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 2018  agosto 22 Mercoledì calendario

Migliaia di concessioni

Per il momento in Borsa un vero contraccolpo non c’è stato. Ma di certo non sono sfuggite ad azionisti, operatori e analisti le dichiarazioni di Giancarlo Giorgetti sulle concessioni pubbliche: nell’intervista al Corriere della Sera pubblicata ieri il sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio ha parlato di concessioni da «rivedere», citando un perimetro molto ampio, dai telefonini alle tv,dalle acque minerali all’idroelettrico. E arrivando anche a ipotizzare in casi specifici la «gestione diretta».
Tutto parte dalle tragedia di Genova e dalle procedura avviata per revocare la concessione ad Autostrade per l’Italia. Ma Giorgetti fa capire che intenzione del governo è di non fermarsi né a quel tratto della rete né a quel settore. E qui si apre un fronte teoricamente di una vastità gigantesca. Perché le concessioni rilasciate da Stato, regioni, enti locali, comuni riguardano oltre una decina di categorie di asset e risorse di demanio e patrimonio indisponibile ai privati: sono migliaia e si va appunto dal demanio idrico (quindi dalle acque sotterranee agli acquedotti e dighe) a quello stradale, dal patrimonio forestale al demanio marittimo (si pensi alle spiagge), dal demanio aeronautico civile (aeroporti) all’etere (quindi dalle frequenze radiotelevisive a quelle voce e dati delle telecomunicazioni).
Da una rilevazione sui beni dati in concessione realizzata dal Mef-Dipartimento del Tesoro nel maggio di quest’anno con dati relativi al 2015 (gli ultimi disponibili), si ha una contezza delle cifre di cui si parla. Nelle acque minerali e termali ad esempio le concessioni censite sono rispettivamente 295 e 489 con canoni annuali complessivi per 18 e 1,7 milioni che incidono per lo 0,68 e lo 0,1% sul fatturato annuo dei settori. Poi troviamo 95 concessioni attive nelle risorse geotermiche (con 21 milioni di canone), 220 per petrolio e gas (275 milioni di canone e royalty), 44 per gli aeroporti civili (90 milioni), 2.300 per le frequenze radio, tv e telecomunicazioni (148 milioni, il 70% provenienti dalle tlc, dato che non comprende gli incassi dall’assegnazione delle frequenze 3G, 4G e dalla prossima 5G, la cui base d’asta è di 2,4 miliardi con la prospettiva del pubblico di ottenere una cifra di gran lunga superiore).
Lo scenario di una revisione su concessioni, procedure,modalità e relativi incassi con anche la possibilità di passaggi a gestioni dirette («Ora dobbiamo fare un ragionamento su quelle in scadenza o scadute», ha precisato Giorgetti) si presenta complesso sia per l’ampiezza dei settori potenzialmente interessati sia per quella del cast dei sicuri protagonisti: centinaia fra aziende private e pubbliche, società quotate che fanno capo a controllo privato o partecipate da Stato ed enti locali, Stato con vari Ministeri, agenzie, Regioni, comuni.
Considerando per un attimo solo le 82 principali società partecipate dai maggiori enti locali e che sono attive nell’energia e gas, nella autostrade, nell’idrico e negli aeroporti, secondo le rilevazioni di R&S Mediobanca, si individua un «polo» che rappresenta in modo aggregato il terzo gruppo industriale italiano con un fatturato di oltre 32 miliardi e mezzo di dividendi distribuiti nel 2017 agli enti locali azionisti. Ma, se questo è forse il mondo meno conosciuto, grande visibilità hanno i gruppi in Borsa presenti nei vari settori, dall’energia (che significa fra l’altro idrico, olio e gas, risorse geotermiche, tutte rientranti nelle categorie di demanio e patrimonio indisponibile) alle tv, dalle tlc alle multiutility.
Per il momento, comunque, si è forse ancora troppo nel mondo indefinito delle intenzioni perché le parole del sottosegretario abbiano riflessi sul mercato azionario. Ieri i soli titoli ad averne (probabilmente) un poco risentito sono stati quelli di alcune multiutility: A2A, controllata dai comuni Milano e Brescia, ha registrato una flessione di appena lo 0,03% (nell’intervista si parla di concessioni scadute in Valtellina, dove la società è presente con centrali), la romana Acea ha ceduto lo 0,08% e Iren, municipalizzata Genova-Torino,ha chiuso in ribasso dello 0,38%. Per il resto i titoli delle imprese titolari di concessioni hanno guadagnato. Tralasciando gli andamenti di Atlantia e del gruppo Gavio (entrambi nelle autostrade), la multiutility Hera (comuni di Bologna e altri) ha guadagnato il 2,19%, Mediaset l’1,47%, Telecom l’1,83%, Cairo communication l’1,11%, Enel l’1,07%. Piazza Affari per ora non sembra temere blitz. E tempi brevi, peraltro, sono praticamente impossibili.