgenpost, il falso Muro e la falsa Berlino Est sarebbero l’installazione che vuole lanciare la prima mondiale di una megalomane produzione cinematografica. Iniziato nel 2009 a Kharkiv, in Ucraina, dal controverso regista russo Ilya Khrzhanovskij, il DAU Project è una gigantesca ricostruzione in vitro dell’era staliniana: migliaia di ore di filmati, ridotti a 13 film e diverse serie per la televisione, oltre 400 comparse che per mesi hanno vissuto nelle grame condizioni della Russia sovietica, compresi vestiti e biancheria intima dell’epoca. La leggenda vuole che durante la lavorazione, su sollecitazione del regista, i figuranti prendessero sul serio i loro ruoli, compresi atti di sesso, violenza, denunzie reciproche. Qualcuno sarebbe stato anche imprigionato per giorni in condizioni di schiavitù. Secondo voci abilmente alimentate ma mai confermate, anche artisti come Marina Abramovic avrebbero preso parte al progetto, che dal 2011 è stato in fase di montaggio e ora sarebbe pronto per l’uscita. Il set venne distrutto da gruppi neonazisti ucraini dopo la fine delle riprese.
Non tutti i finanziatori del DAU sono conosciuti, ma anche il Medienboard Berlin Brandeburg, agenzia pubblica del Land del Brandeburgo, ha contribuito con 350 mila euro. Patrocinata dalle Berliner Festspiele, finanziata privatamente, la premiere di Berlino, chiamata Libertà, non sarebbe la sola. Contemporaneamente, altri due eventi paralleli per il lancio di DAU avrebbero luogo a Parigi (Uguaglianza) e Londra (Fratellanza).
Ma torniamo al Muro. L’installazione sorgerebbe in una sola notte (fra il 2 e il 3 ottobre) intorno al Kronprinzenpalais, un’ex residenza imperiale oggi spazio espositivo sul celebre Unter den Linden, nel cuore della città. Il Senato ha definito il progetto «di grande interesse pubblico», primo passo che potrebbe preludere alla concessione dei permessi speciali per realizzarlo: blocco del traffico, deviazione dei trasporti pubblici, protezione monumentale, norme antincendio, sicurezza. Convinto della spinta che darebbe al turismo cittadino, il primo borgomastro, il socialdemocratico Michael Müller, sarebbe favorevole. Mentre quello di Mitte, il comune interessato, il verde Stephan von Dassel, si dice «neutrale», anche se definisce «oscuro» il DAU.
Ma la città è divisa. Protestano le associazioni delle vittime della dittatura comunista, secondo cui senza il loro coinvolgimento «non è possibile alcuna rappresentazione seria del totalitarismo della Ddr». Mentre in un duro editoriale di prima pagina, il quotidiano Tagesspiegel definisce l’operazione «derisoria e offensiva», accusando il Senato di voler trasformare le tragedie della Storia in evento turistico. E ricorda l’altro caso che proprio in queste settimane spacca Berlino, ancora sul tema del rapporto con il passato: quello del Checkpoint Charlie, il più celebre dei passaggi del Muro, che un progetto edilizio privato rischia di trasformare in un’area turistica e commerciale, senza che il governo di Berlino abbia mosso un dito per difendere un pezzo centrale della memoria cittadina e universale.