Corriere della Sera, 22 agosto 2018
Sul set del documentario di Renzi a Firenze
«La Divina Commedia illumina Firenze. Si può intuire perché questa città ha un rapporto speciale con la Madonna, a cui è intitolata la cattedrale di Santa Maria del Fiore. Sta tutto nel 33esimo canto del Paradiso. “Vergine Madre, figlia del tuo figlio”».
Il sole è appena tramontato dietro la Cupola del Brunelleschi. Un drone riprende dall’alto il Battistero e la maestosa cattedrale di Santa Maria del Fiore. Davanti alle telecamere in Duomo, Matteo Renzi si fa sfuggire: «È a questo punto che entra Roberto...». Che non è proprio un Roberto qualunque, bensì Roberto Benigni. Il premio Oscar, cultore di Dante tanto da sapere l’intera Commedia a memoria. Nel docufilm su Firenze, con l’ex premier protagonista in veste di conduttore, ci sarà anche un duetto con Benigni, particolare finora tenuto top secret.
Fuori è tutto transennato. Un set cinematografico d’eccezione, affittato dalla produzione per le riprese del docufilm sulla storia di Firenze, con un conduttore che non t’aspetti: l’ex premier. Renzi arriva appena fa buio: una spennellata di trucco e via sotto le telecamere. A seguirlo come una guardia del corpo, oltre alla scorta vera, c’è Lucio Presta, il manager delle più importanti star tv italiane (Paolo Bonolis, Belen Rodriguez e lo stesso Benigni), che nei mesi scorsi ha ideato assieme a Renzi questa serie tv di 8 puntate, che saranno trasmesse il prossimo inverno in Italia (è in corso un tira e molla con Mediaset, sul prezzo e non solo) e all’estero. Un mercato, quest’ultimo, che sta dando risposte decisamente più redditizie, visto il momento di non particolare popolarità dell’ex premier e del Pd. «Problemi? Fandonie. C’è grande interesse – ribatte Presta —. Con Mediaset c’è una trattativa ferma su alcuni particolari, che risolveremo per la messa in onda su Rete 4. Poi ci sono la Spagna, Francia Germania. E soprattutto una trattativa con Netflix». E poi: «L’idea di fare questa cosa con Renzi ci è venuta tre mesi fa, a pranzo – conclude il manager – Matteo mi ha chiesto: “Ma sei sicuro?”, io gli ho risposto che verrà una gran cosa, e dopo poco siamo partiti».
È il quarto giorno di riprese, dopo quelle fatte sul Ponte Vecchio, in piazza Santa Croce e tra i tesori degli Uffizi, con particolare attenzione ala strage di via dei Georgofili. Renzi dà il meglio di sé nella cappella di San Zanobi, quando racconta la Congiura dei Pazzi. La cappella è illuminata di rosso, come il sangue che scorse nella cattedrale quando i congiurati della famiglia avversa tentarono di sterminare, venendo però sterminati, i Medici. È in questo passaggio che Renzi utilizza un congiuntivo in una frase complessa e si lascia sfuggire: «Questa la rifacciamo – dice scherzando – che Di Maio potrebbe non capirla». È l’unica allusione alla politica: «Ma non chiedetemi niente. Ora il mio massimo impegno è su questo progetto, tra qualche giorno vedremo...».