Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  agosto 21 Martedì calendario

I guai del Sole 24 Ore

Con la ripresa delle attività dopo l’estate, il gruppo Sole 24 Ore dovrà affrontare il più classico degli autunni caldi. Il nuovo ad, Giuseppe Cerbone, arrivato dopo le burrascose dimissioni di Franco Moscetti e del presidente Giorgio Fossa, lavorerà alla sua prima trimestrale. Sarà un momento fondamentale visto che l’azionista di controllo, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, ha chiamato Cerbone (che ha lasciato l’Ansa) proprio per capire lo stato dei conti a quasi un anno dall’aumento di capitale da 50 milioni che ha permesso il riequilibrio patrimoniale, ma non quello economico. Cerbone lavorerà quindi a un nuovo piano d’impresa, una sorta di fase 2, che implica un cambiamento radicale di strategia, da presentare entro fine anno. Per cercare quella parità di bilancio che, a causa del calo dei ricavi, è ancora distante.
La semestrale si è chiusa con un rosso di 4,1 milioni e con una posizione finanziaria netta negativa per 5,9 milioni, in peggioramento di 12,5 milioni rispetto a inizio anno, che diventano 15,5 al netto del risarcimento incassato dalla società Di Source, quella coinvolta nella falsificazione dei dati di vendita. Pesano gli oneri straordinari di ristrutturazione legati ai tagli di personale, ma resta un trend preoccupante. Lo dimostra l’andamento del titolo in Borsa: da novembre scorso, quando è stato lanciato l’aumento di capitale a 0,96 euro per azione, il titolo ha perso il 36%, e vale ora 0,61 euro. Per Confindustria, che ha investito 30 milioni nell’operazione, significa averne già bruciati oltre 10. Con tutto quello che ne consegue a livello interno: le grandi territoriali del nord, in particolare, manifestano crescente insofferenza per le sorti del Sole. 
Un caso che, quando ormai manca un anno alla corsa per la successione di Boccia, promette di diventare un campo minato. E di essere decisivo nelle scelte per il futuro dell’associazione, sia politicamente, sia dal lato finanziario.
Inoltre, Boccia e il suo nuovo ad si troveranno presto ad affrontare il tema reputazionale: il 6 marzo scorso la procura di Milano aveva ottenuto sei mesi di proroga per le indagini partite un anno fa sugli ex vertici del gruppo, per permettere di acquisire ulteriori atti. Quindi le conclusioni dell’inchiesta, nelle mani del pm Fabio de Pasquale, dovrebbero arrivare a breve, entro settembre, con l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio. Anche perché, nel frattempo, gli atti attesi dal pm sono arrivati: il 3 agosto la Consob ha terminato l’istruttoria aperta a sua volta nell’ottobre 2016, inviando al gruppo e alla procura un faldone di 56 pagine e una lettera in cui contesta i reati di falso in bilancio e manipolazione del mercato; le violazioni sono contestate alla società e a cinque «ex» del gruppo: l’ad Donatella Treu, il direttore responsabile del quotidiano Roberto Napoletano, il direttore finanziario Massimo Arioli, il responsabile dell’area vendite Alberto Biella e la responsabile del digital business Anna Matteo. In particolare Treu, Napoletano e Matteo sono accusati di avere fornito «un quadro informativo falso della situazione economica finanziaria del Sole 24 Ore spa, suscettibile di fornire indicazioni false e fuorvianti in merito alle azioni del Sole». Coinvolto anche Biella, mentre Arioli avrebbe svolto un ruolo chiave. 
Tra i nomi nel mirino dalla Consob non compare quello dell’ex presidente Benito Benedini, che pure risulta indagato in procura, tra l’altro, per la vendita del ramo d’azienda Business Media.
Tecnicamente la lettera della Consob segna l’inizio di un procedimento sanzionatorio amministrativo che, tra controdeduzioni e audizioni, può durare fino a 210 giorni. E può concludersi anche con l’archiviazione. Tuttavia segna un passaggio importante. Non è un caso che la società abbia reso pubblica l’esistenza della notifica: pur essendo quotata, non era tenuta a farlo, tanto che una tale trasparenza, nella storia dei rapporti tra Consob e soggetti vigilati, è più unica che rara. È allora evidente che il nuovo corso di Cerbone, fin dal suo primo atto, punta a una forte soluzione di continuità con il passato. Anche perché se è vero che le contestazioni Consob sono di tipo amministrativo, i reati relativi sono, invece, penali e interessano anche il pm.