Cinquantamila.it La storia raccontata da Giorgio Dell'Arti

Nato in California il 26 giugno 1970 Paul Thomas Anderson è uno dei migliori registi della generazione Usa cresciuta nell’egemonia del fantasy ma proprio per questo pronto a combatterla pensando a un cinema di esseri umani.
Qualche esempio? L’ultimo bellissimo Il filo nascosto dove c’è qualcosa di misterioso che serpeggia, ma prima di questo Il petroliere, The Master, Vizio di forma. Il titolo che consigliamo stasera, Magnolia, del 1999, è quello che ha dato all’ambizioso regista il lasciapassare d’essai con l’Orso d’oro vinto a Berlino. Un cast da brividi anima le nove storie incrociate di cui si compone il racconto ambientato in Magnolia Street, san Fernando Valley: ci sono divi come Tom Cruise (al suo meglio), grandi caratteristi come John C. Reilly, Alfred Molina, la fantastica Julianne Moore e infine il mai troppo compianto Philip Seymour Hoffmann, per Anderson un attore di riferimento.
Secondo uno schema usato in molte occasioni ci sono destini di varia umanità destinati, lo sappiamo, a incrociarsi: un poliziotto si innamora d’una tossica, figlia di un padre incestuoso e moribondo; un ex bambino prodigio tenta di rubare, un produttore è in fase terminale e l’infermiere rintraccia all’ultimo il figlio guru.
Chiaro che solo un avvertimento biblico come una grandinata di rane che copre, annulla le mastodontiche colpe di questi personaggi legati da una amoralità diffusa, delitti il più delle volte senza castighi, rapporti sessuali e sentimentali malati, solo con l’optional del rimorso: una trovata da tragedia greco americana. Come fondale l’America dei quiz tv, dei ricchi facili e dei poveri (l’infermiere Hoffmann), ma su tutto regna il caso e il prologo affidato a una voce narrante spiega i tre singolari episodi (omicidio, omicidio colposo, suicidio, ma nessuno è semplice) dovuti a coincidenze della vita e alla sua grande dose quotidiana di non senso.
(Magnolia di Paul Thomas Anderson, Paramount Channel, ore 21.10)

MAURIZIO PORRO