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 2018  agosto 20 Lunedì calendario

In fila sul cammino di Santiago per salvare la coppia o se stessi

«Quest’anno Santiago». C’è chi te lo dice ostentando, senza nulla aggiungere, perché Santiago è Santiago, e se non capisci al volo non sei abbastanza aggiornato con le tendenze del momento. C’è chi te lo dice con espressione interrogativa, come se aspettasse da te un cenno di conforto o una spalla amica capace di smontare il progetto. C’è chi te lo dice sottovoce, con il tono di chi ti fa capire di non voler sprecare un parola in più. E c’è chi te lo dice e basta, quasi giustificandosi subito dopo con un «Ma non vado come pellegrino eh, vado per…». Santiago di Compostela, con i suoi 300 mila visitatori lo scorso anno – e un trend in costante aumento nel 2018 – di cui quasi 30 mila italiani, è per natura, tradizione e numeri la meta per antonomasia. Ma è la punta di un iceberg – silenzioso e lento – che sta cambiando il ritmo delle vacanze di migliaia di italiani. Dalle grandi vie, come la celebrata e rinvigorita Francigena nelle sue mille deviazioni e declinazioni, ai piccoli itinerari locali. Da Nord a Sud stanno nascendo centinaia di cammini: punti di territorio uniti da linee che raccontano la geografia, la storia, l’identità e la cultura del Paese. E l’idea di mettersi in strada, un passo dopo l’altro, zaino in spalla e bastoncini da trekking tra le mani – per un weekend, per qualche tappa e pure per una o due settimane, piace. Piace sempre di più. E la conta delle vesciche non frena entusiasmi e non smorza le motivazioni: non ci si lamenta, il dolore fa parte del gioco, non per masochismo, ma quasi a suggello dell’obiettivo raggiunto, della fatica fatta per spostarsi da A a B con le proprie gambe e con consapevolezza. In un elogio, o forse di una riscoperta di un’esigenza vitale: il bisogno di lentezza. Alla domanda del perché vai, la giostra del «Vado per» è quanto mai variegata e diversificata. Si va dal classico «Vado per cercare me stesso» a chi se stesso lo ha già trovato da un pezzo, ma probabilmente ha solo l’esigenza di farci una chiacchierata con tempi più blandi. C’è chi va per mettersi alla prova, chi per staccare con la routine, chi per conoscere il posto da un punto di vista particolare, chi – come per esempio il sottoscritto – per riappropriarsi di tratti macinati infinite volte in auto o in treno. C’è chi tenta il pellegrinaggio – laico o di fede – per salvare la coppia e chi invece spera, a suon di km, che la coppia salti tra una borraccia e l’altra. Giovani – tanti, tantissimi – professionisti di mezza età, pensionati: generazioni differenti che si trovano accomunate dal desiderio di una parentesi slow, una sorta di bolla in cui non rifugiarsi ma bensì ricaricarsi per sopravvivere nell’incasinato mondo là fuori. E quel «Scusa, sto camminando, adesso stacco e non so quando riaccendo» è diventato un grande mantra dell’estate. E forse sta proprio nel rivendicare il silenzio, il senso del nostro tornare pellegrini. Per non ascoltare quel rumore di fondo – violento, invasivo e costante, reale e virtuale – che inquina e manomette le nostre vite. In cammino per proteggerci quindi. Per disconnetterci. E tornare a riconnetterci poi con un po’ di ossigeno in più.