la Repubblica, 18 agosto 2018
Novant’anni di Luisa Spagnoli
La moda? Che noia, quel che conta è lo stile, quella sottile alchimia tra un abito, un bijou, un atteggiamento, un modo di muoversi, che dà luogo alla vera eleganza». A parlare così è Nicoletta Spagnoli. Bionda, alta, sottile, la incontriamo nel suo quartier generale nella zona di Santa Lucia, a Perugia. È ancora estate, ma l’atmosfera è già frenetica. La collezione che celebrerà il novantesimo anniversario della griffe e che verrà presentata a settembre a Milano, insieme a un elegante libro illustrato ( Luisa Spagnoli. Novant’anni di stile, Rizzoli, pp.240, 70 euro), è in piena lavorazione. Sbirciando qua e là, si viene sommersi da un arcobaleno di colori mediterranei. C’è chi sta tagliando una grande pezza di tessuto, chi cuce febbrilmente, chi armeggia con modelli di carta.
Calma, quasi imperturbabile nella confusione, Nicoletta non perde tempo. Controlla meticolosa il taglio delle maglie, delle giacche sartoriali e dei tubini perfetti come quelli che fasciano le forme sottili di Kate, duchessa di Cambridge, il cui completo rosso firmato Luisa Spagnoli si è in breve trasformato in un classico della griffe che si appresta a festeggiare i suoi novant’anni.
Era il 1928 quando «tra un consiglio di amministrazione alla Perugina (di cui nel 1907 era stata tra i fondatori) e la realizzazione di un nuovo cioccolatino, la mia instancabile bisnonna iniziò quasi per gioco ad allevare conigli d’angora con il cui pelo fece poi realizzare i primi maglioni». Alla morte di Luisa ( 1935) le redini dell’azienda vennero prese dal figlio Mario. Grazie a lui, la Luisa Spagnoli partecipò alla prima sfilata nella Sala Bianca di Palazzo Pitti nel luglio 1952. Le creazioni di maglia della griffe erano ormai diventate un vero passepartout. Come scriveva Irene Brin: «Le eroine 1957 sono lisce, leggere. Con destrezza di acrobate scelgono da Luisa Spagnoli un golfino celeste o dallo specialista un nasino alla Vivien Leigh, senza affatto sbagliarsi».
Negli anni Cinquanta alla guida dell’azienda subentrò Lino Spagnoli, figlio di Mario e padre di Nicoletta. «Era un uomo dall’intuito straordinario. È stato lui a trasmettermi l’amore per le sfide». Preso il timone dell’azienda, Nicoletta ha affrontato una sfida dopo l’altra. «La più grande? Coniugare qualità e sapienza artigianale, in altre parole la sartorialità a un prezzo abbordabile». Ci è riuscita. Ora, in un momento in cui l’estetica del mordi e fuggi è stata finalmente rimpiazzata da un ritorno al bello e al ben fatto, i capi senza tempo di Nicoletta incarnano a meraviglia l’attitudine contemporanea. Non era forse Mae West, arguta sex symbol hollywoodiana, a dire: «È che sono così moderna che a volte rischio di sembrare all’antica?».