la Repubblica, 21 agosto 2018
Asia Argento, il bersaglio facile
A essere tipi da Twitter sempre inferociti, si potrebbe dire, crudamente, Pan per Focaccia! Oppure, crudelmente, Chi la Fa l’Aspetti! O addirittura, sbavando di piacere, sia Dente per Dente! Che Tanto va la Gatta al Lardo! Spero sia più elegante e sereno limitarsi ad ammonirla, Smemorata! Ingenua! Tontolona! Al massimo, bonariamente, tenendo conto delle porcherie sul web molto frequentate, Sporcacciona! La quotidiana Persona da Linciare oggi è lei, Asia Argento, e bisognerebbe per questo pensarla non dico con affetto, ma con una certa sorellanza al di là di un # MeToo alla deriva anche per questa storia.
Sorella perché infelice, perché irregolare, perché tempestosa e forse perché attrice Punita oltre le molestie e le violenze subite o immaginate come tali, troppo tardi denunciate e troppo facilmente accolte; oltre le possibili accuse di pedofilia se non di un incesto almeno virtuale; oltre l’umiliazione di dover pagare per un pomeriggio molto sventato ma certamente condiviso (da un maschio di 17 anni, in piena baldanza ormonale!); oltre il silenzio concordato ma infranto del molestato o di chi per lui. Oltre la mancanza di fantasia di chi, per fare parità di genere, la toglierà da X Factor «se le accuse saranno provate» (lo sono), per accontentare la furia dei noiosissimi processi mediatici: senza riflettere sugli eccessi punitivi precedenti. E ancora oltre tutto questo, Asia Argento è sovrastata da quell’incubo nero, quel tragico e inspiegabile evento, quell’ovvio dolore crudele, che è stato il suicidio in giugno del suo compagno, Anthony Bourdain, che l’aveva molto sostenuta nelle sue battaglie.
Già dal novembre precedente, poco dopo le accuse di Asia Argento contro l’orrido produttore Weinstein (che ha dichiarato di aver avuto con lei una relazione consenziente durata anni), erano iniziate in silenzio le trattative tra i legali dell’ormai maggiorenne attore Jimmy Bennett e quelli di Bourdain, che per suo volere si occupavano, prima della sua morte, anche di lei. Il giovanotto aveva ancora incubi demoniaci a causa di quella spaventosa esperienza con selfie di ambedue contentissimi, che era stata trovarsi a letto con una bella e molto ambita signora, allora di 37 anni. Lui 17, come Macron al tempo dell’innamoramento per Brigitte, poi sua moglie, 24 anni di differenza, o come Bertrand de Jouvenel sedotto dalla scrittrice Colette, 30 anni di più e sua matrigna.
Il denaro concordato per tacere, in parte già versato in aprile, non è servito a nascondere lo scandalo: e vengono in mente i legal thriller americani tipo The good wife dove ci sono sempre una femmina o un maschio incaricati di trovare a pagamento l’eventuale marcio dietro qualcuno per ricattarlo o punirlo. Anche in questo caso, e se mai chi?
Certo tra Bennett e Asia c’era un vecchio legame: nel 2004 lei aveva diretto e interpretato Ingannevole è il cuore più di ogni cosa, tratto dallo scandaloso romanzo di un autore inventato: lei tutta bionda era una mamma disastrata, drogata, puttana, con un figliolino di 6 anni ( Jimmy ne aveva 8) che, continuamente abbandonato, veniva anche ogni tanto stuprato dai compagni di mamma. Si sa che gli attori bambini non sanno nulla della trama, ma è probabile che da adolescente abbia visto il film con quella cinemamma schizoide. Incontrandola in una camera d’albergo e ricevendone omaggi, forse non sgraditi ma certo indecorosi, potrebbe non essersi trovato male al momento, consenziente e partecipante. Ma poi, ripensando al fatto che a causa del vecchio film lei lo chiamava figlio e lui mamma, può essere che abbia avuto dei ripensamenti: tanto più che la sua vera mamma aveva fatto fuori i suoi guadagni di attore bambino molto ricercato per il suo faccino stentato, e lui aveva bisogno di soldi.
Sono storie molto tristi, anche per il godimento cattivo che suscitano. Si aspettano soprattutto le reazioni di chi ha fatto di Asia una Maria Goretti Viva e dimostratasi Imperdonabile Peccatrice: saranno ugualmente al suo fianco in questo disastro di immagine e credibilità, oppure se ne laveranno le mani ritenendola indegna di dirsi molestata essendosi rivelata molestatrice? E magari ci sarà chi a questo punto proverà a riflettere sull’esperienza di Jimmy il molestato: perché magari, l’altra, l’altro ( non Weinstein per carità) al momento fatale può rivelarsi attraente, e solo dopo, ripensandoci, le vittime si rendono conto di essere state usate, non amate, prese in giro. Ma forse non violentate.