La Stampa, 21 agosto 2018
Emergenza bambini: sei ore online e nessun libro
Sempre più social e sempre meno votati alla lettura: al punto che un adulto rischia di non ricordare a quando risalga l’ultima volta in cui ha visto il proprio figlio sfogliare un romanzo. È questo lo scenario che si trova di fronte la maggior parte delle famiglie statunitensi.
I ragazzi d’Oltreoceano, più di quanto accada ai coetanei italiani, sono «impigliati» nelle maglie della rete e poco propensi a trascorrere il tempo leggendo. Tra l’ottavo e il dodicesimo anno di età, trascorrono tra le 4 e le 6 ore al giorno di fronte a pc o smartphone: passando da un social network a un videogioco, senza escludere un giro sul web. Inevitabile che a essere sacrificato sia il tempo dedicato alla lettura.
Se all’inizio degli Anni 90 un ragazzo su tre leggeva un quotidiano quasi tutti i giorni, nel 2016 solo due adolescenti su 100 si sono soffermati a compiere la stessa azione. E se alla fine degli Anni 70 più della metà dei dodicenni trascorreva un paio di ore al giorno leggendo libri o riviste, nel 2016 la quota s’è fermata al 16%. Segno che nemmeno i tablet e gli e-reader sono riusciti ad arrestare questa emorragia di lettori.
I rischi
Vale la pena di non sottovalutare i dati emersi da una ricerca pubblicata sulla rivista Psychology of Popular Media Culture, con cui gli esperti della Società statunitense di psicologia hanno tratteggiato un profilo dei nuovi adolescenti: partendo dalla gestione del loro tempo libero. Il rischio, come dichiarato da Jean Twenge, docente di psicologia all’Università di San Diego e prima firma della pubblicazione, «è quello di trovarsi di fronte a futuri adulti disabituati a leggere e interpretare testi più lunghi e a mettere a fuoco avvenimenti complessi».
Un aspetto che rischia di rappresentare un problema di non poco conto, «perché le democrazie hanno bisogno di elettori coinvolti e adeguatamente informati, cosa piuttosto difficile per chi è cresciuto aggiornandosi soltanto online», hanno messo in guardia i ricercatori, che sono arrivati a queste conclusioni dopo aver esaminato un campione su scala nazionale di 50 mila ragazzi di tre fasce d’età: 8, 10 e 12 anni. Oltre a scattare una fotografia del presente, gli scienziati hanno confrontato i dati relativi al 2016 con quelli raccolti fino a quel momento, a partire dal 1976, anno di avvio dello studio «Monitoring the Future», condotto su scala nazionale per rilevare i tassi di lettura dei giovanissimi: adeguando nel tempo la rilevazione all’uso dei media digitali.
La televisione
Oltre ai numeri sopra citati, che come conseguenza possono determinare anche un sempre più grave impoverimento del linguaggio, gli esperti hanno riscontrato che tra il 2006 e il 2016 è raddoppiato in media il tempo che un bambino di 12 anni trascorre navigando nella rete: da una a due ore al giorno, indipendentemente da sesso e condizioni economiche e sociali della famiglia. Parallelamente è crollato il numero dei lettori visto un terzo dei ragazzi intervistati ha dichiarato di non aver aperto nemmeno un libro nel 2016. Meno drastico, ma comunque sensibile, è stato il calo nella fruizione della tv: usata dal 22% dei dodicenni nel 1990 e da poco più della metà nell’ultimo anno della rilevazione.
In Italia
E in Italia qual è la situazione? Dall’istantanea scattata dall’Istat, attraverso l’ultima indagine «Produzione e lettura di libri in Italia», la quota di lettori tra i 15 e i 17 anni è diminuita dal 53,9 al 47,1% in un anno. Un calo pressoché analogo è stato registrato anche in una fascia d’età superiore (24 anni). Va dunque leggermente meglio rispetto agli Stati Uniti, ma il trend è analogo e (soprattutto) appare irreversibile.
Gli editori lamentano una scarsa educazione alla lettura, fin dall’infanzia: e probabilmente non hanno torto, se oggi meno di un italiano su due legge con regolarità. Tra pochi giorni riprenderanno le scuole: e se le famiglie regalassero ai propri figli un libro in più e una ricarica in meno?