il Giornale, 20 agosto 2018
Viaggio nel mistero delle valigie
C’ è un momento delicato, all’inizio di un viaggio aereo, che procura sempre un po’ di ansia: è il «distacco» dalla propria valigia, che, una volta affidata all’impiegato del banco di check-in, viene avviata, sola soletta, all’aereo. È una vera separazione: la valigia è pesata, processata, poi spinta su un nastro trasportatore... lo sguardo la segue, e infine lei scompare in un tunnel e prende la sua strada segreta. Ogni valigia è un pezzo di vita e contiene gli oggetti, accuratamente selezionati, che assicureranno il nostro benessere durante il viaggio. Arriverà? Non arriverà? La risposta definitiva verrà solo dopo un certo numero di ore, quando all’aeroporto di destinazione spunterà sul nastro della riconsegna. E a quel punto sarà un sollievo.
Di bagagli, negli aeroporti, se ne perdono ancora ma rassicuriamo subito il lettore sempre di meno. Le statistiche, contenute nell’ultima edizione del Sita baggage report, dicono che rispetto al 2007, in dieci anni, il calo degli smarrimenti è stato del 70%; sicuramente un grande risultato, di cui vanno fieri, oltre a compagnie, aeroporti e società di handling, soprattutto i titolari delle tecnologie che hanno permesso questo risultato. Prima tra tutti la stessa Sita, cooperativa formata da 400 tra compagnie aeree, aeroporti e operatori del settore di tutto il mondo, che tra le varie attività applicate al trasporto aereo ha anche quella di migliorare sicurezza e affidabilità di tutto il processo di trattamento dei bagagli, dalla partenza all’arrivo.
Tuttavia, di valigie se ne perdono ancora, eccome. E i (...)
(...) numeri possono essere letti in due modi: in assoluto, e sembrano altissimi; in relativo, rispetto cioè al numero di passeggeri, e allora si nota che le probabilità che accada sono minime. A far paura non è tanto il disguido temporaneo, quanto piuttosto lo smarrimento definitivo. Ma l’unica accortezza a disposizione del viaggiatore può essere quella di inserire all’interno della valigia, ben visibili, nome, indirizzo, numero di telefono. In questo caso il proprietario potrà essere rintracciato dalle autorità di polizia nel momento in cui queste apriranno il bagaglio, in qualunque luogo sia finito.
Ma quali sono i percorsi misteriosi dei bagagli, una volta consegnati al check-in? Due sono i documenti chiave di ogni valigia mentre è in viaggio. L’etichetta rettangolare applicata sulla maniglia, che contiene il codice a barre (stampato in orizzontale e in verticale per aumentare la sua leggibilità dai sensori) e un piccolo stick adesivo che viene apposto sull’esterno e ripete in un codice alfanumerico tutti i dati contenuti nell’etichetta, di cui è un duplicato; è lo stesso codice che viene consegnato come ricevuta al viaggiatore. I dati si riferiscono al volo, al passeggero e il codice dialoga direttamente con il sistema informatico centrale della compagnia. Questi due elementi sono la carta d’identità del bagaglio. Se si staccano o vanno persi, addio valigia.
TAC E RAGGI X
È grazie ai codici a barre che, una volta sparito dalla vista, il bagaglio si avvia sui nastri, a una velocità che può arrivare fino a 10 metri al secondo; in corsa, senza rallentamenti, viene indirizzato verso l’area in cui sarà caricato sui carrelli con cui raggiungere l’aereo. Per avere un’idea, l’impianto di smistamento bagagli gestito dalla Sea a Malpensa, secondo aeroporto italiano, è una macchina con 22 chilometri di nastri e 16 caroselli, che corrispondono alle 20 isole di registrazione nell’aeroporto; 7mila motori elettrici assicurano il funzionamento continuo, con ridondanze tali da impedire qualunque interruzione. I nastri sono cosparsi di lettori ottici e di sensori che, in velocità, mentre deviano il collo in orizzontale e in verticale verso la destinazione giusta, lo controllano sotto il profilo della sicurezza, per accertare che non contenga nulla di pericoloso: fino a quattro livelli differenti e via via più selettivi di verifica, dai raggi X alla Tac, per arrivare, se necessario, all’apertura fisica della valigia in presenza del proprietario. È dal 2003 che negli aeroporti vengono controllati sistematicamente tutti i bagagli ai raggi X. Dalla consegna del bagaglio al banco di check-in al suo caricamento nella stiva dell’aereo, passano non più di 7-8 minuti. Ogni passaggio, ogni deviazione vengono registrati in modo tale che sia sempre possibile sapere dove un bagaglio è transitato l’ultima volta. In caso di anomalie è da lì che si comincia la ricerca.
Nell’ultima fase, l’addetto della società di handling carica la valigia sul carrello e lo guida fino sottobordo per il carico manuale; per i velivoli più grandi vengono invece riempiti dei contenitori in alluminio sagomati che permettono di massimizzare gli spazi nella stiva.
PERICOLO BOMBE
Durante il carico, avviene un altro passaggio essenziale, nel gergo degli specialisti il «riconcilio». L’addetto, con una pistola laser, legge i dati del bagaglio e il computer centrale della compagnia conferma che il passeggero sia a bordo: se non c’è, il bagaglio viene scaricato. È un altro tassello cruciale nella catena di sicurezza: il passeggero deve sempre viaggiare con il proprio bagaglio, che altrimenti resta a terra. Il sistema è stato introdotto dopo il disastro di Lockerbie, quando, nel 1988, un 747 esplose in volo a causa di una bomba nascosta in un bagaglio il cui proprietario non si era imbarcato.
Il «riconcilio» è però a senso unico: se non c’è il passeggero, scatta la messa a terra del bagaglio. Ma se, al contrario, il passeggero c’è e manca la sua valigia, non viene data alcuna comunicazione. Almeno per ora. La tecnologia è in grado di accertarlo, naturalmente, e le norme Iata prevedono che il bagaglio sia tracciato in ogni snodo, fino alla riconsegna. Ma qui si scontrano due scuole di pensiero. Quella dell’informazione in ogni caso, anche a costo di deludere il passeggero annunciandogli che la sua valigia è rimasta nello scalo di partenza; e quella, più pragmatica che si ispira al principio di evitare la cattiva notizia. «V’immaginate fa riflettere un manager del settore quali reazioni, anche scomposte, potrebbe avere un passeggero al quale venga comunicato, al momento della partenza, che la sua valigia è rimasta a terra? Ci sarebbero proteste, discussioni, il viaggiatore potrebbe arrivare a chiedere di scendere dall’aereo, potrebbero essere ritardate le operazioni di partenza, andrebbe perso lo slot... E in ogni caso il passeggero passerebbe le sue ore di viaggio innervosito dal disguido». Come detto già oggi l’informazione sarebbe tecnicamente possibile. Alcuni grandi marchi di valigie stanno persino studiando l’applicazione di un microprocessore che dia sempre le coordinate del bagaglio al suo titolare, anche dalla stiva, via sms. Per ora comunque nulla è in commercio.
SBARCO SENZA CONTROLLI
Un altro momento delicato nel viaggio del bagaglio è l’arrivo, perché espone a rischio di furti. Capita più spesso di quanto si creda che qualcuno afferri il nostro trolley e se ne vada indisturbato, perché i controlli all’uscita avvengono solo in pochi scali nel mondo. Quel bagaglio, rubato, apparirà semplicemente non riconsegnato. In passato si era diffusa una pratica ingegnosa: la moglie usciva con il bagaglio del marito e questi denunciava la mancata riconsegna, ottenendo l’indennizzo previsto dal contratto. Capito l’inganno, le compagnie hanno cominciato a scambiarsi i nomi dei passeggeri con smarrimenti troppo frequenti...
L’obiettivo di tutto il mondo del trasporto aereo compagnie, società di gestione degli aeroporti, servizi di terra è ovviamente di riconsegnare il 100% di ciò che viene spedito. Non impossibile, ovviamente, ma il progetto è ambizioso, specie pensando che entro vent’anni i passeggeri raddoppieranno, raggiungendo gli 8 miliardi all’anno. La chiave sono le tecnologie: Sergio Colella, presidente per l’Europa di Sita, sottolinea che «se negli ultimi dieci anni abbiamo registrato miglioramenti significativi nella gestione dei bagagli, è perché le compagnie aeree hanno iniziato ad approfittare in modo sempre più diffuso delle tecnologie e dei loro vantaggi». La Sita ha già pronto un microchip da applicare alla valigia, che andrà a sostituire le attuali etichette, con un livello di precisione ancora più millimetrica. Inoltre aumenterà il livello di coinvolgimento del passeggero, che avrà sempre più dimestichezza con i servizi in self-service che semplificano anche il processo di tracciamento.