Corriere della Sera, 21 agosto 2018
I grossi problemi di Dazn
«Ma gli highlights li manda in onda History Channel?». Battute taglienti, come questa del conduttore tv Nicola Savino, hanno accompagnato il viaggio della serie A nel pianeta streaming. Migliaia di italiani hanno conosciuto il lato oscuro del «buffering», il ritardo nella trasmissione del segnale; altri sono stati ipnotizzati dal moto della rotellina aspettando di rivedere la diretta. C’è chi riscopre il fascino della radio e chi sui social elargisce dritte che se non hai studiato al Politecnico è meglio lasciar perdere, ma fra un po’ nessuno avrà più voglia di scherzare.
Per esempio in Rai, dove il sindacato Usigrai e il cdr di RaiSport hanno preso una dura posizione andando all’attacco (anche della loro stessa azienda): «Vedere il calcio in tv ormai è un privilegio per pochi. Per i pochi che possono pagare costosi abbonamenti... Ormai gli interessi dei signori dei diritti tv e quelli del club stanno negando il calcio in tv al grande pubblico. I giornalisti Rai chiedono alle istituzioni un intervento nell’interesse dei cittadini: gli affari non possono vincere sempre su tutto... Al nuovo vertice della Rai chiediamo di far sentire la propria voce e di tornare a essere protagonista nel settore: lo sport deve essere di tutti, per tutti».
Sabato sera c’è Napoli-Milan, gli occhi sono puntati sulla prima in rossonero di Higuain contro il suo vecchio amore. Ma soprattutto su Dazn, che trasmetterà in esclusiva il big match. Dopo un fine settimana da bollino rosso, il rischio di congestione sulle autostrade digitali che smistano il segnale a telefonini, tablet, pc e smartphone resta elevato. E le facce radiose di Diletta Leotta e Paolo Maldini non possono bastare a calmare il malcontento di quanti hanno visto spezzoni di partite e immagini sfocate.
La Lega serie A, che ha venduto i diritti tv di tre incontri per ogni giornata al gruppo britannico, sta monitorando la situazione. Riceve aggiornamenti e rassicurazioni sulle misure messe in campo per evitare autogol come quello inaugurale in Lazio-Napoli. Quando un server, di dimensioni importanti dicono i ben informati, è collassato lasciando al buio migliaia di tifosi. Interventi straordinari hanno impedito che il guasto si ripetesse in Sassuolo-Inter, che avrebbe avuto numeri ancora più alti del match del giorno prima: i disservizi sono diminuiti ma non spariti. A conferma che non è soltanto un problema di traffico ma anche di carenze della banda larga italiana. Il guaio è che se decidi di entrare in un mercato dalle infrastrutture strette devi sapere anche come superare i colli di bottiglia.
L’impressione è che ci vorrà del tempo prima di sciogliere tutti i nodi. Quanto? La prossima settimana, dopo la seconda giornata di campionato, la Lega assieme all’advisor Infront farà un bilancio. Da via Rosellini, che ieri ha raggiunto un accordo con Electronic Arts per l’uso dei loghi nel videogame Fifa 2019, trapela attenzione ma non preoccupazione. Anche se il rodaggio potrebbe durare un mesetto. Guardacaso lo stesso periodo che Dazn ha offerto in omaggio ai suoi abbonati. Mentre anche la nuova app che consentirà ai clienti di Sky Q di vedere le partite di Dazn attraverso il decoder evitando il ping-pong con la smart tv attende la luce verde, si parla di settembre.
Gli inglesi si aspettavano un avvio complesso e proprio per questo hanno martellato sulle promozioni. I numeri sono top secret, ma stime attendibili parlano di più di mezzo milione di iscritti con nuove richieste sull’ordine delle migliaia al giorno. Risultati di molto superiori alle attese. Adesso viene il difficile: convincerli a restare quando scatterà il canone di 9,99 euro al mese e gestire l’enorme mole di traffico. Un test per il calcio e per l’Italia digitale. Anche perché la marcia indietro è praticamente impossibile: scenari estremi come la revoca delle licenze per ora non sono nemmeno contemplati. E anche soluzioni-ponte come la possibilità di mandare in onda le partite sul satellite appoggiandosi alla piattaforma Sky (già avviene in bar, hotel e ristoranti) appare un sentiero impercorribile per una società che ha fondato il suo business sulla rete. Sempre che la rete italiana non si trasformi in una trappola.