il Fatto Quotidiano, 20 agosto 2018
Ma mi faccia il piacere
Viva forza. “Berlusconi passa al contrattacco con la tv. Così Rete4 ‘smonterà la retorica populista’… Il giovedì Gerardo Greco con ‘W l’Italia’” (La Stampa, 12.8). “‘I fatti prima dei politici nel Tg4. E Viva l’Italia…’. Gerardo Greco, il nuovo direttore, condurrà un talk ‘ottimista’” (Libero, 14.8). Ma non si chiamava Forza Italia?
Pacate riflessioni. “L’ideologia anarchica M5S porterà alla catastrofe come in Venezuela. Possiamo ridurci alla fame” (Francesco Alberoni, il Giornale, 12.8). “Di Maio teorizza un Paese da socialismo reale” (Alessandro Sallusti, ibidem, 17.8). “Casaleggio e Grillo hanno fatto un partito anarchico-comunista che ha come meta distruggere la classe dirigente e la democrazia parlamentare e produrre un regresso economico… capi fanatici che attaccano i ricchi, fanno promesse mirabolanti come Lenin in Russia, Castro a Cuba, Chavez in Venezuela” (Alberoni, ibidem, 19.8). Ora, va bene tutto: ma è davvero offensivo dimenticare Pol Pot. Metti che s’incazzi: poi chi lo sente?
Flop. “Migranti, flop delle espulsioni: in due mesi solo 866 rimpatri” (Repubblica, 14.8). Questo Salvini non è abbastanza razzista.
Il maestro e Margherito. “Io non parlo mai di politica con Berlusconi. Ne sa più di me. Da Silvio c’è sempre da imparare” (Flavio Briatore, Corriere della sera, 14.8). Tipo come non finire in galera.
L’ideona/1. “Il governo vuole introdurre il reato di accattonaggio molesto. L’annuncio del sottosegretario Molteni (Lega): vogliamo inserirlo nel Codice penale” (Libero, 14.8). Giusto: siccome abbiamo 5 milioni di poveri, mandiamoli a chiedere l’elemosina in carcere.
L’ideona/2. “Un partito monarchico? Emanuele Filiberto ci sta pensando, Già adesso il 15% degli italiani lo vorrebbe in politica” (Libero, 17.8). Com’è noto, le disgrazie non vengono mai sole.
Il Partito d’Azioni. “Consob avverte Palazzo Chigi: ‘Pericoloso turbare i mercati’” (La Stampa, 17.8). “Qualcuno sarà chiamato a rispondere di aggiotaggio” (Michele Anzaldi, deputato Pd, sugli attacchi del governo ad Autostrade, 16.8). “La Consob raccoglie l’appello di Forza Italia: verifiche su Autostrade. Brunetta: ‘Attenzione a chi turba i mercati’” (il Giornale, 18.8). Ecco il crollo che li angoscia: non quello del ponte con 43 morti sotto, ma quello del titolo dei Benetton.
Salici piangenti. “Intanto mi faccia dire che sono rattristato per quanto accaduto a Genova. Sono però anche costernato per l’atteggiamento del governo… le loro affermazioni possono distruggere un titolo in Borsa… La revoca della concessione fa danni incalcolabili… Tanti imprenditori iniziano a guardare all’estero per trovare luoghi più sicuri” (Paolo Scudieri, Advisory Board di Confindustria, La Stampa, 17.8). Ehi, guarda che si chiama latitanza.
I veri criminali. “E poi c’è un partito che è venuto meno ai suoi doveri. Al pari di Erdogan… c’è un movimento politico che proclama da sempre che ‘è contro le grandi opere’… c’è un movimento e uno solo, quindi, che si è opposto, fino all’ultimo minuto, alla costruzione di questa deviazione autostradale che oggi, si sa, era l’unica alternativa al viadotto… È il Movimento 5Stelle… Possa l’Italia ricordarsene oltre il tempo che occorrerà per seppellire e piangere i suoi morti. Possiamo, tutti noi, valutare correttamente gli errori di valutazione, possibilmente criminali, ai quali conduce talvolta la demagogia populista” (Bernard-Henry Lévy, La Stampa, 19.8). L’intellettuale francese parla, senza sapere cosa dice, della “Gronda”, in ballo dagli anni 80, sempre bloccata non dal M5S (che mai governò Genova, né l’Italia), ma da destra e sinistra, che costerebbe 5 miliardi, sarebbe pronta nel 2029 e soprattutto – “si sa” – non si porrebbe in “alternativa al viadotto”, ma in aggiunta, lasciando il ponte in funzione. Però La Stampa è fatta così: quando finisce i cazzari italiani, li importa dall’estero.
La parola all’esperto. “Senatore Luigi Grillo, lei conosce bene la storia delle infrastrutture liguri…” (il Giornale, 17.8). In effetti è stato processato e prescritto per truffa allo Stato su appalti in Liguria, ha patteggiato 2 anni e 8 mesi per corruzione e turbativa d’asta sugli appalti Expo ed è indagato in Aemilia su appalti e ‘ndrangheta in Lombardia. Un intenditore del ramo.
Caldarrosta. “Non bisogna aver paura di tornare a odiare… Di Maio, con Beppe Grillo e Grillo Travaglio, hanno spinto all’odio verso chiunque facesse politica fuori dai loro canoni di giustizialismo e incompetenza. Odiarli non significa nulla di violento… un odio pacifico, fatto di parole, di sentimenti” (Giuseppe Caldarola, ex direttore l’Unità, Lettera 43, 17.8). Brrr che paura. Noi però lo preferivamo quando chiudeva l’Unità.