Corriere della Sera, 21 agosto 2018
Il legame tra Asia Argento e Jimmy Bennett
Da bambino era una promessa del cinema Jimmy Bennett, 22 anni, attore californiano. Lo avevano soprannominato «Jimmy buona la prima» perché difficilmente sbagliava una battuta. Poi, come accade a molte piccole star, con l’adolescenza la sua carriera si è spenta e lui si è ritrovato solo, senza soldi, in causa con la madre e senza più il supporto dei suoi mentori, gente del calibro di Harrison Ford e Bruce Willis che prima lo avevano tanto ammirato e in seguito lo hanno dimenticato.
Un legame però aveva resistito su tutti: quello con Asia Argento che lo aveva scelto nel 2004, quando aveva solo 7 anni, per impersonare suo figlio in Ingannevole è il cuore più di ogni cosa, il film da lei diretto, scritto e interpretato nel 2004 in cui si narra la triste storia di Jeremiah (Bennett) e della mamma tossicodipendente Sarah (Argento). L’attrice italiana, che allora aveva 29 anni, prende il bambino sotto la sua ala: «L’impressione di Jimmy – scriverà il suo avvocato Gordon K. Sattro in una nota difensiva citata dal New York Times – era che fosse nata una relazione madre-figlio dalla loro esperienza sul set».
I due rimangono in contatto. Bennett viene scritturato per altri film di successo tra cui Hostage, Amityville Horror, Firewall – Accesso negato, Poseidon e Un’impresa da Dio. Ma il declino è dietro l’angolo, con il passare degli anni gli vengono proposte solo parti secondarie, tanto che nel 2011 l’attore tenta il salto nel mondo della musica rock con il singolo Over again.
È in questo clima che nasce l’incontro all’hotel Ritz-Carlton di Marina del Rey in California il 9 maggio del 2013. Lei scrive trepidante su Instagram: «In attesa di incontrare il mio figlio perduto, il mio amore @jimmybennett». Lui risponde: «Sono quasi lì!».
Di quella giornata rimangono alcune foto, postate da lei sui social: «Il giorno più felice della mia vita il ricongiungimento con @jimmybennett. Jimmy farà parte del mio nuovo film e questo è un fatto» scriveva Asia. E un tweet di lui un mese dopo: «Mi manchi mamma» con allegata la foto del braccialetto che lei gli aveva donato per ricordare il film girato insieme. Sono i giorni in cui Bennett accusa la madre e il patrigno di averlo ridotto sul lastrico buttandolo fuori di casa e sottraendogli 1,5 milioni di dollari. I sogni di una resurrezione cinematografica cedono il passo alle carte bollate.
L’accusa di aggressione sessuale arriva alla fine del 2017, poche settimane dopo lo scoppio dello scandalo che ha travolto il produttore americano Harvey Weinstein e la nascita del movimento #Metoo, di cui Asia Argento è stata una delle testimonial. «Vederla presentarsi come vittima è stato troppo. Ha fatto tornare a galla le memorie e le emozioni dell’aggressione subita», ha scritto l’avvocato del giovane nei documenti esaminati dal New York Times. Così il racconto di quella giornata all’hotel Ritz Carlton assume tinte fosche: Jimmy che arriva scortato da un membro della famiglia, subito congedato. Asia che fa bere il ragazzo e gli mostra una serie di appunti che ha scritto su di lui mentre lo aspettava. E poi il bacio, le avances, il rapporto sessuale (lui è minorenne e lei ha 37 anni). Le foto nudi sul letto. La mentore mamma che diventa predatrice e plagia il suo protetto. L’avvocato Sattro descrive così lo stato d’animo del suo cliente: «Mentre lo accompagnavano a casa si è sentito confuso, mortificato e disgustato».
Asia Argento, per ora, tace. Dopo aver chiuso la questione con un accordo extragiudiziale da 380 mila dollari lo scorso aprile forse ha cercato di non pensarci più. Tanto che a luglio ha anche messo un «mi piace» a una foto postata da Bennett su Instagram. Come se nulla fosse.